Sandro Citarei

di Marco Torricelli

Tre sono in carcere, Luca Galletti, Paolo Zappelli e Antonio Zitti e venerdì mattina sono attesi dagli interrogatori di garanzia; mentre altri otto sono oggetto di indagini. Ad un certo punto, però, spunta anche il suo nome. Non è tra gli indagati, ma risulta tra le persone che avrebbero ottenuto un «ingiusto profitto» dall’operazione relativa al castello di San Girolamo.

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«Un’opzione» Sandro Citarei, il titolare della Ciam, il cui core business è quello degli ascensori, ma che ha diversificato i propri interessi, occupandosi anche di attività immobiliari, mi richiama appena ascoltato il messaggio in segreteria telefonica: «Io avrei tratto un profitto da che?». Dall’affare del castello di San Girolamo, pare. E sarebbe un profitto ingiusto. «Pure. Ma, dico, mi prendi in giro? No – dice Citarei – se è così dimmelo subito». Manco per niente: è scritto, nero su bianco. «Allora ti spiego. Io, attraverso una delle nostre società, ho semplicemente versato una quota che rappresentava un’opzione sui lavori che, su quel castello, si sarebbero dovuti fare. Ma, visto come stanno le cose, non credo proprio che mi si possa imputare di averci guadagnato, anzi».

Tanti soldi Ecco, infatti. La quota. Il sostituto procuratore, Elisabetta Massini, vuole proprio «accertare la provenienza del denaro versato dalla Imi srl per il pagamento del castello». Che il 22 dicembre del 2011 ha, infatti, dato 600mila euro (con due assegni circolari del Monte dei Paschi di Siena) al Comune di Narni: «Si fa presto a spiegare – dice Sandro Citarei – perché per 400mila euro, abbondanti, la provenienza è bella che accertata. Sono soldi messi a disposizione dalla Isam immobiliare, una delle nostre società, proprio per l’opzione di cui ti parlavo. Noi, in quel castello, ci volevamo lavorare». Ecco, a proposito di lavoro: poi dice che il nostro è inutile.

Le carte E, già che ci siamo, mi scappano due domande. La prima è: perché nelle carte questa cosa non si legge? La seconda è: gli altri 200mila euro chi li mise? «Per quanto riguarda la prima, credo proprio che dovrò parlarne con i nostri legali e chiedere di poter spiegare tutto a chi sta indagando – dice Citarei – mentre per la seconda ti dico che non lo so. Di sicuro c’erano altre imprese che, come la nostra, erano interessate ad assicurarsi la possibilità di lavorare, e quando dico lavorare intendo proprio quello, recuperare il castello di San Girolamo».

«Messo in mezzo» Vabbè, ma magari ci puoi aiutare a capire qualcosa di più, no? «C’è poco da capire, direi – prova a spiegare Sandro Citarei – a parte il fatto che io, che già ero stato tirato in ballo in quell’altra storiaccia relativa all’acquisto della villa di Antonio Casetta e per la quale ho anche ricevuto un avviso di garanzia; adesso, e me lo dici tu, perché non ne sapevo niente, sarei pure messo in mezzo per una faccenda nella quale ho investito un sacco di soldi, che magari non rivedrò mai, essendo pure sospettato di averci marciato». Scusa, ma, messo in mezzo da chi? «Ma no, è per dire che questa faccenda devo chiarirla e pure in fretta».

Amelia Anche perché il nome della Isam immobiliare era emerso anche in un’altra storia, quella relativa al complesso di Santa Monica di Amelia. Ecco, Amelia. Proprio in quella direzione si potrebbe spostare, presto, il mirino degli inquirenti. Che pare vogliano fare chiarezza, oltre che sul Santa Monica, anche sull’operazione relativa al casale di Pozzarighe che, dopo essere stato tolto alla Comunità montana, di cui era stato nominato commissario liquidatore l’ex sindaco di Narni, Stefano Bigaroni, nel giugno del 2012 venne affidato ad una cooperativa sociale agricola. Con una velenosa coda di polemiche politiche e, adesso, pure legali e giudiziarie.

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