Katia Grenga, dirigente Polstrada

Simulavano incidenti stradali, anche con feriti ‘gravi’, al solo scopo di ottenere risarcimenti sostanziosi dalle compagnie assicurative. La polizia stradale di Terni, attraverso l’operazione ‘Monster’, ha smascherato un’associazione a delinquere protagonista di numerose truffe in tutto il territorio provinciale: almeno venti quelle accertate fra il 2005 e il 2011.

Associazione a delinquere Venticinque le persone indagate dalla procura di Terni: cinque di loro – tre dipendenti di un ente pubblico, un meccanico ed un ex agente assicurativo – sono state denunciate per associazione a delinquere finalizzata alle truffe. Sono in corso ulteriori indagini per analizzare altri incidenti e verificare le attività poste in essere da altre persone.

La ‘mente’ A coordinare e gestire il ‘giro’, secondo gli inquirenti, era l’ex assicuratore – molto conosciuto nel settore – che «metteva a disposizione la sua più che ventennale esperienza che gli consentiva di muoversi con disinvoltura tra perizie tecniche e mediche, compilazione di Cid, citazioni e azioni giudiziarie». Sarebbe stato lui, di volta in volta, a «decidere il migliore scenario per simulare gli incidenti, compilare e presentare le richieste di risarcimento». Il tutto «servendosi dell’apparente rispettabilità derivante dall’essere iscritto alla Camera di commercio come consulente infortunistico», anche se – strano ma vero – non aveva un ufficio ed era costretto ad incontrare i propri clienti nei bar e trasmettere e ricevere fax nelle tabaccherie.

Il ‘reclutamento’ Anche il ruolo dei due pubblici ufficiali, nel contesto dell’organizzazione, viene definito «fondamentale»: «Protagonisti di più di un evento simulato, in ragione del loro incarico trovavano particolarmente facile avvicinare soggetti da impiegare come ‘figuranti’, attribuendogli di volta in volta il ruolo di parti lese, ma più spesso di conducenti dei veicoli a cui accollare la responsabilità dell’incidente, o semplicemente come testimoni». Soggetti che venivano scelti «tra persone che difficilmente potevano rifiutarsi, o perché in difficoltà economica o perché legate a loro da qualche debito di gratitudine».

Il meccanico, anche lui indagato per associazione a delinquere, viene definito «un uomo con problemi di salute e per questo disoccupato, ma comunque specializzato in moto di grossa cilindrata». Un tecnico «indispensabile e capace i smontare in poche ore una moto intatta, rivestendola con i pezzi di un’altra incidentata».

Il ‘sistema’ Degli oltre cinquanta incidenti ‘sospetti’ sottoposti al vaglio della polizia Stradale di Terni, «più di venti sono risultati assolutamente falsi: alcuni simulati con il metodo più semplice e classico di procurarsi un’auto di scarsissimo valore da poter danneggiare a piacimento, intestandola ad un complice». Il passo successivo era quello di reperire un ‘amico’ che avesse l’auto incidentata nella parte posteriore e quattro o cinque ‘figuranti’ da utilizzare come conducenti o passeggeri del veicolo tamponato. A quel punto si stabilivano luogo, orario – in genere di sera – e si procedeva con la messa in scena: un finto tamponamento che, ovviamente, non veniva mai rilevato dalle forze dell’ordine.

Finti infortuni Gli ‘infortunati’, per rendere la simulazione più convincente e i rimborsi più sostanziosi, dovevano poi recarsi al pronto soccorso. I ‘registi’ dell’organizzazione li indirizzavano immancabilmente verso gli ospedali di Narni o Amelia, nel tardo pomeriggio o anche la sera, per essere certi che non vi fossero in servizio ortopedici o radiologi in grado di scoprire che i ‘colpi di frusta’ e i ‘traumi contusivi’ fossero in realtà completamente inventati.

Carta vetrata per procurarsi ferite Almeno tre incidenti, uno dei quali molto remunerativo a causa delle lesioni dichiarate, sono stati invece simulati tra autovetture e ciclisti. Un testimone in particolare ha riferito che, almeno in un caso, per rendere più credibili le lesioni, la finta vittima si era ‘scarnificata’ gli arti con della carta vetrata, per simulare le abrasioni da caduta sull’asfalto. Anche in quel caso la truffa era riuscita: un aspetto che aveva spinto il gruppo a compiere un ulteriore ‘salto di qualità’.

Moto per truffare I protagonisti delle truffe hanno così iniziato a tenere d’occhio il vasto mercato on-line delle motociclette danneggiate, vendute a prezzi bassissimi perché non convenienti da riparare. In genere sceglievano una moto recente, di grossa cilindrata ma gravemente danneggiata. La acquistavano e poi la intestavano ad un prestanome, con tanto di assicurazione in regola. A quel punto il mezzo finiva in garage per il tempo necessario ad organizzare la messa in scena con tanto di complici e finti testimoni.

La messa in scena In genere l’incidente veniva simulato in qualche strada periferica, con un automobilista ‘colpevole’ di mancata precedenza e gravi lesioni per lo ‘sfortunato’ centauro finito a terra con la sua moto ‘distrutta’. Quest’ultima veniva poi mostrata al perito dell’assicurazione che, ovviamente, non poteva che certificare la gravità del danno. Dopodiché il veicolo usato veniva rivenduto a pezzi o fatto sparire in qualche altro modo.

Le due moto Una delle ultime truffe del genere messe a segno dall’organizzazione, denota un progressivo affinamento dei metodi utilizzati. I protagonisti sono infatti arrivati al punto di acquistare due motociclette simili: una perfettamente funzionante e l’altra completamente distrutta. Uno di loro è diventato proprietario del mezzo ‘buono’, poi utilizzato per qualche tempo ed esibito a colleghi e amici solo per aumentare la propria credibilità in vista del nuovo ‘colpo’.

L’ultima ‘simulazione’ Un giorno il soggetto ha citato in giudizio una compagnia assicurativa, dicendo – carte (false) alla mano – di aver riportato la lesione di alcune vertebre in seguito ad un incidente, ovviamente inventato. A smascherare il trucco ci ha pensato la polizia Stradale che è riuscita a bloccare almeno altre due cause civili analoghe che avrebbero potuto fruttare circa 100 mila euro all’organizzazione.

Il filmato Gli agenti della Polstrada di Terni, in collaborazione con le compagnie truffate, sono riusciti a procurarsi il filmato dell’unico e vero incidente subito dalla moto danneggiata, avvenuto a Prato. Attraverso le indagini sono riusciti ad avere la conferma: quando era stata acquistata dal soggetto, già indagato, la moto era ridotta esattamente così. Un dato confermato anche dal vecchio proprietario.

La prova decisiva è arrivata nello studio del perito che avrebbe dovuto esaminare il mezzo in seguito alla richiesta di risarcimento avanzata dall’uomo. Tipo e targa della moto erano le stesse di quella distrutta a Prato. L’unica differenza era il colore, rosso anziché giallo. Questo perché il meccanico del gruppo era solito scambiare i pezzi delle moto incidentate, sia per far apparire che i danni fossero maggiori, ma soprattutto per evitare che un eventuale confronto fra le foto scattate dai periti, potesse rivelare l’imbroglio.

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