di Chiara Fabrizi
Approvato il bilancio ma le fibrillazioni restano tutte da domare in fretta. È un mosaico complesso quello che è chiamato a comporre nelle prossime ore il sindaco Nando Mismetti che tra le mani si trova diversi tasselli da incastrare per tentare di mettere in sicurezza l’azione amministrativa da qui al 2019. Tra gli interventi che si susseguono in queste ore, emerge inevitabilmente quello del vescovo Gualtiero Sigismondi che, in un’ampia intervista rilasciata alla Gazzetta di Foligno, il settimanale della diocesi in edicola da martedì, è intervenuto sulla crisi di maggioranza.
L’intervento del vescovo Nella sostanza, il presule si è espresso sulle vicende che stanno agitando la vita politica della città, bacchettando i dissidenti e richiamando al senso di responsabilità: «Con il sindaco Mismetti ho sempre avuto buoni rapporti personali e istituzionali nella reciproca autonomia e non credo che meriti di essere sfiduciato. I cittadini non trarrebbero alcun vantaggio da un inutile commissariamento, ma soprattutto non sono chiare le ragioni profonde di un dissenso che ha poco a che vedere con il bilancio. Temo un regolamento di conti sebbene i conti siano in ordine» E poi: «Auspico che giocando a carte scoperte si giunga a ricucire lo strappo rispettando il mandato degli elettori. Magari ci sarà bisogno di aggiustare la rotta, di guardare più al futuro, ma bisogna farlo anteponendo le attese della gente all’attesa di una poltrona».
Schiarea avanti per la propria strada Il monito e la posizione del vescovo Sigismondi non sono naturalmente passati inosservati in svariati ambienti della città, a cominciare a quelli politici, dove mercoledì si registra una giornata di tregua in vista del secound round della partita, quello che il sindaco si giocherà per arrivare al 2019 con una maggioranza stabile. Un’operazione non semplice visto che i tre dissidenti Lorenzo Schiarea (Movimento per Foligno), Moreno Finamonti (Pd) e Roberto Ciancaleoni (Socialisti), restano fermi nelle proprie posizioni con Schiarea che mercoledì ha anche formalmente rimesso l’incarico da consigliere delegato alla progettazione europea.
Le posizioni di Trombettoni e Graziosi Non va meglio con Trombettoni (Pd) che pur votando il bilancio e salvando la maggioranza, in aula martedì ha richiesto l’azzeramento del management della Fils, la società partecipata al centro della mozione urgente del sindaco. Balla anche Graziosi (eletto nel Pd e ora nel gruppo misto) che annuncia l’uscita delle maggioranza, lamentando l’assenza di pugno duro da parte di Mismetti che, a suo dire, avrebbe dovuto presentarsi in aula da dimissionario. Da qui in avanti Graziosi voterà in autonomia, ferma restando la rottura sia nel caso in cui il baricentro della giunta dovesse spostarsi verso il centro, ossia cedendo alle richieste di Schiarea, molto vicino a Ronconi (Udc), ma pure nell’ipotesi che la crisi venga risolta con uno scambio di poltrone «cedendo a ricatti che nulla hanno a che vedere – ribadisce – col servizio che dobbiamo rendere ai cittadini».
Le manovre di Mismetti Il mosaico che vale il futuro della giunta Mismetti è articolato e complesso anche se dovrà essere ricomposto in tempi stretti, la prossima settimana in consiglio c’è da approvare il consuntivo, e con margini ancora più striminziti. Nell’operazione, era stato assicurato dal sindaco, dovrebbero essere coinvolta anche la società civile, dalle associazioni datoriali a realtà attive in città. Da ambienti vicini al sindaco, si ribadisce anche in queste ore che le dimissioni restano sul tavolo. Prematuro, quindi, qualsiasi ragionamento, anche se è chiaro che molti fin da ora puntano sul rimpasto di giunta. Intanto si registrano le reazioni di Stefania Filipponi (Impegno civile) ed Elisabetta Piccolotti (Sel), entrambe all’opposizione.
Filipponi con una nota «Il sindaco è un bivio, ossia continuare a vivacchiar oppure avere uno scatto di orgoglio e inizia a governare, ma è indispensabile focalizzare l’attenzione su alcuni problemi, trovando le soluzioni e ragionando liberamente, senza paraocchi ideologici, nel rispetto dei propri valori e del mandato ricevuto dai cittadini, che non vogliono certo che si facciano solo gli interessi di bottega. Occorrono persone capaci di realizzare un programma di profondo risanamento e rinnovamento per rispondere tempestivamente e fattivamente ai bisogni della città, che non può continuare a perdere servizi. È oggi più che mai necessario un effettivo rinnovamento, non solo di idee perché – scandisce Filipponi – sono le persone che programmano e attuano. Foligno chiede mutamenti profondi che incidano prima di tutto sul piano sociale ed economico».
Piccolotti Diverso, invece, il tiro di Piccolotti: «I problemi rimangono intatti con la maggioranza continua a marciare a ranghi ridotti, anzi ridottissimi, e continuo a chiedermi che senso abbia continuare così, mentre la città avrebbe bisogno di persone che pancia a terra, su un progetto condiviso e chiaro, lavorassero a fatti concreti, costruendo occasioni di sviluppo e di innovazione per una Foligno migliore. Effettivamente – prosegue Piccolotti – ci sono molti problemi per cui accapigliarsi, di cui discutere alla ricerca di soluzioni efficaci: dal disoccupazione al traffico fino a servizi pubblici non sempre efficienti. Eppure non è questo che agita le notti dei nostri amministratori, bensì liti per ‘non si sa bene cosa’ come ammesso dal sindaco stesso. Tutti sanno che quando qualcosa in politica non si capisce bene, è quasi certamente perché non si fa una bella figura a parlarne apertamente e in modo chiaro».
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