di Chiara Fabrizi
Presidi civici per garantire maggiore partecipazione nella gestione della fase post-emergenza terremoto. Progetti di inserimento lavorativo anche temporaneo, monitoraggio canoni di affitto e una casa dell’associazionismo per Norcia. C’è questo ma anche molto altro nel report elaborato da Cittadinanzattiva che dal 30 ottobre ha avviato una serie di confronti con gli sfollati dell’Alta Valnerina incontrando complessivamente circa 550 persone alloggiate sia nell’area epicentrale che all’esterno, ma anche le associazioni attive sul territorio, a cominciare dai volontari del Cesvol di Norcia.
Richiesta di partecipazione A tirare le fila delle attività è stato venerdì mattina Danilo Bellavita, segretario regionale di Cittadinanzattiva: «L’impressione è che la popolazione venga percepita dalle istituzioni solo per la soddisfazione di bisogni strettamente materiali come mangiare e dormire, mentre tra gli sfollati abbiamo registrato una forte richiesta di coinvolgimento nei processi decisionali che porteranno alla ricostruzione, peraltro previsti anche dall’articolo 16 del decreto sul terremoto. Ed è qui che chiediamo alla Regione di intervenire, avviando percorsi di partecipazione attiva capaci non soltanto di favorire la rinascita della comunità ma anche di semplificare la gestione della fase post emergenza». La formula messa sul tavolo dall’associazione, già sperimentata in Irpinia ma anche più recentemente per altre calamità, è quella dei presidi civici ossia referenti territoriali che assorbirebbero funzioni di raccordo tra i bisogni delle comunità e le autorità in campo. In questo senso l’esempio più volte indicato è quello di Campi di Norcia dove la proloco come noto si è organizzata autonomamente sostenuta anche dalle donazioni dei privati.
Presidi civici e commissioni miste Proposta anche l’istituzione di commissioni miste composte da rappresentanti di cittadini, protezione civili e tecnici per realizzare forme periodiche di consultazione e partecipazione pubblica, ma anche concordare modalità di comunicazione: «Quello dell’informazione alla popolazione è un grande tema perché – ha spiegato Alfonso Raus, coordinatore del progetto presidi civici – sono tanti gli sfollati che hanno la percezione di essere stati abbandonati. Molti di loro non sanno cosa sta accadendo a Norcia risultando complesso raccogliere informazioni diffuse soltanto attraverso internet che non può essere l’unico strumento, specie per una popolazione caratterizzata da una componente anziana elevata. L’esempio – articola Raus – è quello dei sopralluoghi per le agibilità o l’organizzazione per il recupero dei beni di prima necessità nelle abitazioni danneggiate che soprattutto per gli sfollati assistiti fuori dall’area epicentrale si sta rivelando particolarmente complesso, anche per questo ci siamo attivati per fare da intermediari tra la popolazione, i vigili del fuoco e i tecnici». Tra le proposte messe sul tavolo c’è pure l’individuazione fuori e dentro l’area epicentrale di locali dove poter depositare temporaneamente i propri effetti personali.
Lavoro, container e trasporto L’altra grande questione è legata al lavoro: «Molte persone stanno vivendo una situazione di vulnerabilità economica per la perdita dell’occupazione e per questo riteniamo che la Regione – è andato avanti Raus – nell’ambito della riprogrammazione delle risorse comunitarie debba attivare percorsi di inserimento lavorativo temporaneo della durata di sei mesi, mettendo in campo progettualità che possono anche coinvolgere le stesse strutture alberghiere in cui sono ospitati gli sfollati fuori dall’area epicentrale e che spesso hanno bisogno di personale». Da Cittadinanzattiva si evidenzia poi la «necessità di migliorare i servizi di trasporto dal Trasimeno e da Spoleto verso la Valnerina perché – spiega sempre Raus – le navette attualmente operative non permettono il pendolarismo dei lavoratori, visto che i bus arrivano a Norcia a metà mattinata e questo è tanto più importante di fronte alla risposta dalla popolazione sui container collettivi che evidentemente non vengono considerate soluzioni adeguate a differenza delle casette dalla gran parte giudicate l’unico alloggio capace di garantire un rientro dignitoso».
Occhio agli affitti e progetto casa dell’associazionismo Problematiche vengono poi segnalate per i servizi di lavanderia e anche sull’autonoma sistemazione: «Occorre monitorare con grande attenzione i canoni di affitto perché – spiega Bellavita – abbiamo già registrato segnalazioni di proposte di affitto a prezzi più elevati, fermo restando che trovare abitazioni disponibili in zone prossime all’area epicentrale è tutt’altro che semplice». Accanto al segretario regionale di Cittadinanzattiva e a Raus, Antonella Guidobaldi del Cesvol Norcia la cui sede è inagibile dal 24 agosto: «Dopo il terremoto sono nate molte associazioni sul territorio, tra tutte penso a quella costituita dai residenti di Frascaro e ai Montanari testoni tuttavia nessuno dispone di un luogo fisico di cui c’è invece grande richiesta. Per questo – spiega Guidobaldi – sono in corso una serie di incontri e valutazioni per tentare di realizzare la casa delle associazioni una struttura stabile che dovrà sopravvivere all’emergenza terremoto, restando un punto di riferimento per la realtà nursina da sempre vivace e attiva».
Caravan e casette di Confcommercio Intanto non si ferma la solidarietà di Confcommercio. Quattro maxi caravan e sei casette mobili sono in viaggio verso la Valnerina, per essere consegnate ad altrettante famiglie di Norcia e Cascia colpite dal terremoto e si aggiungono alle altre 28 strutture abitative già consegnate nei giorni scorsi a imprenditori associati, alle famiglie dei loro dipendenti e alle persone che si trovano in situazioni di grave emergenza abitativa. Tutte le strutture sono state donate dai campeggi aderenti alla Faita Confcommercio e sono arrivate in Valnerina su sollecitazione di Confcommercio Umbria, che si è attivata dopo il terremoto per contribuire a trovare soluzioni all’estremo disagio delle imprese e delle popolazioni colpite. Alcuni campeggi del Nord Italia hanno così messo a disposizione, gratuitamente, 44 strutture in ottime condizioni e quelle che ancora mancano all’appello saranno consegnate nei prossimi giorni. Le strutture arrivate finora in Valnerina sono state donate dal camping La quercia di Bottona sul lago di Garda, dal camping Fusina vicino Venezia e dal camping La quiete di Verbania sul lago Maggiore.
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