di Mario Mariano

Coraggio o incoscienza, la scelta a chi ha seguito il Grifo del Bentegodi. O forse entrambe le qualità sono state decisive per rimediare al doppio svantaggio. Una partita che sembrava segnata, come quella di giovedì in Coppa Italia, che Nicastro prima e Belmonte in fase di recupero hanno riacciuffato, per un 2-2 che con un eufemismo definiamo pesante, ma ci si può sbilanciare nel definire basilare per il cammino della squadra. Bucchi può segnare sull’agenda le date del 1 e del 4 dicembre, perché è accaduto che, in due stadi di serie A, il Perugia ha acquisito la consapevolezza della consistenza della propria rosa. In quattro giorni Bucchi ha capito più che mai che non esistono sostanziali differenze tra chi va in campo e chi va in panchina e che la competitività rappresenta un valore aggiunto. A Bucchi ora resta da superare l’esame più importante, rappresentato dal trovare la soluzione nelle partite interne,quando l’avversario di turno propone un gioco a sbarramento.

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A Verona i due goal sono stati realizzato nella coda dei due tempi, segno di una inversione di tendenza, quando sul finale erano gli avversari a recuperare, ma l’aspetto da sottolineare è che Bucchi ha avuto un coraggio leonino nel sostituire Nicastro, che non solo aveva realizzato un gol spettacolare, ma che resta sempre una bocca da fuoco importante. È stato il sostituto dell’attaccante siciliano che ha aperto prospettive offensive più importanti: come aveva fatto a Marassi, Drolè ha fatto venire la lingua lunga ai difensori veneti, già in affanno ogni volta che il Perugia si avvicinava dalle parti di Nicolas.Il paradosso è poi stato quando è entrato Rolando Bianchi, pur senza assurgere al ruolo di protagonista, l’ex Toro ha aumentato la pressione, infittito l’area del Verona, così che il tenace Belmonte è andato a mondarsi delle colpe del prime tempo. Vale la pena ripeterlo, la squadra crea gioco, ma in attacco vive di spunti individuali, per carità gol spettacolari, finalmente anche frutto di calci piazzati, e allora sarà bene ricordarsi che in casa si potranno sfruttare le stesse opportunità. Lo stesso Verona ha dimostrato limiti evidenti nella fase di contenimento del gioco avversario; non avendo Pecchia un metronomo a centrocampo, con Fossati portato sempre alla verticalizzazione del gioco, è costretto a giocare a pieno ritmo per il maggior tempo possibile. Salvo, poi, che il serbatoio va in rosso e arrivano i problemi.

ROSATI: Due reti senza responsabilità dirette, e due super interventi in avvio.Ha fatto la sua parte, riprendendosi maglia da titolare e fascia da capitano. Voto: 6.5

BELMONTE: Irriso da avversari che avevano ingranato la quinta marcia già negli spogliatoi o, sembra Ercolano, sempre in procinto di stramazzare a terra, ma la tempra del vecchio combattente si vede nel finale. Capisce che il Verona teme di più i quattro attaccanti in area e così lui approfitta della libertà concessagli per stampare il gol più bello della sua carriera e fissare il momento di gioca più importante dopo i tanti rospi inghiottiti. Voto: 6.5

VOLTA: Vorrebbe riscattarsi per il piazzamento incerto sui due goal subiti e per l’ammonizione gratuita, ma la sorte favorisce Belmonte. Di lui resta il tentativo di porre rimedio è qualche affanno in fase difensiva. Voto: 6-

MONACO: Sperimenta come basta un attimo di indecisione per essere puniti, ma non per fortuna non tutti sono Pazzini. Spinge nel secondo tempo, quando la squadra avanza di 20 metri il proprio baricentro e cresce a vista d’occhio. Voto: 6+

DI CHIARA: Sorpreso e deconcentrato e così lo scivolone sul secondo gol può trovare una chiave di lettura, ma c’è anche un piazzamento sbagliato e c’è poca qualità nella spinta. Voto: 5.5

BRIGHI: Come quei capi d’abbigliamento che svolgono una doppia funzione. Funziona meglio nella ripresa, quando l’avversario a forza di correre mostra dei limiti, l’ex romanista cuce e allunga il gioco. Pochi acuti, ma c’era chi ci ha pensato a cantare al momento giusto. Voto: 6

ZEBLI: Bucchi evidentemente ne ha accelerato i tempi di recupero, perché il giovanotto non emerge, quasi sembra faticare a trovare una collocazione tattica. I più si aspettavano Ricci, dopo la prestazione di Marassi, ma alla fine il tecnico ha fatto ricadere la scelta sull’ivoriano, unico cursore di un centrocampo di piedi buoni. Voto: 6 (21′ st ACAMPORA: Sarà un caso, ma entrato lui la squadra ha accresciuto la spinta offensiva e rischiato poco o nulla in fase difensiva. Voto: 6+)

DEZI: Meno arrembante, più accorto e comunque capace quando avanza e conclude di essere dotato di un tiro mai banale. Voto: 6.5

NICASTRO: La perla del gol che riapre la partita, realizzato da attaccante capace di trovare tempo di battuta e coordinamento nel calciare a rete con precisone nella traiettoria del tiro incorporata, basta per fargli guadagnare apprezzamenti, che aumentano quando accetta da autentico professionista il cambio senza la minima smorfia. Voto: 6.5 (21′ st DROLE: Apre scenari nuovi in fase offensiva e sfiora il gol con un diagonale, facendosi perdonare qualche azione troppo individualistica, in attesa di un recupero totale, un’arma letale partendo dalla panchina. Voto: 6.5)

DI CARMINE: Un po’ disperso per il campo, più pronto ad aprire varchi che ad inserirsi tra le maglie della difesa avversaria, è nella considerazione di Bucchi che lo tiene in campo sostituendo Nicastro. Voto: 6

GUBERTI: Nulla che non si sapesse, la conferma che nei calci piazzati può e deve giocare sempre un ruolo da protagonista. Voto: 6.5 (31′ st BIANCHI: Incide eccome, basta contare i salvataggi in angolo dei veronesi che sentono il fiato sul collo di uno che anche senza pallone riesce a muoversi per mandare in tilt gli avversari. Voto: 6)

BUCCHI: Sprizza gioia da tutti i pori, in panchina non perde mai la calma e quel suo modo di gestire la partita autorizza la squadra a credere nei propri mezzi. Si ha la sensazione che sappia quando intervenire con i cambi; è audace e fortunato, ma come sappiamo le due qualità vanno di pari passo. Voto: 7

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