di Marta Rosati
«Le falde acquifere contaminate da trielina non sono più un mistero, ma intanto – ammonisce Liberati – dalla Regione non ci dicono che stanno per fare un acquedotto da oltre 20 milioni di euro per portare acqua pulita a Terni. Invece di bonificare e limitare le perdite delle condotte esistenti, vengono ad estrarre oro blu in Valnerina, peraltro con captazioni previste nei pressi di una vecchia discarica». La scoperta recandosi direttamente sul posto: venerdì mattina, un gruppo di pentastellati, capitanati da Andrea Liberati, ha raggiunto Terria, la frazione del comune di Ferentillo da dove dovrebbe avere inizio l’acquedotto plurimilionario inserito nelle linee strategiche regionali dai primi anni ’80.
Acquedotto Terria-Pentima Il candidato del Movimento 5 stelle, alla presidenza della Regione Umbria, torna a parlare di un’opera con radici lontane alla quale le associazioni ambientaliste del territorio sono da sempre contrarie. Lo scorso febbraio il consiglio comunale di Arrone ha dedicato alla questione persino una seduta straordinaria e la stessa è stata risollevata poi lo scorso marzo, nel corso di una conferenza stampa indetta dall’Arpa per riferire sui dati relativi alle falde acquifere della Conca.
Terria Nel comune di Ferentillo, in località Terria appunto, Liberati ha mostrato la stratificazione dei rifiuti di una vecchia discarica. Il consigliere 5 stelle del Comune di Terni, Thomas De Luca, ha spiegato che proprio in quella stessa area sono previste le captazioni idriche: «La discarica è censita negli appositi registri regionali – dichiara De Luca – ma non è mai stata menzionata nell’iter autorizzativo di questo acquedotto. È vero che si trova a valle rispetto alle opere di presa – prosegue il consigliere – ma in tanti anni, e a oltre 200 metri di profondità on avrà forse causato danni ambientali nel sottosuolo?».
Italia Nostra Valnerina A Terria, venerdì mattina anche un’esponente dell’associazione Italia Nostra Valnerina, dimostratasi sensibile al tema: «Perché – si chiede accorata – continuare a depredare le risorse del territorio invece di tamponare le perdite dell’attuale acquedotto di Terni? Sorge il dubbio – conclude la dottoressa Pucciatti – che l’opera sia stata studiata ad hoc per l’accaparramento di acqua a vantaggio delle multinazionali».