Andrea Zampi, l'autore dell'omicidio alla Regione Umbria

di Francesca Marruco

«Andrea Zampi è stato dimesso dal Centro Psichiatrico di Pisa con una diagnosi che ne certificava la guarigione e proprio per questo motivo, colpevolemente abbandonato, di fatto a se stesso, tanto che proprio in quel preciso momento organizza ed elabora la propria iniziativa omicidiaria e suicidiaria». Per la famiglia di Andrea Zampi, l’assassino – suicida che il sei marzo dell’anno scorso ha giustiziato con un colpo di pistola le due dipendenti della Regione Margherita Peccati e Daniela Crispolti, «sussistono gravi elementi di responsabilità a carico dei sanitari che hanno, via via, avuto in cura Andrea Zampi». La famiglia lo fa mettere nero su bianco dal loro legale Alfredo Brizioli, che per ora ha spedito una lettera all’azienda ospedaliera Pisana in cui Zampi venne ricoverato dal 29 novembre 2011 al 23 gennaio 2012.

L’errore La famiglia dell’omicida suicida parla di un «evidente errore diagnostico e di conseguenza di tutta la prescrizione farmacologica, un mancato controllo del paziente dopo la presa in carico, una sottovalutazione colpevole della pericolosità del medesimo già evidenziata nella sua storia clinica e da fatti penalmente rilevanti dei quali la struttura pubblica non poteva non essere a conoscenza, ma soprattutto in un risultato devastante dei trattamenti elettroconvulsivanti cui è stato sottoposto senza prima valutarne tutti i presupposti e la stringente necessità e comunque, senza tener conto di tutte le linee guida del Ministero della Salute da adottare per interventi di tale gravità e pericolosità».

FOTOGALLERY: LE IMMAGINI DELLA TRAGEDIA

Nesso di causalità Per questo che famigliari e legale ritengono «sussistente» un «nesso di casualità tra il comportamento colpevole dei sanitari che hanno avuto in carico Andrea Zampi e l’azione omicidiaria – suicidiaria messa in atto, nel senso che che l’evento non si sarebbe verificato in mancanza della condotta colpevole dei succitati sanitari».

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Dimesso Per la famiglia il fatto che i sanitari di Pisa nella diagnosi con cui è stato dimesso lo definivano «migliorato, tanto da disporne solo una semplice visita di controllo dopo circa un mese senza preoccuparsi di affidarlo alle strutture locali per l’indispensable presa in carico», ha influito sul «percorso di aggravamento iniziato subito dopo le dimissioni». I fratelli e genitori di Zampi ricordano nella lunga missiva inviata a Pisa dal legale, come loro fossero anche a conoscenza dell’«ideazione anticonservativa» che Zampi aveva in testa. Zampi venne dimesso alla fine di gennaio del 2012 dalla clinica di Pisa e, secondo quanto viene ricostruito dai familiari, iniziò subito a peggiorare, « tanto che la madre, disperata per l’ennesimo fallimento delle cure, dopo essersi inutilente rivolta ai medici della clinica psichiatrica di Pisa, e che il 26 giugno le dissero ‘Andrea sta bene e ha recuperato tutto’ fissando un appuntamento di controllo per il 4 ottobre 2012, si vede costretta a rivolgersi nuovamente al Csm di Perugia».

IDENTIKIT: L’ASSASSINO – LE DUE VITTIME

Il memoriale e la pianificazione della strage Ed è proprio in questo ultimo periodo che Andrea Zampi, «preso in carico dai sanitari della clinica psichiatrica di Pisa che mai più si interessarono di lui», «convinto di non poter guarire, ha maturato la decisione di uccidersi portando con sé alcune persone a cui attribuiva una determinata responsabilità nell’insorgenza prima e nell’aggramento poi della sua malattia psichiatrica, come ha riferito a vari soggetti, tra cui i sanitari che lo avevano in cura, oltre ad averlo scritto nel memoriale di cui, al momento, si ignorava colpevolemnte l’esistenza». A partire dall’estate del 2012, Zampi ha iniziato a scrivere il famoso memoriale che contiene con precisione di dettagli il nome di Margherita Peccati, che poi ha ucciso. Per i familiari dell’uomo, se Andrea fosse stato curato adeguatamente, si sarebbero forse potute risparmiare tre morti. E per questo puntano il dito verso chi ritengono responsabile. Per adesso solo con una lettera. Molto presto però anche con atti formali alla procura della Republica che si aprresta a definire le posizione delle tre persone ( due funzionari della questura e un medico di base) indagate per concorso in micidio colposo, per cui sono state da poco chiuse le indagini.

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