di Chiara Fabrizi
In un anno i prestiti bancari ai piccoli e micro imprenditori dell’Umbria, ovvero commercianti, lavoratori autonomi e artigiani, è crollato di quasi 140 milioni di euro. Lo rileva l’Ufficio studi di Cgia di Mestre segnalando che la regione è tra quelle che nel 2022 ha maggiormente patito l’ulteriore flessione del credito, che qui è del 6,5 per cento.
Crollano i presti bancari a piccoli e micro imprese umbre La stretta creditizia fa più male soltanto in Liguria (-7,1 per cento), mentre è pressoché analoga in Friuli Venezia-Giulia (-6,5). Il crollo registrato in Umbria, però, è superiore sia a quello medio del Centro Italia (-4,6) che a quello nazionale (-4,3). Nel focus diffuso sabato mattina dalla Cgia di Mestre viene, quindi, evidenziato che nel 2021 lo stock dei prestiti alle imprese umbre con meno di venti dipendenti girava sopra ai 2,1 miliardi, mentre nel 2022 è sceso al di sotto dei 2 miliardi, fermandosi precisamente a 1,976 miliardi.
Peggio Perugia di Terni La flessione più significativa si è registrata in provincia di Perugia, che è anche la 19esima provincia italiana (su 107) per contrazione del credito concesso dagli istituti di crediti. Qui in valori assoluti, i piccoli e micro imprenditori hanno dovuto rinunciare a 114,4 milioni di euro (- 6,7 per cento) a fronte di impieghi complessivi che nel 2021 si attestavano appena sopra a 1,7 miliardi e nel 2022 sono si sono quindi attestati a circa 1,6 miliardi. La stretta non ha risparmiato neppure Terni, 31esima provincia in classifica, dove gli effetti sono stati, però, appena più lievi: qui i piccoli e micro imprenditori hanno perso quasi 23 milioni di euro a fronte di uno stock creditizio che nel 2021 sfiorava 395 milioni e che nel 2022 si è fermato a 372 milioni.
Le cause secondo la Cgia di Mestre Nell’analisi, gli esperti dell’ufficio studi della Cgia di Mestre, ricordano che questi «piccoli e micro imprenditori gestiscono aziende tradizionalmente sottocapitalizzate e a corto di liquidità, già da tempo non più appetibili commercialmente dal sistema bancario». Ad aggravare la posizione di artigiani, commercianti ed esercenti è stata anche «l’esplosione del commercio online e la storica concorrenza della grande distribuzione, oltre al peso delle tasse e dei costi fissi». Tutto ciò, secondo la Cgia di Mestre e non solo, «ha contribuito a diminuire in misura significativamente preoccupante il numero delle botteghe e dei negozi di prossimità presenti nel Paese. Una scia di chiusure iniziata molto tempo fa che, purtroppo, si sta ritorcendo contro le famiglie, che vedono peggiorare la qualità della vita dei luoghi in cui vivono, ma anche contro gli istituti stessi, che hanno perso correntisti e quote di mercato non trascurabili». Gli esperti dell’ente privato veneto, però, evidenziano anche che «sarebbe sbagliato accusare le banche di essersi ‘disinteressate’ del popolo delle partite Iva», perché «il mondo del credito nell’ultimo decennio ha subito molte restrizioni imposte dalla Bce», che ne «hanno aumentato enormemente la soglia del merito creditizio, ‘allontanando’ tantissimi piccoli imprenditori dai canali ufficiali di approvvigionamento della liquidità». Inevitabile, dunque, l’avvertimento ad alzare la guardia su il rischio usura.