di Marco Torricelli
Il tono è quello di sempre. Pacato e senza alzate di voce. Ma il contenuto è pesante come un macigno. E in vista di due appuntamenti importanti, la segreteria – giovedì pomeriggio – e l’assemblea comunale del Pd – sabato – potrebbe avere effetti dirompenti.
Il tema Marco Malatesta, assessore comunale uscente ne parla «dopo averlo detto al mio segretario (Andrea Delli Guanti; ndr) al quale ho espresso tutto il mio rammarico per il fatto che, a mio modo di vedere, ha inchiodato il partito alla questione delle ‘deroghe’, invece che permettergli di dispiegare tutte le energie nella direzione giusta, cioè quella di spiegare alla città che il nostro partito è l’unico ad avere le potenzialità per affrontare e risolvere quelle problematiche con le quali si deve confrontare».
Deroga chiesta E annuncia: «Ho chiesto ufficialmente la deroga al mio partito e, quindi, di candidarmi nella nostra lista per le prossime elezioni amministrative». La richiesta, ovviamente, somiglia molto ad una provocazione: «Ma non vuole essere una semplice alzata di scudi – chiarisce Malatesta – o un volersi mettere di traverso o contro qualcuno, tanto che io la deroga non l’avevo chiesta ed avevo annunciato di voler tornare a fare il mio lavoro. Io voglio porre un problema politico e di metodo».
Zero deroghe Che la questione deroghe potesse filare via liscia, per la verità, non se lo aspettava nessuno e, infatti, la decisione presa nell’ultima riunione di segreteria – due deroghe per altrettanti consiglieri comunali che hanno già fatto due mandati, cosa peraltro considerata fattibile dallo statuto; alla quale ne è stata aggiunta una terza, per un assessore uscente – sembra destinata ad avere una coda decisamente pericolosa il Partito democratico: «Io chiedo – dice infatti Malatesta – che il mio partito esca da questo equivoco e che la segreteria e l’assemblea prendano una decisione importante. Nessuna deroga deve essere concessa. Nemmeno a chi ha fatto due mandati».
Renziano Lui, Malatesta, dice di parlare «da ‘renziano’ convinto e, come tale, mi chiedo come potrebbero, gli uomini e le donne del mio partito, chiedere la fiducia agli elettori se, prima, non dimostrano essi stessi di essere in grado e di voler rispettare quelle regole che noi stessi ci siamo dati». Secondo l’assessore uscente «il Partito democratico deve uscire, definitivamente, dalla logica in base alla quale ogni gruppo o gruppetto interno si senta autorizzato a fare pressioni per questa o quella deroga da concedere».
La strategia La conclusione è amara: «A quaranta giorni dalle elezioni – dice Marco Malatesta – mentre anche la più piccola lista civica è impegnata a presentarsi alla città con un programma o presunto tale, il mio partito, quello che io ritengo l’unico in grado di dare risposte serie alle istanze dei cittadini, non ha ancora trovato il tempo di illustrare il suo, di programma. Perché preso in altre faccende». E insiste: «Facendo così permettiamo a chi, come il Movimento 5 Stelle, che secondo me non sarà mai in grado di affrontare e risolvere i problemi, di fare il tiro al bersaglio contro di noi, disorientando gli elettori».