di Ivano Porfiri
@irvine76
A tre anni dal decreto varato da Monti per l’apertura di nuove farmacie, solo la Valle d’Aosta ha iniziato la procedura di interpello e accettazione delle vincitrici. Parecchie le regioni, invece, che hanno pubblicato la graduatoria: Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli, Liguria, Emilia, Toscana, Marche, Lazio, Molise e Puglia. E l’Umbria? Nel sito del ministero della Salute è ancora classificata come “bando scaduto” insieme ad altre sette regioni. In realtà, una graduatoria c’è e anche le verifiche sui vincitori. Ma tutto è impantanato per via del terremoto giudiziario causato dall’inchiesta sui presunti favoritismi ad alcune farmacie che ha coinvolto funzionari della Regione. Eventi della scorsa estate che hanno portato alle dimissioni di membri della commissione. Un intoppo, non certo il primo in questa vicenda, che ha bloccato tutto e che all’assessorato regionale alla Sanità stanno provando a dirimere. Ma, per capire meglio, è utile ricostruire l’iter figlio di una procedura concorsuale che definire farraginosa è poco.
Bando del 2013 Tutto nasce con il decreto dell’allora governo Monti convertito in legge il 24 marzo 2012 con il quale si apriva la strada all’apertura, in tutta Italia, di nuove farmacie. In base ai criteri fissati, e alla luce dell’approvazione di parte del Consiglio regionale delle sedi così come presenti nei comuni umbri il 22 febbraio 2013, per l’Umbria si è creato lo spazio per 39 nuovi punti di somministrazione di farmaci. La Regione ha emanato il bando un mese dopo con pubblicazione sul Bollettino ufficiale il 19 marzo e tutto sembrava procedere con passo spedito, tanto che il 15 aprile la Giunta procede alla nomina della commissione esaminatrice, composta da cinque membri: la dirigente regionale Maria Trani, il professore ordinario di Farmacia all’Università di Perugia Massimo Curini, il funzionario regionale Linda Richieri e due farmacisti ovvero Giovanni Procelli (direttore di farmacia comunale) e Paolo Carducci. Qui, però, c’è il primo intoppo. Quasi due mesi dopo, il dottor Carducci rassegna le sue dimissioni per un problema di “incompatibilità”. Motivo per il quale, acquisito il nominativo dall’Ordine dei farmacisti, l’11 giugno, al suo posto viene nominata la farmacista Elisabetta Carini.
Oltre 1.500 candidati Nel frattempo, il bando scade e l’11 luglio con determina dirigenziale, vengono ammessi 1.537 candidati in possesso dei requisiti richiesti, a fronte di 12 non ammessi e una domanda irricevibile (si tratta di una scrematura unicamente per errori di “forma” nella presentazione). In verità, i 1.537 candidati corrispondono a 912 domande, in quanto il bando dà la possibilità di presentarsi sia in forma singola che in forma associata, opzione quest’ultima scelta dalla maggioranza dei candidati.
Graduatoria e controlli Nell’ottobre 2014 si arriva alla formazione di una graduatoria, ma qui sorge uno dei problemi che deriva dalla natura stessa del bando formulato dal ministero: l’attestazione per autocertificazione dei requisiti. Una determina dirigenziale prende atto della graduatoria, ma viene mantenuta “segreta” ovvero senza comunicazione ai concorrenti, in attesa delle verifiche sui dati autocertificati. Esame che avviene anche abbastanza velocemente, se è vero che a giugno le prime 80 domande in graduatoria (quindi più del doppio delle potenziali vincitrici) sono state scandagliate. Tutto sarebbe pronto, insomma, per pubblicare la graduatoria definitiva e procedere all’assegnazione delle sedi. Ma qui succede il patatrac.
Terremoto e dimissioni In quei mesi alla Direzione regionale Salute e coesione sociale arriva come dirigente ad interim Gianni Giovannini, che si apprestava a convocare la commissione quando scoppia la bomba dell’inchiesta della Procura di Perugia per i presunti favori alle farmacie per avere autorizzazioni per cui non avrebbero titolo. Tra gli indagati anche i funzionari regionali del servizio accreditamento Antonio Perelli, Luca Orlandi e Linda Richieri. Quest’ultima è membro della commissione per il bando delle nuove farmacie, da cui si dimette insieme a un altro commissario facendola, automaticamente, decadere. Fra l’altro, la funzionaria del bando era la massima esperta in quanto ne aveva seguito tutto l’iter e, dopo le vicende legali, non se ne è più occupata.
Due strade ma paura di ricorsi «Da allora ci troviamo in una situazione molto delicata – spiega a Umbria24 Giovannini – in quanto noi dell’assessorato non possiamo modificare la graduatoria con l’esito scaturito dopo i controlli, solo la commissione è legittimata a farlo. Allora dobbiamo decidere quale strada intraprendere e siamo in attesa di pareri dal punto di vista legale e procedurale». Le strade da percorrere, in sostanza possono essere due, come chiarisce il dirigente: «O la nomina di una nuova commissione – dice Giovannini – ma ho ricevuto un parere negativo su questa opzione, oppure la pubblicazione della graduatoria prima dei controlli, quindi senza la necessità di modificare i punteggi, rimandando i controlli sui vincitori al momento dell’insediamento delle nuove farmacie». Giovannini vuole andarci con i piedi di piombo. «Senza dubbio – sottolinea – il tipo di bando, con la presentazione di autocertificazioni, non ci ha aiutato. A questo si sono sommate vicissitudini varie. Comunque, la volontà della Regione è di pubblicare in breve tempo una graduatoria per rispetto degli oltre 1.500 candidati e per un criterio di trasparenza. Stiamo attendendo verifiche per evitare una pioggia di ricorsi, anche se temo, qualunque strada prenderemo, sarà difficile evitarli».