Elisa Benedetti insieme a un suo amico

di Ivano Porfiri

Sono stati tutti condannati i tre spacciatori che hanno venduto l’eroinaElisa Benedetti, la ragazza di Città di Castello morta tra il 29 e il 30 gennaio 2011 in un bosco a Casa del Diavolo. Fatto del tutto nuovo: il Comune di Perugia viene ammesso come parte civile e ottiene 50 mila euro di risarcimento.

Le condanne Sono stati condannati per spaccio Ahmed Aouini, Mohmed Ali Abwab e Simone Lillacci, i tre indagati per aver venduto eroina a Elisa Benedetti. Ai due tunisini il gup Lidia Brutti, in abbreviato, ha comminato rispettivamente 4 anni e 8 mesi e 4 anni e 6 mesi. I due sono stati però assolti dal reato di associazione per delinquere, evitando la pena di 15 anni e 8 mesi a testa chiesta dal pm Antonella Duchini. Simone Lillacci, invece, è stato condannato a 2 anni e 2 mesi di reclusione.

Comune risarcito I tre sono stati condannati anche a risarcire con 50 mila euro al Comune di Perugia. Soddisfazione è stata espressa dagli avvocati Francesco Caruso, Giacomo Leonelli, Adriana Faloci e Gabriele Stafficci, per l’ammissione della costituzione di parte civile. E’ la prima volta che avviene e la richiesta fa parte di un progetto presentato dal sindaco Wladimiro Boccali che prevede la costituzione in diversi processi. «La decisione del gup – spiegano i 4 legali – si è fondata sul riconoscimento della legittimazione dell’Ente a richiedere il risarcimento dei danni cagionati non solo all’immagine, ma anche alla salute ed agli interessi collettivi (la cui tutela è prevista nello Statuto), accogliendo così le ragioni della difesa del Comune e sottolineate anche dal pm dott.ssa Duchini». Gli imputati sono stati condannati a risarcire 50 mila euro al Comune di Perugia a titolo di danno non patrimoniale.

Boccali soddisfatto Secondo il sindaco Wladimiro Boccali «è’ stata una giornata importante perché aver riconosciuto al Comune la legittimità di costituirsi parte civile in un processo per reati connessi al traffico di stupefacenti significa che la comunità, della quale l’’Amministrazione comunale rappresenta gli interessi, ha il diritto di essere risarcita dei danni che le derivano. Il Comune di Perugia – prosegue – è uno dei primi a prendere questa iniziativa, come era stato uno dei primi a costituirsi parte civile nei processi contro gli sfruttatori e i trafficanti di esseri umani. Ovviamente siamo soddisfatti per il risarcimento di 50 mila euro che ci è stato riconosciuto, anche se la nostra è evidentemente una decisione che ha prima di tutto un valore politico nel senso più ampio della parola».

Mai più capitale dello spaccio Per Boccali «questo, come tanti altri segnali, non ultima la collaborazione con le autorità tunisine, alla quale stiamo dando corso, emerga forte, chiara, univoca, che Perugia non è, non vuole più essere una “piazza” tranquilla in cui spacciare droga. Lo abbiamo detto ieri all’Ambasciatore tunisino a Roma, che ha promesso il suo appoggio, ed è anche questo il messaggio che arriva oggi. Perugia non è connivente con gli spacciatori. Attraverso il Comune, che la rappresenta, pretende che questi siano perseguiti dalla legge e chiede conto dei danni, non soltanto di immagine che arrecano”».

La morte di Elisa Elisa era morta la notte tra il 29 e il 30 gennaio 2011 dopo aver chiesto aiuto invano ai carabinieri che non riuscirono a localizzarla. Dopo una serata di sballo e divertimento con la sua amica era finita in un bosco di Casa del Diavolo da cui non era più uscita. Aveva guadato un torrente e poi  era morta assiderata. L ‘ultima telefonata l’aveva fatta ad Ahmed, detto Marco, che poco prima le aveva venduto l’ultima dose della sua breve vita.

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