di Marco Torricelli
Magari è solo una coincidenza. O forse no. Il fatto è che, nella notte tra venerdì e sabato, qualcuno avrebbe tentato di incendiare il magazzino-deposito della ditta di Emanuele Amenta, l’imprenditore edile impegnato nel ‘braccio di ferro’ per il cantiere del centro commerciale di Cospea.
Le molotov Due bottiglie piene di benzina – una, di plastica, si è schiantata contro una parete di protezione della rimessa del camion, mentre l’altra, di vetro, è andata in frantumi sul cassone dello stesso camion – entrambe dotate del classico pezzo di stoffa infilato nel collo, sono state lanciate, dall’esterno della rete di recinzione del deposito, in località Ponte san Lorenzo.
I vicini Ma, forse per l’imperizia degli attentatori, o forse perché questi sarebbero stati costretti ad affrettare i tempi, in quanto i loro rumori sospetti avevano messo in allarme gli abitanti di una casa vicina, che hanno acceso le luci esterne, le due ‘micce’ avrebbero fatto cilecca e la benzina non si è incendiata. La scoperta l’hanno fatta, sabato mattina, alcuni lavoratori che, entrati nel deposito, hanno visto i pezzi di vetro sul cassone del camion e, sentito il forte odore di benzina, hanno capito tutto.
L’allarme «Sinceramente non so cosa pensare – dice Emanuele Amenta – e, anche in questo caso, saranno le indagini dei carabinieri; ai quali ho denunciato la cosa e che hanno già effettuato dei sopralluoghi, prelevando il materiale che, spero, gli potrà essere utile; a stabilire cosa sia successo e, magari, risalire ai responsabili». Certo che, però, è strano: due notti prima «qualcuno aveva provato ad entrare in casa, che sta a poche centinaia di metri dal magazzino – racconta l’imprenditore – forzando una finestra e facendo scattare l’allarme. In quella occasione non era stato necessario chiamarli, i carabinieri: il sistema di sicurezza li aveva allertati in automatico». Un’altra coincidenza. Forse.
Il cantiere I due episodi, a distanza di poche ore, hanno però messo in allarme la famiglia di Emanuele Amenta: «Tanto che io, adesso – spiega lui, che anche nella notte tra venerdì e sabato dormiva nel cantiere di Cospea – ho deciso di mettere un bel lucchetto al cantiere e tornare a casa, proprio per stare vicino e proteggere i miei familiari. Sperando che nessuno ne approfitti per cambiarlo, quel lucchetto, visto che sono sempre più solo». Anche perché tutta la documentazione relativa alla diatriba di cui il cantiere è oggetto, è già nelle mani degli inquirenti: «Ed io, da questo punto di vista – conclude Amenta – sono sereno ed attendo giustizia».