di Ivano Porfiri
Un’altra cellula di spaccio a Fontivegge è stata smantellata dalla polizia. La squadra mobile della questura di Perugia ha eseguito il fermo di cinque giovani nigeriani, entrati in Italia per chiedere lo status di rifugiato, fermi già convalidati dal gip. L’operazione, che fa seguito a quella di novembre, è stata illustrata in conferenza stampa dal questore Francesco Messina e dal capo della Mobile Marco Chiacchiera.
Eroina a prezzi stracciati I pusher smerciavano marijuana ed eroina nella zona di piazza del Bacio, in particolare sotto la ciminiera, ma anche con appuntamenti presi telefonicamente. La banda di nigeriani offriva droga a prezzi stracciati: «Venti euro a dose di eroina – ha specificato Chiacchiera – quando normalmente mezzo grammo in strada viene venduto a 40-50 euro. È come se si volesse occupare una piazza al posto degli storici spacciatori magrebini». Basso prezzo, ma anche bassa qualità, come hanno testimoniato numerosi assuntori. La raccolta di informazioni investigative ha portato ai fermi, disposti dal pm Manuela Comodi e convalidati dal gip. Uno dei cinque finiti in manette era già fuggito ed è stato catturato a Taranto.
Questore: «Nessuna emergenza» Il questore ha elogiato gli agenti della seconda sezione della squadra mobile. «Il quadro che emerge – ha sottolineato Messina – è che qui c’è una polizia giudiziaria competente, capace, idonea, che ha un metodo efficace per intervenire. La realtà dei fatti ci fa dire con forza che non possiamo più considerare la realtà di Perugia come emergenziale e fuori controllo. La lettura deve essere realistica: la droga c’è ma è sotto controllo sia dal punto di vista preventivo che repressivo, per quanto riguarda le mie competenze cioè quelle di polizia. Il recupero da altri punti di vista come quello sociale di alcune aree sono migliorative e le auspico. Le 1.400 firme che chiedono un posto di polizia a Fontivegge le ho inoltrate al prefetto e comprendo le richieste dei cittadini, tuttavia mi preme ripetere che anche in quell’area la situazione è stabile e sotto controllo, gli attori della sicurezza cioè conoscono bene la minaccia e sanno intervenire per reprimerla».
Esercito non serve Messina è tornato anche sulla richiesta dell’esercito: «Vorrebbe dire che lo Stato deve occupare una zona che non controlla. Ma non è questo il caso. Attraverso queste operazioni viene fuori un quadro assolutamente sotto controllo nella realtà perugina e nella provincia. Il fatto che ci sia uno spaccio emerge dalle attività delle forze di sicurezza. E anche lo spostamento dei pusher è perfettamente noto». Per contrastare lo smercio di stupefacenti a Fontivegge, il metodo usato è quello della «saturazione» dell’area. «Nella zona abbiamo fatto almeno una quarantina di dispositivi di controllo (i cosiddetti “pattuglioni”, ndr). Dai dati raccolti è partita poi una attività di indagine della seconda sezione della squadra mobile e la zona è stata saturata perché certi fenomeni venissero a galla come è avvenuto. La conseguenza sono proprio questi arresti».