La Cascata delle Marmore

di M.T.

Una, che è una, non riescono a farla filare liscia. Magari è sfortuna. E così pure una storia che potevano ‘vendersi’ come positiva – dopo quattro proroghe c’era finalmente la nuova assegnazione della gestione della cascata delle Marmore e dei centri educativi – potrebbe finire in tribunale.

L’Ati Già, perché l’assegnazione, da parte del Comune di Terni – ad un’Associazione temporanea di imprese, composta da Alis, Actl, Civita servizi e Sistema museo – per 2 milioni e 125mila euro per 3 anni, ai quali si aggiungono 283mila euro per i centri educativi, è molto probabilmente destinata ad avere strascichi legali e giudiziari.

L’esclusa Dall’Ati che si è aggiudicata tutto l’ambaradan, infatti, avrebbe dovuto far parte anche un altro soggetto, la Società cooperativa culture – con sedi a Roma e Venezia, ma che lavora in tutta Italia – che, però, come ha scritto la presidente, Giovanna Barni, al sindaco Di Girolamo, «dapprima invitata a presentare offerta, in raggruppamento con Alis, Actl, Sistema museo e Civita servizi, a poche ore dalla presentazione dell’offerta è stata inopinatamente ed incredibilmente esclusa dal raggruppamento ed impossibilitata a concorrere alla gara». Tanto che ne chiedeva il rinvio.

La concorrenza E il problema, secondo la presidente Barni, sarebbe bello grosso, perché «ha di fatto impedito alla scrivente di presentare individualmente l’offerta o favorire la formazione di un altro raggruppamento: circostanza che ‘mina’ una sana competizione, con profili vieppiù gravi se le offerte presentate fossero poche, pochissime, o addirittura una soltanto». Infatti: di offerta, alla fine, ne è arrivata una sola. E che, ovviamente, ha vinto.

La minaccia Tanto che la presidente di Società cooperativa culture, nella lettera inviata al sindaco, dopo aver ricordato che nel settore degli appalti pubblici «ogni restrizione della concorrenza può avere sia riflessi economici, quindi contabili, oltre che penali», preannuncia che «sarà costretta a tutelare gli interessi, propri e pubblici, in tutte le sedi deputate». Tribunale compreso, quindi, pare di capire.

La delusione Letizia Casuccio, che della Società cooperativa culture è direttore generale, non scende troppo nei particolari, quando dice che «ci sembrava di essere entrati in contatto con una realtà propositiva, fino a quando non abbiamo iniziato a percepire delle sensazioni poco chiare», ma poi diventa più decisa: «Ovvio che stiamo valutando tutte le iniziative da intraprendere a nostra tutela». Appunto.

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