Iulian Ghiorghita fuori dal comando provinciale di Perugia ( foto F. troccoli)

di Francesca Marruco

Quasi cinque ore di interrogatorio per Iulian Ghiorghita, il rumeno accusato di essere l’assassino del bancario perugino Luca Rosi. A chiedere di essere sentito è stato lui stesso dopo che Aurel Rosu aveva confessato di aver ucciso Luca insieme a Iulian Ghiorghita e Dorel Gheorghita. E martedì mattina al carcere di Capanne per sentirlo sono arrivati quattro pubblici ministeri: Antonella Duchini, Giuseppe Petrazzini, Mario Formisano e Angela Avila. Tutti i titolari dei fascicoli relativi alle rapine avvenute a Perugia negli ultimi mesi che  potrebbero essere state tutte messe a segno dalla stessa banda.

Verbale secretato L’interrogatorio, in cui Ghiorghita avrebbe risposto in maniera esauriente, è stato secretato e l’avvocato Alessandro Ricci che lo difende non ha voluto commentare in nessun modo quanto accaduto. Ghiorghita ha comunque confermato quanto già detto da Aurel Rosu. E cioè che a sparare contro Luca Rosi fu lui. Il più spietato dei tre. Lo stesso che durante la rapina di Pietramelina ha stuprato la 54enne equadoriana suocera del padrone di casa, Sergio Papa.

Ammissioni e smentite di Ghiorghita Lo stupro lo aveva già ammesso durante l’interrogatorio con i pubblici ministeri. Ma non aveva voluto rispondere alle domande relative all’omicidio di Luca. Invece adesso che Aurel Rosu ha vuotato il sacco raccontando quanto commesso dalla banda senza scrupoli, ha deciso di parlare anche lui.

Le confessioni non utilizzabili Ai pubblici ministeri non aveva risposto alle domande sull’omicidio, ma quando sapeva che non poteva essere usato contro di lui, di fatto aveva già riconosciuto le sue responsabilità. Lo aveva fatto in carcere e con i militari che lo hanno arrestato. Ma lo aveva già fatto anche prima con il complice Rosu, e con Alina Agache, una loro connazionale che gli aveva chiesto direttamente se i responsabili erano lui e suoi amici.

Accertamenti irripetibili Il 27 aprile prossimo invece sono in  programma gli accertamenti balistici sulla pistola rubata da Sergio Papa e usata nell’omicidio di Luca e sugli indumenti ritrovati nei campi in cui potrebbe esserci del dna dei tre arrestati. Le due donne che hanno testimoniato contro i loro connazionali potrebbero essere sentite con l’incidente probatorio. L’indagine che ha portato dietro le sbarre e tre rumeni appare in ogni modo blindata. Nessun indizio che non concordi con l’altro.

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