di G.S.
«Oggi rispetto a quando abbiamo aperto, nel 2014, sono di più le persone che si rivolgono alla nostra struttura perché soffrono di disturbi del comportamento alimentare e si è verificato anche un abbassamento dell’età di esordio. Curiamo soprattutto giovani donne affette da anoressia e bulimia». Questa la testimonianza che arriva dalla Comunità terapeutico-riabilitativa ‘Città Giardino’ a Terni. In Umbria si stima che di Dca ne soffrano 15 mila persone. È proprio all’anoressia, alla bulimia e agli altri disturbi della nutrizione e alimentazione che è dedicata la Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, il 15 marzo. Nella città dell’Acciaio i monumenti si coloreranno di lilla e Umbria24, in occasione della ricorrenza, ha intervistato il responsabile clinico della struttura ternana, Lorella Panarese.
Comunità terapeutica ‘Città Giardino’ La struttura ternana nasce, nel 2014, con l’obiettivo di curare i disturbi del comportamento alimentare. La comunità è dotata di una equipe composta da diversi esperti tra cui medico, psicologo, nutrizionista, psichiatra ed educatore. «L’obiettivo del programma è quello di avere una cura sia sul versante nutrizionale, sia a livello psicologico – spiega Lorella Panarese -. ‘Città giardino’, inoltre, ha due programmi a disposizione del paziente: il primo, di tipo residenziale, più intensivo, che riguarda un percorso di alcuni mesi all’interno della struttura. Il secondo, invece, prevede un percorso semi-residenziale con incontri settimanali. Lo scopo è riuscire ad aiutare le giovani pazienti sia tramite colloqui individuali, sia attraverso le attività di gruppo».
Dca e giovanissimi ‘Città Giardino’ ha a disposizione in totale dieci posti letto per il programma residenziale e dieci per il semi-residenziale. «Al momento – continua il responsabile clinico della struttura – tutti e dieci i posti letto del residenziale sono occupati, mentre del semi-residenziale sono occupati circa sette/otto posti». La psicoterapeuta ha confessato a Umbria24 che negli ultimi anni, rispetto alla struttura ternana, si è verificato «un aumento dei casi di Dca soprattutto tra le giovani donne» e ha spiegato come si sia abbassata l’asticella dell’età delle pazienti: «Oggi si ammalano anche ragazze di 13/14 anni, oltre alle donne di 21/23 anni. A volte l’inizio questo problema è subdolo, può partire da una dieta che la ragazzina vuole fare per un senso di inadeguatezza rispetto al corpo, rispetto alle relazioni con gli altri; non c’è, però, un’unica causa scatenante il Dca, i fattori sono molteplici». La professionista ha continuato dicendo che «ci sono ragazze che hanno difficoltà importanti nella fase di crescita, nella fase evolutiva. Ci sono degli snodi evolutivi che le ragazze non riescono a superare in modo tranquillo e questo porta a dover fare un lavoro di osservazione, di analisi per capire quali sono gli effetti critici che si sono ‘inceppati’ in questa fase di sviluppo che possono essere di ordine familiare, di personalità, oppure la difficoltà a far fronte ad alcuni di momenti di crescita che sono vissuti in modo particolarmente critico, un temperamento di base, e tanti altri».
Problema non solo ‘al femminile’ «In molti pensano che siano solo le donne a soffrire di Dca, ma in realtà ne soffrono anche gli uomini. La clinica ternana agli inizi si occupava di alimentazione incontrollata e quindi curava anche ragazzi. Ora, invece, si occupa soprattutto di anoressia e bulimia ed è per questo che si ha una diminuzione dei casi di ricovero maschile. Anche il caso dei ricoveri dei trentenni è diminuito, sia maschile che femminile. Sono sporadici i casi di Dca a quell’età e nella maggior parte dei casi si tratta di ricadute», dice Panarese riferendosi alla sua esperienza in clinica.
‘Rivolgersi ai centri specializzati’ «Non sempre chi soffre di Dca ne è consapevole – spiega la responsabile di ‘Città Giardino’ -, la situazione è diversa per anoressia e bulimia. Nel caso dell’anoressia i segnali che gli altri possono vedere sono la perdita di peso importante, l’affaticamento, il cattivo umore, i comportamenti di isolamento. Per la bulimia, invece, i segnali sono diversi e possono non vedersi subito, perché la persona potrebbe fare pasti regolari. La malattia però in questo caso si manifesta con vomito autoindotto, assunzione, ad esempio di lassativi, aumento di attività fisica, tutto questo di nascosto da familiari e amici». Quello che consiglia la psicoterapeuta è di «invogliare le persone che soffrono di Dca ad agire ed informarle sull’esistenza di centro che possono essere di supporto».