Una farmacia. Foto generica. Archivio

Che il Comune voglia vendere le farmacie è ormai noto da mesi, per la precisione dallo scorso aprile quando l’intenzione di accelerare l’iter di dismissione degli esercizi ex Asfm o per la cessione delle quote sociali spuntò in un atto a firma Michele Pennoni, Fabio Narciso (Pd), Silvano Ricci (Sinistra per Terni) e Faliero Chiappini (Città aperta). Si sono opposti i lavoratori, i sindacati e la partita è stata anche condita da pettegolezzi e atti politici. In ogni caso a sancire l’ufficialità dell’azione è ora il piano di riequilibrio finanziario varato dalla giunta di Palazzo Spada. La Filcams Cgil di Terni però cerca ancora di opporsi, ma il sindaco non sente ragioni e anzi ribadisce il perché della vendita in un post Facebook.

Farmacia Terni È di giovedì la nota del sindacato Filcams Cgil di Terni che «esprime ancora una volta la propria contrarietà rispetto alla vendita di Farmacia Terni prevista nel Piano di rientro del Comune. Una realtà fortemente legata al territorio, riconosciuta e altamente professionalizzata. È solo di qualche giorno fa – proseguono – la sottoscrizione dell’accordo per conferire il premio di produzione, legato proprio alla crescita del fatturato dell’azienda nella sua interezza. Oltre a questo, ricambio generazionale, nuove assunzioni, qualità a prezzi calmierati; indicatori tutti positivi – commentano – che però non sono sufficienti a colmare i buchi di bilancio del Comune, fare cassa è ora la priorità. La nostra contrarietà a questa manovra scellerata – concludono –  la manifesteremo in ogni modo ed ad ogni livello come lavoratori e come cittadini».

Palazzo Spada e il riequilibrio Il primo cittadino, in un post Facebook, nella pagina di recente creazione, anche venerdì è tornato a rimarcare l’importanza del Piano per Palazzo Spada e non ha mancato di fare riferimento proprio alla vendita delle farmacie comunali, inserendole di fatto tra le cose che non sono indispensabili per il Comune e argomentando la questione con un dato nazionale a supporto e aggiungendo che «il prezzo dei farmaci è uguale a prescindere dalla proprietà pubblica o privata della farmacia».

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