In un mondo attraversato da sangue e violenza occorre farsi carico della memoria e dell’eredità dei santi come «condizione e possibilità di futuro». A dirlo è stato il nuovo vescovo di Perugia, monsignor Ivan Maffeis, nel corso delle celebrazioni per il patrono San Costanzo; per Maffeis, da pochi mesi nel capoluogo di regione, è stata una prima volta per delle celebrazioni – dalla tradizionale luminaria ai vespri nella basilica di San Costanzo – tornate dopo la pandemia.
L’omelia «Abbiamo tutti sotto gli occhi – ha detto nell’omelia – una storia intrisa di violenza e di sangue – dall’Ucraina all’Iran, per citare gli esempi più macroscopici -, una storia che sembra smentire la presenza di un disegno, di una ragione, di un Dio amico. Questa nostra stessa storia, però, è attraversata anche da un altro filo. C’è un filo rosso che racconta di esistenze donate, di perdono offerto, di amore portato con pazienza e generosità fino alla fine; racconta di un’esperienza che ha a che fare con la realtà, dà fondamento alla vita, la apre alla fraternità, alla carità, all’attenzione al debole e al povero». «L’inchiostro di questa storia – ha aggiunto – scorre nelle vene dei Santi, di San Costanzo e dei tanti santi che sono tra noi, che custodiscono le nostre famiglie, le nostre comunità e le nostre città. La loro vita è interpretazione concreta del Vangelo. La loro fede, la loro cultura e le loro scelte hanno costruito questa nostra Città. Farne memoria è fonte di riconoscenza; assumerne l’eredità è condizione e possibilità di futuro».
La luminaria Il sabato di celebrazioni si è aperto nel pomeriggio con la processione della luminaria, partita da Palazzo dei Priori e approdata, lungo la “via sacra”, fino alla basilica; un momento che simboleggia «il rinnovato legame» fra la Perugia religiosa e quella civile. A partecipare alla cerimonia molte persone e rappresentanti delle istituzioni, in primis il sindaco Andrea Romizi. Dopo la lettura dell’ordinanza istitutiva della luminaria, risalente al 1310, si è svolta la benedizione del fuoco e dei presenti da parte dell’arcivescovo al suono della campana della torre campanaria comunale. Durante il percorso chiarine e tamburi hanno scandito l’incedere della processione.
Gli omaggi In basilica si è poi tenuto il rito degli omaggi al patrono: il cero da parte del sindaco, la corona d’alloro da parte della polizia locale (presente anche con il suo coro) e gli altri doni simbolo della fede, della cultura e della tradizione perugina, cioè il torcolo, dolce tipico della festa a ricordo del martirio di Costanzo (donato dagli artigiani), il vin santo da parte di due giovani sposi e l’incenso da parte del Consiglio pastorale parrocchiale di San Costanzo. «La festa di San Costanzo – ha detto il sindaco – è fortemente sentita dai perugini. Quest’anno, dopo le restrizioni imposte dalla pandemia, la nostra comunità può ritrovarsi ancora una volta unita per godere di questo momento nel suo svolgimento più tradizionale. Un fatto che, insieme alle parole pronunciate dall’arcivescovo Maffeis in occasione della sua prima omelia per questa solennità, ci infonde fiducia e speranza».
Gli appuntamenti Le celebrazioni proseguiranno anche domenica: alle 17 nella cattedrale di San Lorenzo è prevista l’ordinazione sacerdotale del seminarista Claudio Faina e che sarà presieduta da Maffeis. Fino alle 20 invece in Borgo XX Giugno sarà presente la tradizionale Fiera grande di San Costanzo. In mattinata invece lungo corso Vannucci si è tenuta la seconda edizione della Corsa di San Costanzo, riservata al settore giovanile della Fidal e promozionali e organizzata dall’Atletica Capanne-Pro loco Athletic Team in collaborazione con l’Atletica Avis di Perugia. A mezzogiorno invece è partita la degustazione dei torcoli lungo corso Vannucci.