di Chiara Fabrizi
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Rifiuti pericolosi, via a bonifica e controlli. È tuttora in corso l’indagine degli uomini della polizia proviinciale che in un blitz del novembre scorso, nell’ambito di un’attività di controllo ambientale, hanno varcato i cancelli della gloriosa industria di Santo Chiodo, fallita quattro anni fa e rilevata dalla Scaf srl dell’imprenditore avellinese Giuseppe Andreone, trovando cumuli di rifiuti pericolosi sia all’interno dei capannoni che nei piazzali dello stabilimento.
Rifiuti pericolosi, controlli su acqua e sottosuolo Che tipo di materiali e sostanze siano state impropriamente stoccate alla Minerva, cuore metalmeccanico della città mai tornato a battere, non è noto. Quello che si sa è che i volumi dei rifiuti scoperti sono piuttosto ingenti, ma per esatta quantificazione e caratterizzazione sarà necessario attendere la relazione, richiesta con un’ordinanza sindacale, al curatore fallimentare che ha seguito la procedura, Enrico D’Agata, e allo stesso Andreone, entrambi incaricati di provvedere allo smaltimento e quindi alla bonifica, ma anche di avviare i campionamenti su acqua, suolo e sottosuolo, in contraddittorio con Arpa e polizia provinciale, per verificare l’eventuale presenza di contaminanti.
Falda inquinata, nel mirino 6 aziende Nei giorni scorsi, invece, nell’ambito dell’attività d’indagine sull’origine della contaminazione della falda acquifera, sono finite nel mirino dell’Arpa sei aziende della città che nel rispettivo ciclo produttivo utilizzano tetracloroetilene (Pce) e tricloroetilene (trielina), gli inquinanti trovati in elevate concentrazioni nelle acque della città del Festival. A non convincere sono stati i sistemi di stoccaggio e smaltimento dei composti organoalogenati su cui gli esperti hanno richiesto l’acquisizione di specifiche. Un fronte particolarmente sensibile su cui pendono tuttora due ordinanze di divieto di uso alimentare e irriguo dell’acqua captata dai pozzi privati. Già, perché in un’ampia fascia di territorio, compresa tra via XXV aprile e la popolosa frazione di San Giacomo, gli esperti dell’Arpa, prima, a giugno e, poi, a dicembre hanno rilevato Pce e trielina fino a sette volte oltre il limite di legge.
Difficile individuare responsabili Ma l’individuazione dei soggetti responsabili, come noto, non è operazione semplice. Il più delle volte lo sversamento all’origine dell’inquinamento delle falda si è consumato ed esaurito in periodi talmente lontani nel tempo da rendere, salvo rari casi, decisamente complicato imputare precise responsabilità, nel caso amministrative, sarebbe prevista la bonifica della falda, su cui pende più di una perplessità in termini di fattibilità. Sul fronte penale, nella migliore delle ipotesi, il reato sarebbe prescritto.