La commissione Ecomafie con il suo presidente Alessandro Bratti a Perugia

di Ivano Porfiri

Indagini «importanti» in corso sul trasporto e la gestione dei rifiuti, infiltrazioni criminali nelle maglie societarie ma, ad oggi, non ci sono prove di profitti delle organizzazioni mafiose sulla “monnezza” umbra. E’ quanto emerso dal giro di audizioni della Commissione parlamentare sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti che, dopo la tappa di Terni, si è soffermata a Perugia.

Le audizioni Nel corso della giornata in Prefettura, la Commissione presieduta da Alessandro Bratti ha ascoltato il prefetto Raffaele Cannizzaro, il procuratore Luigi De Ficchy, i vertici delle forze dell’ordine, il sindaco Andrea Romizi, il presidente della Provincia Nando Mismetti e la presidente della Regione Catiuscia Marini, ma anche i vertici di Arpa Umbria e associazioni e comitati di cittadini.

Indagini importanti «Ci sono state segnalate diverse indagini importanti – ha detto Bratti alla stampa – una su tutte quella sulla discarica di Pietramelina in cui è stato ravvisato un quantitativo eccessivo di percolato e delle discrepanze sull’organico in entrata e il compost in uscita. Ci sono state segnalate irregolarità anche per ciò che riguarda Borgogiglione. Indagini sono in corso anche sul trasporto di materiali ferrosi tra varie regioni».

Infiltrazioni e indagini su Pa Bratti ha spiegato come, dalle audizioni, sia stata confermata la «fondatezza» delle interdittive antimafia firmate dal precedente prefetto di Perugia, Antonella De Miro, collegate alle inchieste su Gesenu «anche se – ha rimarcato – attendiamo gli esiti dei ricorsi al Tar». Dalla procura è giunta la conferma di indagini su infiltrazioni della criminalità organizzata in Umbria. «Tuttavia – ha precisato Bratti – non ci sono riscontri che ci siano le mani delle organizzazioni mafiose sui capitali provenienti dalla gestione dei rifiuti, come avviene in altre regioni». Bratti ha anche riferito che il procuratore ha manifestato la volontà di organizzare meglio le indagini sulla pubblica amministrazione in quanto attualmente non giungerebbero segnalazioni soddisfacenti da parte degli organi di polizia.

Preoccupazione Gesenu Sia il sindaco Romizi che la presidente Marini hanno espresso «preoccupazione» per gli sviluppi dell’inchiesta su Gesenu. «Anche se si stanno rimuovendo gli elementi su cui si fondano le interdittive – ha sottolineato Bratti – scossoni al modello in essere metterebbero in discussione tutto il sistema regionale dei rifiuti». Nonostante la spada di Damocle, Romizi ha confermato però i progetti di estensione della raccolta differenziata nel centro storico di Perugia. Mentre la presidente Marini ha illustrato le strategie, soprattuto il modello con Ato unico e senza impianti di chiusura del ciclo se si raggiungeranno gli obiettivi prefissati di scendere sotto le 100 mila tonnellate annue di residuo «per gestire il quale sono in corso contatti con la Regione Toscana».

108 discariche Altri dati preoccupanti sono giunti dall’Arpa Umbria che, col suo presidente Walter Ganapini, ha parlato della necessità di un sistema che certifichi in maniera più puntuale le percentuali di raccolta differenziata. Inoltre, Arpa ha segnalato due forti criticità: l’inquinamento delle falde in luoghi dove sono state censite 108 vecchie discariche risalenti agli anni ’50 e ’60 con concentrazioni di tricloroetilene e tetracloroetilene oltre i limiti; e la scarsa qualità dell’aria, specie nelle zone di Foligno e Terni. Approfondimenti sono stati fatti anche sulla discarica abusiva di Gualdo Tadino in quanto «per le discariche abusive l’Italia è sotto procedura di infrazione europea e per Gualdo paga all’Ue 400 mila euro ogni sei mesi». La bonifica – è stato precisato – spetta alla Regione.

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