Il pm Antonella Duchini

di Fra. Mar.

Tutti a processo perché volevano portare i soldi sporchi dei Casalesi nell’edilizia umbra, perché non hanno guardato in faccia nessuno per cannibalizzare imprese su imprese. La requisitoria del procuratore aggiunto Antonella Duchini, nell’ambito dell’udienza preliminare nata dall’inchiesta ribattezzata Apogeo, va in scena martedì. Sarà il giudice Alberto Avenoso a decidere, forse già nella prossima udienza del 29 aprile. Il pubblico ministero ha anche chiesto una condanna a tre anni e sei mesi per Lambreti e ha dato parere favorevole per un patteggiamento con una pena di un anno e otto mesi per quel Gennaro De Pandi ( assistito dall’avvocato Pietro Gigliotti) che vuotò il sacco con gli inquirenti.

L’accusa «Dopo aver ricevuto rilevanti somme di denaro dall’associazione camorristica denominata ‘casalesi’  – scriveva il pm nell’avviso di conclusione delle indagini -impiegavano dette somme per l’acquisizione di società in difficoltà economica, e attraverso una serie indeterminata di delitti di truffa, sia in danno dei titolari che dei fornitori e dei clienti delle società, distraevano i profitti e se ne appropriavano, fino a condurre alcune imprese al fallimento».

Arrestati In manette a settembre del 2011 erano finiti Angelo Russo, Filippo Gravante, Pasquale Tavoletta, Antonio Iossa, Giuseppe D’Urso, Salvatore Orecchio, Gaetano Cacciola, Maurizio Papaverone, Fiorella Luciana Pavan, Stefano Malmassari, Carmelo D’Urso, Santi Carmelo Balastro, Giuseppe Marino, Giuseppe Zinnarello e Marcello Briganti.

Accuse Truffa aggravata, riciclaggio, bancarotta fraudolenta, totale evasione delle imposte sui redditi e sul valore aggiunto, emissione e ricezione di fatture per operazioni inesistenti. Sono queste le accuse che vengono contestate a vario titolo alle persone implicate nell’indagine, che, secondo la ricostruzione accusatoria del pm della DDA Antonella Duchini, per rilevare e svuotare le società in crisi, avrebbero  creato e acquisito «una serie di società operanti nel settore dell’edilizia e della ristorazione, società aventi anche sedi inesistenti o fittiziamente  collocate all’estero e operanti mediante prestanome».

Annegato col cemento ai piedi  L’indagine era nata intorno alla metà del 2010 in seguito alle segnalazioni arrivate in merito a rilevanti operazioni economiche condotte da soggetti non conosciuti nel Perugino. Segnalazioni che hanno poi portato ai controlli effettuati dalla guardia di finanza e alle società ora smascherate, molto spesso guidate da dei prestanome. Uno di loro era De Pandi, che poi raccontò: «Ho deciso di presentarmi spontaneamente a rendere dichiarazioni su una serie di fatti a mia conoscenza verificatasi dal 2009 in poi – raccontava De Pandi al pubblico ministero durante le indagini -e riguardanti la gestione di alcune società, perché negli ultimi tempi ho avuto contezza di situazioni che a mia insaputa erano state poste in essere e sono stato oggetto di comportamenti intimidatori e di minacce( in particolare, come dirò meglio in seguito, uno degli appartenenti a questo gruppo mi ha detto che dovevo stare attento a come mi comportavo perché altrimenti sarei finito annegato con il cemento ai piedi, e un altro mi disse che non dovevo alzare la testa perché ero una testa di legno)».

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