di Daniele Bovi
Dall’aborto alla scuola, dal welfare fino al modo con cui viene eletto il garante dell’infanzia e non solo. Sono contenute in tre pagine le richieste che il mondo del Family day fa ai candidati alla presidenza della Regione. Il manifesto sarà al centro dell’appuntamento di giovedì pomeriggio al Capitini di Perugia, dove arriveranno l’organizzatore del Family day Massimo Gandolfini e i tre leader del centrodestra, Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, pronti a dar man forte a Donatella Tesei che ha deciso di sottoscrivere il documento. A firmarlo sette associazioni (Family Day – Difendiamo i nostri figli, Associazione nazionale famiglie numerose, Movimento per la vita, ProVita & Famiglia, Steadfast onlus, CitizenGO e Alleanza cattolica) che rappresentano parte del mondo cattolico più conservatore.
Il manifesto L’Umbria finita suo malgrado al centro della politica nazionale diventa così un palcoscenico anche per la galassia del Family day, guardata con una certa freddezza dalla parte più progressista del mondo cattolico che, in molti casi, si riconosce nel messaggio di Papa Bergoglio. Al centro del documento c’è il sostegno alla «famiglia naturale» e sostanzialmente le richieste si possono dividere in tre grandi aree, cioè famiglia, tutela della vita e libertà educativa. Partendo da quest’ultima il documento impegna i sottoscrittori a opporsi «a ogni imposizione e ingerenza nella formazione dei giovani sui temi sensibili»; nel mirino c’è un cavallo di battaglia del Family day, cioè l’inesistente (un’inesistenza che è sempre bene ricordare) «teoria del gender», presentata come «dell’indifferentismo sessuale».
Le richieste Il manifesto chiede ai candidati di abolire la legge regionale, approvata nel 2017, contro «le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere»; l’obbiettivo, spiega il documento, sarebbe quello di «combattere equamente tutte le forme di bullismo e discriminazione, non solo quello omofobico». In più si chiede alla Regione di sostenere le famiglie che vogliono iscrivere i figli a una scuola privata. Tra le richieste anche l’istituzione di un assessorato o un’agenzia dedicato a famiglia e disabilità, un tavolo permanente insieme ad associazioni pro family e pro life che dovrebbe dare il proprio parere vincolante anche sulla scelta del garante dell’infanzia e dell’adolescenza e l’adozione del «fattore famiglia» per accedere ai servizi della Regione superando così il «sistema iniquo» dell’Isee.
I punti Nel manifesto si parla anche di «città a misura di famiglia e di bambino» e di politiche abitative che favoriscano le giovani coppie e le famiglie numerose, come ad esempio prestiti per l’acquisto della prima casa e misure per conciliare i tempi lavoro e quelli della vita familiare. Tra i punti anche la «tutela del diritto alla genitorialità», da assicurare attraverso «la tempestiva e adeguata presa in carico delle famiglie in difficoltà», e il «costante monitoraggio delle situazioni di allontanamento dei minori». Vasto il capitolo dedicato alla «tutela della vita fin dal concepimento»: le associazioni puntano a ottenere un supporto a favore di quelle associazioni che sostengono la maternità, un «percorso personalizzato e urgente di aiuto materiale e psicologico» per chi decide di non abortire e l’arrivo, nelle strutture ospedaliere e sanitarie, di culle e sportelli per la vita. Sempre per sostenere la genitorialità, le associazioni vorrebbero un assegno una tantum alla nascita di un bambino e uno, mensile, per il genitore che decide di non lavorare per dedicarsi alla famiglia. Un altro assegno infine viene chiesto anche per la cura di persone anziane o disabili presso il domicilio.
Le polemiche Lunedì sull’iniziativa di Perugia si era espresso con toni molto critici l’ex sottosegretario Mario Giro che proprio giovedì, a mezzogiorno, terrà una conferenza stampa sul tema insieme ad Andrea Fora, capolista della civica a sostegno di Vincenzo Bianconi. E a Giro che parlava di una spaccatura del mondo cattolico, martedì replica il leghista Simone Pillon: «Nessun vuol dividere. Semmai – dice il senatore – come succede da oltre 15 anni, le associazioni cattoliche propongono ai candidati una forte presa di posizione che aiuta la chiarezza della loro azione politica sui temi valoriali perché è nel patrimonio culturale dell’essere umano il poter riaffermare il diritto del bambino ad avere una mamma e un papà senza che vi sia lo squallido mercimonio del traffico di gameti o dell’utero in affitto o di altre aberranti presunte verità che il “pensiero unico” vorrebbe imporre. Le associazioni cattoliche sosterranno legittimamente col voto chi, dunque, scelga la via della difesa dei nostri valori, e rimanga legato alle proprie convinzioni senza svendere gli umbri, la loro terra e le loro profonde radici cristiane per una poltrona o un privilegio in più».
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