Il procuratore Luigi De Ficchy

di Ivano Porfiri

«Dalla relazione dell’Arpa viene fuori che il territorio è stato in gran parte disastrato dalla gestione un po’ dissennata di questi rifiuti» e ciò «sembrerebbe proprio fatto con estrema consapevolezza. Questa è la cosa più dolorosa. Si spera sempre, infatti, che ci sia un atteggiamento di errore, mentre qui sembra che proprio sia stato fatto coscientemente». Parla di sversamento di «sostanze sicuramente pericolose» e di «fumi che escono dal bosco veramente impressionanti» il procuratore della Repubblica di Perugia Luigi De Ficchy, davanti alla commissione parlamentare di inchiesta sulle Ecomafie che lo ha ascoltato il 25 febbraio scorso nel capoluogo umbro e di cui ora sono disponibili i resoconti stenografici.

INCHIESTA GESENU

Sì infiltrazioni ma situazione non terribile Il procuratore, rispondendo alle domande dei commissari, inizia sul tema mafia e infiltrazioni. «Da questo punto di vista – dice – per fortuna quella dell’Umbria non è una situazione terribile come territorio, al contrario di quello che ricordo essere per il Lazio, un po’ la regione in cui ho studiato di più». Tuttavia, De Ficchy afferma che «in Umbria c’è la criminalità organizzata. Su questo non c’è dubbio. Ho frequentato questa regione, peraltro, da almeno vent’anni. Da tempo segnalo situazioni di presenze e infiltrazioni di criminalità organizzata di un certo tipo. Sono infiltrazioni che riguardano il lato economico e finanziario, non un controllo territoriale di altro genere, ma sono sempre più pericolose, sempre più presenti con investimenti, attività finanziarie che vengono acquisite, infiltrazioni nascoste, silenti, non visibili». Il procuratore parla di un «salto di presenza» dopo il terremoto.

Poche inchieste su rifiuti Venendo al ciclo dei rifiuti, secondo De Ficchy «non si è notata, almeno fino adesso, una presenza della criminalità organizzata come tale. È, invece, emerso un sistema di illegalità che riguarda una classe di politici, professionisti e imprenditori che sono nel settore, e che sembrano interessarsi del ciclo dei rifiuti con una certa ottica, che è quella del profitto personale, del profitto imprenditoriale al di là di ogni regola». Anche se – fa notare – «da quando sono qui, solo qualche mese, ho fatto un conto dei procedimenti che riguardano questo fenomeno: c’è poco o niente, a parte Gesenu. Non c’è stata un’emergenza particolare di procedimenti e situazioni che riguardano il fenomeno. Non so quale possa essere il vero motivo. Sicuramente, c’è un’insufficienza di Forze dell’ordine sul territorio che riescono a far emergere il fenomeno».

Manca personale De Ficchy lamenta la carenza di organico. «Qui – dice – i numeri sono sicuramente scarsi, la specializzazione non sempre è così evidente. Bisogna sicuramente rinforzare quest’apparato di contrasto. Oltretutto, come abbiamo detto, questo è un genere di fenomeni che porta spesso a reati contro la pubblica amministrazione. Ho lamentato sin da subito la poca attività delle forze dell’ordine nel campo del contrasto ai fenomeni che riguardano la pubblica amministrazione. C’è una situazione un po’ bloccata di emersione dei fenomeni. Mancano le notizie di reato, in questo senso manca chi le cerca e chi sa cercarle. Bisogna lavorare di più. Il ciclo dei rifiuti è connesso all’attività, in parte della pubblica amministrazione, perché in gran parte se ne interessano regioni e comuni».

Inquinato un territorio Venendo a Gesenu «è stato il Corpo forestale dello Stato a dare inizio a quest’indagine con grande abilità e professionalità». «Vi sono – per il procuratore – dei chiarissimi illeciti in questo smaltimento di rifiuti, soprattutto nelle discariche, con sequestro preventivo di una discarica solo per la parte che risultava inquinata, proprio per non creare problemi al comune in relazione al versamento dei rifiuti». Parlando del compost alterato «secondo le percentuali normali, questo compost doveva essere in una certa percentuale, tra il 25 e il 30 per cento come minimo per l’esperienza che c’è nel settore. In realtà, veniva prodotto compost in quantità estremamente inferiore, l’8-10 per cento. Ne veniva un risultato minimo, e questo dava grande perplessità circa i quantitativi di rifiuti, che è emerso che venivano non trattati, ma avviati in discarica, ovviamente con un elaborato sistema di giro di bolla, dinamiche di cui siete ormai a conoscenza. Veniva sversato in discarica quello che non doveva essere sversato. Questo è risultato evidente nella discarica di Pietramelina. È tragico che si è inquinato in maniera veramente pericolosa un intero territorio. Dalle fotografie, i fumi che escono dal bosco sono veramente impressionanti».

