di Francesca Marruco

«Ho sentito mamma urlare, sono sceso in cucina e l’ho vista che si colpiva con un coltello sul collo. Ho provato a fermarla, ma non ce l’ho fatta. Mi sono messo paura e sono tornato in camera mia. Poi ho chiamato mio padre». Suona più o meno così la spiegazione che Federico Bigotti ha dato ai carabinieri e ai magistrati – il pm Carmen D’Onofrio e il procuratore aggiunto Antonella Duchini – che lo hanno portato in caserma a Città di Castello dopo la morte della madre Anna Maria Cencerini, deceduta per delle coltellate nella cucina di casa sua lunedì mattina.

Le due ipotesi Gli inquirenti dunque, almeno fino alla tarda serata di lunedì, non hanno potuto escludere questa ipotesi seppur remota e inverosimile. E Anna Maria di ferite, tutte nella zona del collo e dell’alto torace, ne ha almeno otto. Ma se almeno ufficialmente gli inquirenti non hanno potuto escludere l’ipotesi suicidio, che comunque non sarebbe sorretta da alcuna motivazione, nella sostanza, la pista che in queste ore viene passata al setaccio è quella del delitto familiare.

LE FOTO DAL LUOGO DELLA TRAGEDIA

I fatti Lo impone la circostanza in cui si è verificato il fatto: in casa c’erano solo la vittima e il figlio e i carabinieri della sezione scientifica del reparto operativo hanno controllato tutti gli infissi di casa escludendo che vi siano state effrazioni. Lo impongono quelle due piccole ferite trovate una sul mento della vittima (se voleva uccidersi che senso aveva colpirsi al mento?) e sulla caviglia del figlio minore. Un ragazzone alto e robusto, un gigante buono si definiva lui. Senza contare che, se come sembra, alla donna è  stata rescissa la carotide, risulterebbe forse tecnicamente impossibile farlo da soli contro se stessi. È per questo che il marito e i figli sono stati portati tutti in caserma a Città di Castello nelle prime ore del pomeriggio e a tarda sera erano ancora tutti lì dentro.

In caserma Secondo quanto trapela dagli interrogatori fiume, che sono andati avanti fino a tarda notte, gli uomini della famiglia hanno continuato a dare la stessa versione del più giovane dei tre. Il figlio maggiore, che non viveva nella casa di Varesina in cui è accaduto il delitto, si è anche sottoposto volontariamente a dei controlli in ospedale, forse perché sarebbe venuto a contatto con il sangue della madre. Ma i militari nella casa hanno anche sequestrato parecchi indumenti, quelli che Federico potrebbe essersi tolto dopo aver chiamato il padre e il fratello.

Nessun motivo per suicidarsi I parenti della donna hanno parlato di una famiglia «normale» e di una Anna Maria intenta a «organizzare il Capodanno», senza dunque problemi che avrebbero potuto portarla a commettere un gesto tanto estremo. La donna soffriva fin da bambina di un problema alla schiena e proprio per questo da poco era andata in pensione, ma faceva la nonna prendendosi molto spesso cura del nipotino, il cui padre è il figlio maggiore e cercava di aiutare quel ragazzo 21enne con qualche piccolo precedente per droga, senza un lavoro e con un umore altalenante.

La chiamata al 118 Quel figlio che dice di aver visto la madre accoltellarsi da sola e non essere riuscito a disarmarla nonostante la sua stazza. Quel figlio che ha chiamato subito il padre ma non il 118. Il 118 è stato chiamato solo dopo quando padre e fratello sono arrivati a casa e hanno anche cercato di rianimare Anna Maria. Ma era già infinitamente tardi.