La sede di Banca Etruria a Ponte San Giovanni (foto F.Troccoli)

di Francesca Marruco

Ancora non si sa chi abbia messo quell’ordigno, sì rudimentale, sì a basso potenziale esplodente, ma che avrebbe potuto ferire qualcuno, davanti alla filiale di Banca Etruria nella centralissima via Manzoni di Ponte San Giovanni. L’ordigno poteva esplodere, o meglio, se qualcuno non si fosse insospettito per quella busta stranamente adagiata davanti ad una delle vetrine della filiale, sarebbe sicuramente esploso.

Poteva esplodere E chi l’ha costruito di certo non aveva intenzione di mettere in atto solo un’azione dimostrativa, avendo messo anche dei chiodi arrugginiti dentro le lattine, collegate tra loro a delle pile immerse in una polvere che molto probabilmente è fertilizzante, usato spesso negli ordigni artigianali. Ma quale potenziale esplodente avesse davvero l’ordigno lo stabiliranno gli accertamenti dei carabinieri di Perugia, che dovranno condensare i primi risultati in un’informativa da recapitare in procura che sta valutando con quale reato aprire il fascicolo. I magistrati stanno infatti aspettando le prime risultanze scientifiche per capire se sia configurabile una violazione della legge sulle armi. Intanto, secondo quanto trapela, non ci sarebbero state rivendicazioni né messaggi di alcuno. Niente insomma che possa ricondurre alla mano di qualcuno piuttosto che di qualcun altro.

Correntisti Impossibile non pensare alle migliaia di persone che si sono viste bruciare migliaia di euro di risparmi nel crack di Banca Etruria e Banca delle Marche. Anche in quella filiale ci sono almeno sette o otto persone che hanno perso moltissimi soldi. E anzi, le prime segnalazioni di truffe sarebbero arrivate alle associazioni consumatori proprio dalla zona di Ponte San Giovanni, e anche da quella filiale.

Tensione «C’è molta tensione – spiega Petruzzi di Federconsumatori – la gente è esasperata, un giorno dicono una cosa e il successivo la smentiscono e adesso sembra che prima di Pasqua non succederà niente. Questa gente ha perso tantissimi soldi. Alcuni sono disperati. Ma io non credo che possano avere qualcosa a che fare con quanto accaduto a Ponte San Giovanni: sono persone per bene».

Altre ipotesi Ma questa non è l’unica pista battuta dagli inquirenti. C’è infatti anche la possibilità, da nessuno esclusa, che dietro l’ordigno ci sia la mano di qualcuno che in qualche modo vuole cavalcare la protesta delle migliaia di persone che hanno perso i loro soldi.

Verini In giornata tantissime le prese di posizione su quanto accaduto: «Un atto gravissimo – dice in una nota il capogruppo Pd in commissione Giustizia Walter Verini – e inquietante. C’è chi vuole speculare sulle disgrazie e sulla rabbia della gente anche con atti che avrebbero potuto avere pesanti conseguenze. Pur trattandosi di un ordigno rudimentale, tuttavia si tratta di un episodio preoccupante per il valore simbolico che il gesto stesso acquista in un momento di confusione e di perdite economiche da parte di persone ora in sofferenza, su cui governo e parlamento sono impegnati a trovare soluzioni. Quanto accaduto va fortemente condannato e isolato. Siamo fiduciosi che i carabinieri faranno al più presto luce sull’episodio».

Condanna «Condanniamo con determinazione – dicono poi Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori e Adusbef – il gesto di protesta avvenuto oggi a Ponte San Giovanni. La rabbia deve essere incanalata nelle giuste forme di contestazione. Va condannata senza se e senza ma ogni forma di violenza», sottolineano le due associazioni, ricordando che saranno in piazza davanti alla Consob il 12 gennaio, alle 10. «Invitiamo i cittadini ad aderire alla protesta pacifica e democratica e di abbandonare ogni intento dettato dalla rabbia, che non porta ad alcun risultato, anzi si rivela controproducente e dannoso». Ferma condanna arriva anche da parte dell’Associazione Vittime del Salva-Banca: «Condanniamo con determinazione – scrivono – tale gesto e qualsiasi altra forma di protesta criminosa. La nostra protesta continuerà nella legalità e nel rispetto delle regole che ci ha sempre contraddistinto».

Paparelli e Flamini  «Un atto intimidatorio di inaudita gravità» commenta il vicepresidente della Regione Umbria, Fabio Paparelli. «Non è – scrive – con azioni criminose e vili come questa che si dà supporto a quanti stanno in questo momento vivendo situazioni di difficoltà legate a perdite di carattere economico. Quanto accaduto oggi alla periferia di Perugia desta preoccupazione e rappresenta un fatto gravissimo, lontano dalla cultura civile dell’Umbria. Sono certo – conclude Paparelli – che le forze dell’ordine sapranno fare al più presto piena luce sulla vicenda». Parole di condanna arrivano anche da parte di Rifondazione comunista dell’Umbria: «Auspichiamo – dice in una nota il segretario regionale Enrico Flamini – che le responsabilità vengano accertate quanto prima. La battaglia democratica e pacifica contro un governo e un parlamento sordi e ciechi di fronte al dramma di tanti cittadini deve andare avanti. Per questo saremo alla manifestazione organizzata dalle associazioni dei consumatori davanti alla Consob il 12 gennaio, per questo abbiamo organizzato per il 22 gennaio un’iniziativa pubblica a Gualdo Tadino».

Aumentare vigilanza «La UILCA dell’Umbria (UIL Credito, Assicurazioni ed Esattorie) denuncia nella maniera più ferma questo episodio inqualificabile che avrebbe potuto causare seri danni a persone e cose se l’allarme ed il conseguente intervento delle forze dell’ordine non fosse stato tempestivo. La UILCA dell’Umbria si augura che il grave episodio del pacco bomba odierno rimanga un caso – per quanto esecrabile – pur sempre isolato, ma ritiene necessario fin da subito elevare precauzionalmente il livello di vigilanza nei confronti degli Istituti di credito operanti nel territorio regionale, sia da parte delle Forze di polizia che delle autorità prefettizie di Perugia e Terni».