Il tribunale di Perugia ( foto archivio Troccoli)

di Francesca Marruco

Tutti assolti perché il fatto non sussiste. Tutti assolti da tutte le contestazioni di reato. Solo Sergio Maria Stefani è stato condannato a tre anni e tre mesi di reclusione per il furto della Lancia Y su cui venne fermato la sera del 28 marzo 2008 nei pressi della linea ferroviaria ad Orte, mentre era in compagnia di Alessandro Settepani.

Le accuse cadute La Corte d’Assise di Perugia, presieduta dal giudice Luca Semeraro, ha dunque assolto pienamente tutti gli imputati(Alessandro Settepani, Sergio Stefani, Stefano Del Moro, Anna Beniamino, Alfredo Cospito, Maria Maschietto e Maristella La Via) per associazione sovversiva di matrice anarco insurrezionalista. Ha assolto inoltre Stefani e Settepani dall’accusa di attentato al trasporto pubblico, Del Moro, Beniamino, Cospito  e Maschietto, assolti dall’accusa di istigazione a delinquere. Per Stefani, che durante le sue dichiarazioni ha insultato il pm Comodi, la Corte ha disposto la trasmissione degli atti alla procura di Firenze.

Assolti Stefani in aula non c’era, aveva scelto di tornare in carcere. Settepani invece si, e alla lettura del dispositivo da parte del giudice ha esultato insieme a tutti gli amici che erano in aula per sostenerlo. Al termine della lettura del dispositivo, un lungo abbraccio tra avvocati e imputati. Settepani non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione. Il suo avvocato Maria Luisa d’Addabbo invece si è limitata a dire che «Non c’era niente di concreto in questa inchiesta e la sentenza lo ha sancito».

Vittoria delle difese C’è da scommettere che la procura ricorrerà in appello. Intanto, il primo round è andato tutto alle difese che anche pochi minuti prima che la Corte andasse in camera di consiglio hanno ribadito come «non ci fossero prove in questa indagine». La Corte evidentemente ha sposato la linea dei legali. E ha affossato l’intero castello accusatorio del sostituto procuratore Manuela Comodi.

Poca giurisprudenza Il pm durante la sua replica, aveva in un certo senso, evocato questo epilogo: «C’è poca giurisprudenza per questo tipo di inchieste, le procure fanno il loro dovere su elementi concreti, poi quello che succede nel processo non è nel nostro potere prevederlo». Sergio Stefani, l’unico ancora in carcere, è in cella per una misura cautelare nell’ambito dell’inchiesta ‘Ardire’ passata per competenza da Perugia a Milano.

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