Prosegue il percorso di avvicinamento di Umbria24 ai Campionati mondiali di calcio, che partiranno il 12 giugno. Vivremo il countdown con 11 puntate dello speciale ‘Aspettando Brasile 2014′: un percorso tra storia, aneddoti, curiosità con la speranza che sia di buon auspicio per gli Azzurri
ASPETTANDO BRASILE 2014: TUTTE LE PUNTATE
BRASILE 2014: CALENDARIO COMPLETO
di Leo Forleo
Vincere una partita all’ultimo minuto è qualcosa che ti fa provare una gioia indescrivibile. Soprattutto, ma non necessariamente, in un incontro importante, magari una partita di Coppa o proprio un Mondiale quando un episodio, un gol possono essere poi decisivi per l’andamento dell’intero Torneo.
Per esempio, il Barcellona di Guardiola, la squadra che ha stupito il mondo giocando un calcio nuovo e affascinante (l’ormai famoso Tiki Taka), che ha vinto tanti trofei nazionali ed internazionali (2 Champions League, 2 Supercoppe Uefa, 2 Mondiali per Club più svariati campionati e coppe nazionali), questa grandissima squadra allenata da un allenatore molto preparato, in realtà, nasce una sera a Londra grazie ad un gol proprio all’ultimo minuto. Quel 6 maggio del 2009, nella semifinale di ritorno della Champions League, il Barcellona stava soccombendo, a sorpresa, contro il Chelsea di Hiddink: i blaugrana giocavano in 10 contro 11, attaccavano con orgoglio e determinazione ma non riuscivano a segnare quel gol che avrebbe potuto dare loro l’accesso alla Finale di Roma. Ma, grazie anche ad alcune decisioni arbitrali discutibili, erano ancora in gara quando, all’ultimo minuto, un’azione insistita e tambureggiante, l’ultima azione disperata dei catalani, consente a Iniesta di calciare dal limite dell’area. Lo spagnolo riesce a mantenere la lucidità necessaria e tira fuori le ultime energie per scoccare un tiro imparabile che si insacca alle spalle del portiere Cech: esplode la gioia incontenibile dei catalani e “Stamford Bridge” diventa un piccolo grande “Camp Nou” dove i ragazzi di Guardiola festeggiano, insieme ai tanti tifosi che li avevano seguiti a Londra, un risultato ormai insperato. Ecco, forse solo chi ha vissuto qualcosa del genere può capire cosa si prova in questi momenti.
La storia del Calcio e dei Campionati del Mondo è, naturalmente, piena di episodi come quello appena descritto, ed anche a noi italiani è capitato di vivere nel bene e, purtroppo, anche nel male incredibili emozioni come queste.
Ai Mondiali di Germania 2006 incrociamo, abbastanza sorprendentemente, la Nazionale australiana negli Ottavi di Finale di quei Campionati del Mondo. Sono per noi dei Mondiali di Calcio un po’ particolari per l’atmosfera che circonda la Nazionale italiana. Infatti, poche settimane prima di partire per la Germania, il calcio italiano viene travolto da uno scandalo che coinvolge le squadre più famose, seguite e titolate e, fra tutte, la più blasonata: la Juventus. E’ il famigerato ciclone di “Calciopoli” che condannerà (insieme a Lazio, Milan e Fiorentina) proprio la Vecchia Signora all’inferno della Serie B, mai disputata in passato, all’onta di ben 2 scudetti revocati, che travolgerà il gruppo dirigente della squadra della famiglia Agnelli e che coinvolgerà anche suoi giocatori, alcuni dei quali, nel corso di quella calda estate, “emigreranno” verso lidi più appetibili che la Serie B italiana come il Real Madrid, il Barcellona, l’Inter, ecc. Per questo, la Nazionale azzurra avrà attorno l’atteggiamento quasi ostile di tifosi e giornalisti: nell’immediata vigilia dei Mondiali viene chiesta la testa dell’allenatore Marcello Lippi, reo di avere il figlio implicato in modo a dir poco imbarazzante nello scandalo, o, addirittura, viene chiesto di ritirare la fascia di capitano a Cannavaro, le cui chiacchiere al telefono con Moggi & co vengono rese pubbliche e, anche se per nulla rilevanti, contribuiscono ad alimentare il malumore dei tifosi. Insomma, in questo clima non certo sereno iniziano i nostri Mondiali che ci vedono, comunque, protagonisti: superiamo il girone ed arriviamo, quindi, alla partita contro l’Australia di cui sopra.
In teoria, quella contro i “canguri” dovrebbe essere una partita non difficile per noi, tale è il divario in termini di tradizione e valori tecnici che ci differenzia dai nostri avversari. Ma, si sa, i pronostici ai Campionati del Mondo, certe volte, sono fatti per essere messi in discussione.
Gli australiani sono allenati da Guus Hiddink (proprio lo stesso allenatore giramondo menzionato all’inizio come allenatore del Chelsea nel 2009), sono alla loro seconda partecipazione ad un Campionato del Mondo ed il loro approdo agli Ottavi di Finale è già un ottimo risultato, ottenuto in un girone mica facile con Brasile, Croazia e Giappone.
