Primo sciopero dei lavoratori di Idealposta s.r.l nella giornata di venerdì 17 novembre, contro quelle che definiscono «più o meno velate intimidazioni» da parte dell’amministrazione, in risposta alla decisione di sindacalizzarsi con il S.i. Cobas per portare avanti le richieste di migliori condizioni contrattuali. Il responsabile, Marco Urbani, respinge le accuse, ma ammette di aver telefonato ad una testata umbra, «gli ho detto ‘ti faccio una denuncia’». Sarebbe stata ‘colpevole’ di avere pubblicato il comunicato del sindacato.
Le richieste La decisione dei dipendenti, spiegano, «risiede nella volontà di ottenere degli adeguamenti contrattuali con conseguenti aumenti salariali e il rispetto delle norme di sicurezza». Tali richieste avrebbero avuto, come conseguenza, «minacce circa la conservazione del posto di lavoro e offerte di aumenti a patto di lasciare il sindacato». Un’ulteriore problema risiederebbe nel fatto che i dipendenti, per contratto, sono tenuti «solo alla consegna di lettere e cartelle esattoriali». Tuttavia, raccontano di ritrovarsi per lo più «a dover consegnare pacchi». Tale situazione però non avrebbe avuto come conseguenza un adeguamento del contratto – «non rinnovato dal 2015» – alle nuove mansioni, nè ci sarebbero stati aumenti salariali. I dipendenti lamentano infatti «salari inferiori rispetto a quelli di altre imprese nello stesso settore».
Intimidazioni «Lo sciopero – dicono i Cobas – serve a creare disagio per l’azienda, che dovrà pagare una penale per ogni pacco non consegnato. La partecipazione inoltre della quasi totalità dei dipendenti nelle sedi di Bastia Umbra e Città di Castello dimostra l’appoggio a queste proteste e la necessità di un cambiamento». Ad essere destinatari di messaggi indesiderati da parte del responsabile, non sarebbero solo i dipendenti, che durante il presidio preferiscono non rilasciare interviste in susa presenza. Durante la protesta, emerge che anche un giornalista sarebbe stato suggerito di non occuparsene.
La risposta Il responsabile prima respinge le accuse, poi ammettere di fronte ai giornalisti di aver effettivamente intimidito almeno un dipendente, «ma mai gli altri». Quanto al giornalista «l’ho chiamato e gli ho detto ‘ti faccio una denuncia’», ha raccontato. Sulle accuse di non rispettare il contratto, Urbani replica che loro consegnano «solo cartelle esattoriali. È da un mese che consegniamo anche pacchi. Anzi, pacchetti!».