Il laboratorio scoperto a Bastia

In dodici vi lavoravano giorno e notte. E per riposarsi un appartamento nello stesso stabile con venti brandine e scarse condizioni igieniche. Hanno trovato questo gli agenti de commissariato di Assisi in un laboratorio tessile di Bastia Umbra, che è stato chiuso. Lavorava in conto terzi per note marche di abbigliamento italiane.

VIDEO: L’IRRUZIONE

Il seminterrato e l’appartamento Lunghi appostamenti, servizi di osservazione e pedinamento, verifiche catastali e anagrafiche con riscontri documentali hanno permesso alla polizia di individuare un seminterrato sospetto, adibito a magazzino e preso in locazione da un cittadino di nazionalità cinese titolare di una ditta di confezioni e abbigliamento con sede legale a Monsano (Ancona). Dagli sviluppi investigativi è emerso poi che era stato affittato a una famiglia di cittadini cinesi anche un appartamento alsecondo piano dello stesso stabile. Come è emerso, veniva usato da dormitorio per la manodopera impiegata nel magazzino, che operava a pieno regime a ogni ora del giorno e della notte.

Il blitz: l’appartamento Con la collaborazione di personale qualificato della Direzione provinciale del lavoro di Perugia a tarda serata è scattato il blitz degli agenti del commissariato di Assisi in contemporanea sia nel laboratorio che nell’abitazione. Nell’appartamento c’erano più di 20 posti letto in uno spazio suddiviso con porte “a scomparsa” fatte con pannelli di compensato bianco fissati in maniera rudimentale con dei chiodi e dotate solo all’interno di una chiusura a chiavistello in modo che da fuori non si riuscisse a distinguere dal resto della parete bianca. Scarsissime le condizioni igieniche: un’unica cucina a uso comune, panni, valigie, cibi sparsi per i corridoi, stanze piccolissime capaci di contenere solo le reti dei letti; unico svago un computer presente in ogni camera. Al momento dell’irruzione c’era solo una persona, un cittadino cinese intento a smontare l’impianto gas della cucina. Poi, dietro una porta a scomparsa è stato trovato anche un altro uomo cinese con un neonato in braccio che si era chiuso nella stanza per sfuggire al controllo della polizia.

Il laboratorio Intanto gli uomini dell’ispettore capo Valter Stoppini irrompevano all’interno del laboratorio/magazzino. Sette i cittadini di nazionalità cinese sorpresi a lavorare nelle postazioni, in mezzo a sporcizia e in evidenti mancanze delle minime condizioni di sicurezza, con bambini di tenerissima età che scorazzavano tra i macchinari. Dodici le postazioni di lavoro presenti e costituite da macchinari vecchi ma funzionanti. Dai controlli effettuati i cittadini cinesi sono risultati tutti regolari ma due lavoravano in nero.

Sanzioni Pesanti le sanzioni scattate nei confronti del loro datore di lavoro Z.L., cinese residente a Trento, titolare di un maglificio a Monsano presso il quale sono formalmente assunti i lavoratori cinesi impiegati a Bastia. Gli accertamenti compiuti hanno inoltre permesso di costatare che il titolare della ditta in realtà è anche colui che provvede al pagamento dei canoni di locazione dell’appartamento adibito a dormitorio. Per lui è scattata una maxi sanzione che supera gli 11 mila euro alla quale si è aggiunta la sospensione immediata dell’attività. Sono stati effettuati inoltre altri controlli con il personale Asl per verificare l’adempimento delle prescrizioni in materia di igiene e sanità pubblica sui luoghi di lavoro.

I committenti Tutte italiane, alcune tra le più affermate nel comparto tessile umbro, marchigiano e toscano le ditte di maglieria da cui gli operai ricevevano le commesse con tanto d’indicazioni operative per la cucitura e l’assemblamento dei tagli di maglieria forniti loro. Abbigliamento da adulto, vestitini da bambino, copertine per neonati che i lavoratori cinesi dovevano riammagliare seguendo le istruzioni date loro dalle stesse ditte committenti per un costo ovviamente molto basso perché la paga giornaliera per ognuno dei cinesi sentiti sono in media di soli 10 euro al giorno.

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