Noi, reduci da un deludente Mondiale 2002 e da un’altrettanto deludente Europeo 2004, e preceduti dallo scandalo ricordato prima, in Germania, forse per la prima volta, non siamo annoverati tra i favoriti (e questo, forse, ci porterà fortuna…) ma siamo comunque temuti e, ovviamente, ritenuti stra-favoriti nella sfida con i Socceroos. Quel 26 giugno del 2006, nello stadio di Kaiserslautern, scendiamo in campo con la seguente formazione: Buffon tra i pali, Zambrotta e Grosso laterali di difesa, coppia centrale formata da Cannavaro e Materazzi, centrocampo con Pirlo e le gambe e i polmoni di Perrotta e Gattuso, attacco con Del Piero, Toni e Gilardino. Solo a leggere questa formazione agli australiani tremano le gambe.
Infatti, già nel primo tempo di quella sfida, le occasioni migliori sono per noi anche se, a onor del vero, i nostri avversari non demeritano e cercano di non farsi schiacciare e di giocarsela. La prima frazione termina 0 a 0. Nel secondo tempo accade quel che non ti aspetti: dopo soli 5 minuti l’arbitro, con una decisione forse un po’ affrettata, sventola il cartellino rosso sotto gli occhi, increduli, del nostro Marco Materazzi. Gli azzurri restano in 10 contro 11 e la sfida si fa, adesso, dura. I “canguri” ci credono ed iniziano ad attaccare con più convinzione anche se la nostra difesa con Buffon, Zambrotta, Grosso, il neo-entrato Barzagli e soprattutto capitan Cannavaro è insuperabile. A un quarto d’ora dalla fine il ct Lippi decide di giocarsi la carta Totti, facendolo entrare al posto di Del Piero: il romanista non farà sfracelli ma sarà decisivo segnando il gol della vittoria. Ma chi, alla fine, risulterà il vero protagonista di quel match è il difensore Fabio Grosso.
Il ragazzo romano è, forse, il meno famoso dei suoi colleghi di Nazionale: gioca, insieme al compagno azzurro Barzagli, nella squadra del Palermo che lo aveva acquistato, nel Gennaio 2004, dal Perugia. Sono, infatti, alcuni osservatori della squadra del capoluogo umbro che lo scovano in C2 nel Chieti dove contribuisce, nella stagione 2000-2001, alla bella promozione in C1. E’, quindi, nella squadra del Grifo che Grosso, agli ordini di Serse Cosmi, fa il suo esordio nel calcio che conta, la serie A, che lo porterà ad approdare prima nell’ambiziosa squadra siciliana e, poi, in Nazionale.
Quel pomeriggio a Kaiserslautern, proprio all’ultimo minuto di quella sfida che si era fatta così difficile per gli Azzurri di Lippi, quando stava per scoccare il 93°, ultimo di recupero, e quando ormai i supplementari sembravano inevitabili, Fabio Grosso si rende protagonista di un assolo fantastico sulla fascia sinistra, salta un primo avversario, entra in area di rigore, salta il secondo che però lo stende: l’arbitro, appostato in modo impeccabile, porta il fischietto alla bocca e decreta il rigore. Incredibile: se andate a rivedere quelle immagini vedrete che mancano proprio pochi secondi alla fine quando viene fischiato il rigore per gli Azzurri. Il primo ad abbracciare il difensore del Palermo è Iaquinta, che era entrato all’inizio di ripresa al posto di Gilardino, ma poi arrivano tutti gli altri che si complimentano con quel loro compagno forse un po’ timido ma che nel momento più importante aveva tirato fuori il talento e la personalità per regalarci quella strepitosa occasione. Ma ora veniva il difficile: quel rigore al 93° doveva essere trasformato e poteva rappresentare per noi non solo la vittoria di quel match di Ottavi di Finale ma anche un trampolino verso le Semifinali, visto che ai Quarti ci attendeva la vincente di Svizzera-Ucraina, non certo due squadre imbattibili.
E’ Francesco Totti che si prende la responsabilità di prendere quel pallone e piazzarlo su dischetto: sono attimi di grande tensione e noi tutti a casa li seguiamo col fiato sospeso. Forse, dal punto di vista televisivo, sono i minuti più belli ed intensi della storia della Nazionale di Calcio, sicuramente di quel Mondiale: le telecamere indugiano in un primo piano strettissimo sugli occhi e lo sguardo del capitano della Roma, intervallando quelle immagini con quelle dei tifosi italiani e non che, sugli spalti, attendono con trepidazione. L’arbitro, per aumentare l’ansia di tutti, fa sistemare meglio il pallone sul dischetto e, quindi, l’inquadratura stringe ancora sugli occhi di Totti che non lasciano trasparire alcuna emozione. Finalmente l’arbitro fischia, il nostro numero 10 parte e tira… ed è gol! Bellissimo! Finisce qui, non c’è più tempo per proseguire, abbiamo vinto, grazie Francesco, grazie Fabio!
Per tutti noi, un’emozione grandissima; per Grosso qualcosa di fantastico e forse irripetibile. Eppure il calcio, che sa regalare storie entusiasmanti ed imprevedibili, avrebbe riservato all’ex terzino del Perugia un’emozione ancora più grande quando nella Semifinale contro i nostri storici rivali della Germania, ancora quasi all’ultimo minuto, il difensore azzurro avrebbe segnato il gol, bellissimo, che ci avrebbe spalancato le porte della Finale di Berlino. Ma questa è un’altra storia.