di Chiara Fabrizi
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Aborti volontari in diminuzione, il consultorio familiare che consolida il proprio ruolo di punto di riferimento per le donne dell’Umbria e tempi di attesa superiori alle tre settimane in un caso ogni quattro. Oltre all’elevato numero di ginecologi obiettori di coscienza, che nella regione sfiora il 70%. Sono questi i dati più rilevanti emersi dalla relazione annuale sull’interruzione volontaria di gravidanza (ivg).
Aborti in calo, Umbria -3.1% Nel documento, trasmesso venerdì dal ministero della Salute al Parlamento, viene confermato il trend degli ultimi anni che evidenzia una diminuzione del ricorso all’aborto. Andamento, questo, che si riflette anche in Umbria dove, nel 2012, sono stati compiute 1.747 ivg contro le 1.803 del 2011, con una contrazione del 3.1% inferiore alla media nazionale (-4.9%), ma in linea con quella dell’Italia centrale (- 3.4%).
Crescono tasso e rapporto abortività Cresce seppur lievemente il tasso di abortività, considerato l’indicatore più accurato, che nel 2012 evidenza il ricorso all’ivg di 9 umbre ogni mille in età feconda (15-49 anni), nel 2011 erano state 8.9, in controtendenza con il dato nazionale che scende del 1.8 per mille. Solo in Umbria, Puglia e Sicilis aumenta il rapporto di abortività. Nella regione l’anno scorso si sono registrati 271.3 ivg ogni mille nati vivi (269.7 nel 2011), dato più elevato del Paese e di gran lunga superiore sia alla media nazionale (200) che dell’Italia centrale (223.3).
Più della metà passa dal consultorio Per l’aborto volontario le donne delle Umbria preferiscono ampiamente ricorrere al consultorio familiare, piuttosto che al medico di fiducia, al servizio di ostetricia e ginecologia o ad altre strutture. Una scelta, questa, rintracciabile in ogni zona d’Italia anche se in regione il dato è tra più elevati d’Italia. Sì, perché il 52.8% dei certificati per l’ivg dell’Umbria è stato rilasciato da un consultorio, mentre nel resto del Paese di registra una media del 40%, fanno eccezione Piemonte (65.5%) ed Emilia Romagna (64.1%).
Per la certificazione, una su quattro costretta ad attende 3 settimane Diverso il discorso per i tempi di attesa per il rilascio della certificazione ivg. In Umbria praticamente in un caso ogni quattro (26.7%) occorre pazientare per più di tre settimane, elemento che, come evidenzia lo stesso ministero, «va valutato con attenzione a livello regionale in quanto può segnalare presenza di difficoltà nell’applicazione della legge 194». Peggio dell’Umbria fanno solo il Veneto (28.8%) e la Provincia autonoma di Trento (27.6%).
Ginecologi obiettori e Ru486 Restano, poi, molti i ginecologi obiettori di coscienza della regione (69%) ma anche d’Italia (69.3%) che non praticano l’ivg. Nonostante i dati, però, per il ministero non sussiste un problema in relazione alla concreta possibilità per una donna di ricorrere all’ivg: «Il numero globale dei ginecologi che non esercita il diritto all’odc – si legge nel documento – è sempre stato congruo al numero degli interventi complessivo e risulta tale anche nel 2011 relativamente ad ogni singola regione». Considerando il numero delle igv, i 35 ginecologi non obiettori e le 44 settimane lavorative, ogni dottore è gravato in media da 1.2 interventi ogni settimana, dato migliore del nazionale (1.6). Per quanto riguarda il farmaco Ru486 nel biennio 2010-2011 in Umbria è stato somministrato a 30 donne, sei nel 2010, 24 nel 2011.