I membri del Comitato (foto U24)

di Daniele Bovi

«È la legge più incostituzionale d’Italia». Le parole sono del professor Felice Besostri, l’avvocato meglio noto come l’ammazza-Porcellum che insieme ai colleghi Michele Ricciardi e Giuseppe Pennino mercoledì mattina rappresenterà, al tribunale civile di Perugia, il Comitato per la democrazia in Umbria che ha fatto ricorso contro la legge elettorale regionale, ribattezzata Umbricellum. Gli avvocati, insieme a tutti gli altri membri del Comitato (Michele Guaitini di Radicaliperugia, Luigino Ciotti di Sinistra anticapitalista, Adriana Galgano di Scelta civica, il professor Mauro Volpi e i deputati Tiziana Ciprini e Filippo Gallinella del M5S) con una conferenza stampa hanno fatto il punto martedì pomeriggio a Perugia proprio in vista dell’udienza. Mercoledì, secondo quanto spiegato, potrebbe anche essere rinviata la discussione dato che, rivela Besostri, la memoria difensiva della Regione sul sistema telematico è stata caricata solo due giorni fa benché depositata il 22 maggio. Quindi, c’è stato poco tempo per esaminarla.

I perché del ricorso Besostri, che si è guadagnato il soprannome per aver vinto il ricorso contro il Porcellum, ha spiegato quelle che sono le motivazioni alla base del ricorso, che mette nel mirino il premio di maggioranza senza soglia minima dei voti da raggiungere, il cosiddetto ‘premio di minoranza’ al candidato presidente che arriva secondo, la ‘riserva di seggio’ al 2,5 per cento per i partiti alleati alla coalizione vincente e il riparto degli scranni che avviene non in base ai voti ottenuti dalle liste ma in base ai voti ottenuti dai candidati alla presidenza della regione. Besostri come riferimento prende la sentenza della Corte costituzionale 1 del 2014, «che è sì relativa – ha detto – alla legge elettorale nazionale ma che ha stabilito dei principi validi dappertutto, come quello che in un sistema che si definisce proporzionale l’elettore si aspetta che il riparto dei seggi avvenga in base ai voti riportati dalle liste».

C’è l’interesse «Noi – ha spiegato – diciamo che il popolo è sovrano, che esercita la sua funzione attraverso il voto, e che i cittadini hanno diritto di votare secondo la Costituzione». L’avvocato ha anche detto che «la difesa della Regione, sostanzialmente procedurale, non ha senso perché si dice che non avremmo interesse a ricorrere dato che le elezioni si sono già svolte. In ogni momento però ci deve essere una legge elettorale applicabile, ed essa deve essere conforme alla Costituzione». Besostri si concentra anche intorno a un altro concetto, quello stabilito dalla legge 165 del 2004 che parla di «stabili maggioranze consiliari, non del presidente. Chi vota solo il candidato presidente vuol dire che non gradisce alcuna lista. A contare sono i voti date alle liste e infatti tutta la difesa si basa si basa sulla legge 165, che nella delibera e nel testo dell’Umbricellum però non viene citata».

CASCIARI-BIANCARELLI, IL 5 CASO IN CONSIGLIO DI STATO

La questione di quali voti bisogna conteggiare è molto importante, ed è alla base dello scontro a suon di ricorsi tra Giuseppe Biancarelli (Umbria più uguale) e Carla Casciari, che si giocano un posto in consiglio; una querelle che giovedì verrà affrontata dal Consiglio di Stato. Tornando all’Umbricellum, altra nota dolente «che inficia tutta la legge» è la mancanza del parere preventivo del Comitato per le pari opportunità: «Loro – dice Besostri – sostengono ci sia, ma a mio avviso no e infatti nella delibera non viene citato. È stato dato ‘informalmente’?». Sul tavolo il Comitato, attraverso il portavoce Michele Guaitini, ha messo anche una proposta di modifica della legge: «Bisogna – ha detto rivolgendosi a tutti i gruppi consiliari – eliminare il premio di maggioranza, quello di minoranza, la quota del 2,5 per cento e stabilire che il riparto viene fatto sulla base dei voti alle liste. Comunque vada, contro questa legge batteremo tutte le strade, l’avremmo contestata anche se la Marini avesse vinto col 60 per cento».

Italicum nel mirino Secondo l’avvocato Pennino poi «qui in Umbria sono stati superati i limiti di ragionevolezza e uguaglianza, quindi la legge non è conforme ai principi costituzionali, qui palesemente violati». Tra l’Umbricellum e la nuova legge elettorale voluta dal governo Renzi, l’Italicum, il Comitato vede delle analogie: «Entrambe – dice Volpi – sono figlie di uno stesso disegno che prefigura l’avvento dell’uomo solo al comando». E così il Coordinamento per la democrazia costituzionale presenterà, come ha spiegato Besostri, un ricorso contro l’Italicum in tutte le 26 sedi di Corte d’Appello («almeno un giudice – dice – la manderà di fronte alla Corte costituzionale»), la proposizione di due referendum abrogativi (su premio di maggioranza e capilista bloccati) e, soprattutto, la costituzione dei comitati per il «No» per l’imminente referendum confermativo delle modifiche della Costituzione in corso di approvazione in Parlamento. Comitati che, sostiene Volpi, vanno fatti anche in Umbria.

Twitter @DanieleBovi

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