Sostanze pericolose A specifica domanda su che tipo di sostanze siano state trovate, De Ficchy replica che «l’Arpa ha fatto degli accertamenti e si tratta di sostanze sicuramente pericolose. È per questo che c’è quest’emersione in questa situazione. I consulenti hanno accertato un affioramento di percolato con disseccamento della vegetazione. Sono stati fatti i campionamenti sul terreno per vedere la contaminazione del sito: il terreno è stato fortemente inquinato da questo percolato, fenomeno veramente visibile, che riguarda, come giustamente detto, materiale pericoloso. Si tratta, quindi, veramente di un inquinamento di grosso livello».

L’inchiesta Quanto ad altri risvolti dell’indagine anche se ancora non c’era un’informativa strutturata, è importante – per il procuratore – che «ha fatto emergere quella classe di imprenditori, ovviamente non attenta certo alle dinamiche e alle necessità del territorio. Al contrario, è una classe che crea queste problematiche sul territorio molto gravi. Ho chiesto ai colleghi di segnalarmi altri procedimenti di rilievo che riguardassero queste attività sul territorio, e poco o niente è emerso» se non un’indagine sul trasporto di rifiuti ferrosi. Sui tempi dell’inchiesta «non è facile delineare i tempi» ma «ci vorrà sicuramente più di qualche mese per cercare di arrivare a una definizione». Il procuratore, ribattendo a diverse domande, nega legami con Mafia Capitale. «Non c’entra niente – precisa – e nemmeno Cerroni. È qualcosa di assolutamente diverso. È bene non confondere i piani e non fare confusione». Dopo la prima fase gestita dalla Forestale, è subentrata anche la guardia di finanza. «C’è l’idea di controllare i bilanci di questa società – spiega il procuratore -. Quando succedono queste cose, come vi dicevo, la mia esperienza è che può esserci – non è detto – e va cercata la possibilità che vi siano dei reati contro la pubblica amministrazione, come un finanziamento illecito».

Indagini su Pa e appalti A una domanda sul tema delle indagini sulla Pa e, in particolare sugli appalti, De Ficchy sostiene che «da questo punto di vista, ho trovato una situazione ferma. Me ne sono reso immediatamente conto. Penso di dover rifare il mio protocollo organizzativo dell’ufficio e che costituirò un gruppo dedicato proprio a questo fenomeno legato alla pubblica amministrazione. Adesso c’è un gruppo che si occupa di pubblica amministrazione, edilizia e ambiente, e io vorrei una specializzazione proprio su questo fenomeno. Sto cercando di sensibilizzare le forze dell’ordine a un’attenzione al fenomeno». «L’Umbria – ha aggiunto – è stata sempre ritenuta Umbria Felix, dove è tutto tranquillo, non c’è criminalità organizzata né reati di alcun genere. La mia impressione è che non si sia indagato abbastanza su certe situazioni».

Parla l’avvocato David Brunelli «Alcune testate locali – scrive in una nota l’avvocato David Brunelli – hanno riportato dichiarazioni del Procuratore della Repubblica di Perugia, dottor Luigi De Ficchy, estratte dal suo intervento presso la Commissione Parlamentare sulle Ecomafie, in merito alle risultanze delle indagini pendenti nei confronti di dirigenti e dipendenti Gesenu, alcuni dei quali da me assistiti. Secondo quanto rappresentato dai giornali, il dottor De Ficchy in quella sede avrebbe commentato il contenuto di una relazione redatta da Arpa Umbria, riferendo di una situazione di grave inquinamento riscontrata presso la discarica di Pietramelina, dolosamente causata dalla Gesenu. Tengo a precisare in proposito che le parole del Procuratore della Repubblica di Perugia risalgono allo scorso mese di febbraio, quando nel fascicolo processuale non erano ancora confluiti gran parte dei dati tecnici degli accertamenti compiuti dai consulenti della Procura; si trattava, quindi, di valutazioni espresse da Arpa Umbria riferite a dati parziali, in base alle quali il pubblico ministero ha richiesto i doverosi approfondimenti, che sono tuttora in corso. Peraltro, alla stregua dei dati consegnati sino ad oggi dalla Procura, concernenti i risultati relativi alle analisi dei campioni prelevati, nonché dei riscontri ottenuti dai consulenti nominati dai miei assistiti, si può senz’altro escludere in questo momento che la situazione della discarica di Pietramelina e dell’ambiente circostante sia quella ipotizzata nel mese di febbraio e, in particolare, che sussista la grave forma di inquinamento di cui ha riferito la stampa, con grande risalto. Ritengo pertanto che nell’occasione la diffusione da parte della stampa delle dichiarazioni del magistrato, rese in sede istituzionale, sia avvenuta in modo incompleto, con l’effetto di suscitare allarmismi del tutto ingiustificati. L’informazione sulla vicenda, proprio per il grande interesse pubblico che presenta e per i riflessi che può determinare, richiederebbe invece maggiore attenzione e cura».