Crescono in media del 2,39% le tariffe del servizio di raccolta rifiuti porta a porta nel comune di Terni, ma il tasso di incremento varia da categoria a categoria e in particolare la meno ‘stressata’ è quella delle utenze domestiche.

Taric Terni Il calcolo deriva dall’adeguamento del Pef che, tuttavia, lunedì mattina non ha trovato l’ok in commissione per lo sforamento dei tempi dei lavori in aula. A intralciare l’operatività dell’organismo consiliare, la necessità di intervenire sul testo inoltrato ai commissari. Un algoritmo malfunzionante aveva infatti alterato alcuni numeri. I tecnicismi politici del caso hanno fatto il resto. Dall’opposizione è arrivata l’osservazione sul numero dei conferimenti in diminuzione come elemento peggiorativo.

Asm Tuttavia Tiziana Bonfiglio di Asm ha avuto modo di spiegare che la richiesta deriva dagli utenti al fine di calmierare i costi del servizio. Questa in effetti – come emerso dalla spiegazione del meccanismo alla base – la chiave per poter ipotizzare tariffe inferiori.

Auri Giuseppe Rossi, direttore di Auri in commissione a Palazzo Spada ha spiegato che «negli anni passati è stato praticato un riequilibrio col gestore del servizio perché i costi a suo carico sono risultati più alti di circa il 15% rispetto alla previsione di spesa. Per Terni 5,6 milioni il costo della raccolta della frazione secca (dove il 65% è rappresentato dal personale). Le entrate coprono solo il 22%. Il resto il gestore lo ricava dalla vendita del materiale. «Il Comune di Terni – ha evidenziato Bonfiglio – propone un aumento medio del 2,39% nel Pef, inferiore al tasso di inflazione. Questo comune peraltro vanta i migliori livelli di raccolta, al prezzo più basso di tariffe di tutta l’Umbria. L’incremento tariffario graverà meno sulle utenze domestiche. Da sottolineare che rispetto a una prima stesura del dossier tariffario, per effetto di un algoritmo che non ha funzionato, è stimato un risparmio sulle quote variabili di 400 mila euro l’anno».

Terza commissione La modifica necessaria alla delibera passa per Alternativa popolare e gli altri gruppi storcono il naso. Il tempo scorre e la sola votazione che passa è quella dell’emendamento. Quella sul Pef non decolla; il Piano arriverà sui banchi del consiglio senza parere.

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