Armeni durante i funerali di Lucentini

di Francesca Marruco 

L’iscrizione di Emanuele Armeni nel registro degli indagati per omicidio colposo è durata giusto 12 ore. Il tempo di appurare che ad avere sparato fu una M12 S2 e non una M12 S. E che quindi, la versione del colpo accidentale non era verosimile perché il modello S2 è stato progettato ‘a prova di stupido’ proprio per evitare esplosioni involontarie. Ma ai magistrati di Spoleto, secondo quanto scrivono loro stessi nella richiesta di misura cautelare in carcere, è stato riferito un modello per un altro di arma del delitto, «coralmente da tutti gli ufficiali di polizia giudiziaria», fino alla sera del 16 maggio. Quando invece una diversa informazione avrebbe potuto indirizzare immediatamente in maniera diversa le indagini.

Errore grossolano «Il caso – spiegano i magistrati – è stato trattato come un caso di omicidio colposo e per questo non sono state compiute attività proprie di un’indagine per omicidio doloso. Sarebbe stato possibile valutare perfino la praticabilità dell’arresto nel presupposto della quasi flagranza». Ma tutto ciò, scrivono il procuratore Alessandro Cannevale e il pm Michela Petrini, non è accaduto per un «errore» «davvero grossolano» e «incredibilmente ostinato» da parte di militari «che avrebbero dovuto avere una conoscenza approfondita del funzionamento delle armi».

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Favoreggiamento? E forse, proprio per capire se si è trattato ‘solo’ di uno sbaglio grossolano ma non voluto, o di qualcosa di diverso, che i pm indicano l’esigenza di «estendere le indagini all’accertamento di eventuali condotte di favoreggiamento». Perché quei due modelli di mitraglietta danno vita a scenari completamente diversi e l’avere sostenuto che fosse una piuttosto che l’altra era di fondamentale importanza. La M12 S infatti, non aveva tutte le sicure di cui invece è stata fornita la S2 proprio in seguito al verificarsi di alcuni incidenti. E quindi la versione dell’incidente che Emanuele Armeni va professando fin dal primissimo istante forse avrebbe avuto vita ancora più breve. I carabinieri di Foligno hanno dovuto  addirittura riaprire il plico in cui era custodita l’arma del delitto, qualche ora dopo il tragico evento, perché qualcuno di loro era fermamente convinto che Armeni  quella mattina avesse avuto per le mani un modello S. Poi appurato che l’arma era un S2 la storia ha preso una piega completamente diversa. In quelle ore in cui Armeni sapeva di essere indagato per omicidio colposo come atto dovuto comunque non ha avuto remore ad insultare il collega morto. Insulti che la cimice messa dai colleghi carabinieri di Perugia ha registrato in diretta permettendo di avere anche degli elementi indizianti di non poco conto sui rapporti certamente non buoni come aveva detto lui all’interrogatorio, che c’erano tra i due. In ultima analisi, dopo le prime ore convulse, gli inquirenti – adesso le indagini sono in mano alla squadra mobile di Perugia e al Ros di Roma – hanno costruito un castello accusatorio che ha già retto al vaglio di due giudici: il gip di Spoleto e quelli del Riesame di Perugia.

Perizie E sono proprio questi ultimi che mercoledì mattina hanno opposto un altro niet alla richiesta del legale di Armeni di scarcerare il suo assistito. L’avvocato Marco Zaccaria non esclude ora di ricorrere in Cassazione. Intanto, sul fronte investigativo, sono attese nei prossimi giorni le perizie medico legale, genetica e balistica. Mentre è fissato per lunedì prossimo il sopralluogo dei consulenti dei legali della vedova Lucentini nel cortile della caserma di Foligno. In cui quella tragica mattina l’appuntato scelto venne ferito gravemente alla testa e poi morì nella corsa all’ospedale.

Sopralluogo Perchè se ancora non esiste il movente per questo delitto tanto misterioso, esistono però delle leggi della fisica, da cui non si può prescindere. E che parlano di dati ben precisi, che cozzano con la versione della storta alla caviglia e il colpo partito per sbaglio professato da Armeni. D’altra parte, perché Armeni avrebbe avuto motivo di voler uccidere Lucentini non è stato chiarito: ma gli inquirenti non tralasciano nulla e l’attività investigativa va avanti a ritmi molto sostenuti.

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