di Daniele Bovi
Prosegue la serie di articoli sui programmi che gli otto candidati alla presidenza della Regione sottoporranno il 31 maggio prossimo al giudizio degli umbri. Dopo le proposte di Claudio Ricci tocca a quelle di Michele Vecchietti, candidato di L’Umbria per un’altra Europa. In fondo alla pagina il link agli altri articoli
Dalla democrazia al lavoro, dalla sanità alla scuola fino al diritto alla casa, sono otto i capitoli che compongono il programma elettorale di Michele Vecchietti, portabandiera di L’Umbria per un’altra Europa, la lista con membri di Rifondazione, Idv e non solo la cui nascita ha certificato la fine del centrosinistra che ha governato la Regione negli ultimi vent’anni. Un programma che muove dalla constatazione di una «situazione economica e sociale particolarmente grave in Umbria» e dall’indicazione di quello che L’Altra Umbria ritiene essere il primo problema, ovvero la mancanza di lavoro e la riduzione del reddito. «Non proponiamo – scrivono – solo un programma elettorale, ma i lineamenti di una proposta che si muova in direzione di un diverso modello di economia e di società e che abbia la forza di un progetto di governo e di un percorso di ricomposizione sociale».
Lavoro In primis viene indicata la necessità di un Piano regionale del lavoro (da finanziare con risorse regionali, nazionali ed europee), un intervento pubblico per quanto riguarda le produzioni strategiche (ma non vengono indicate le risorse), norme per regolare l’attività delle multinazionali, vincolando contributi e finanziamenti al mantenimento dei posti di lavoro. L’Altra Umbria punta anche a una riforma delle agenzie per lo sviluppo, incentivi per le PMI e per le filiere e l’agricoltura di qualità. Altro problema quello della crescita della povertà, contro la quale viene proposto un piano che prevede la sperimentazione di un reddito minimo garantito, che però necessita di risorse importanti per essere finanziato.
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TUTTO IL PROGRAMMA
Sanità Altro capitolo consistente è quello che riguarda la sanità, da unire insieme all’assessorato al Sociale (scelta quasi obbligata con la riduzione degli assessori da 8 a 5) Prima di tutto viene indicato un metodo, che è quello di far partecipare le persone al processo decisionale. Vecchietti si pone l’obiettivo di «bloccare la centralizzazione» di alcuni servizi e la «parziale privatizzazione strisciante», promozione della sanità territoriale e delle case della salute, somministrazione dei farmaci cannabinoidi e assicurazione di ginecologi non obiettori di coscienza in tutte le strutture. In più L’Altra Umbria propone anche una riorganizzazione dei centri di recupero e assistenza per non autosufficienti, con politiche a loro sostegno che privilegino l’assistenza domiciliare.
IL FACSIMILE DELLA SCHEDA, IN 707 MILA ALLE URNE
LA PRESENTAZIONE DELLA LISTA
Ambiente Quanto all’ambiente invece, Vecchietti vuole norme più stringenti per i nuovi impianti che producono energia attraverso fonti rinnovabili, un piano contro il dissesto idrogeologico, creazione in ogni comune di un polo del riuso adottando la strategia «rifiuti zero» e niente produzione di Css, come voluto invece dalla giunta, e revoca delle autorizzazioni degli inceneritori ternani. Come immaginabile poi viene detto un no secco anche alla realizzazione della E45 autostrada. Spazio c’è anche per i cosiddetti «sprechi della politica», e sul punto L’Altra Umbria sostiene la necessità, tra le altre misure, di un taglio di almeno un terzo degli stipendi di consiglieri e assessori, un controllo serrato degli enti e società partecipate.
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Scuola e università Nel programma c’è invece poco spazio per il tema della sicurezza, anche se si fa riferimento alle infiltrazioni della criminalità organizzata, proponendo un potenziamento della commissione che dovrebbe diventare permanente. L’Altra Umbria poi non dimentica scuola e università, mettendo sul tavolo alcune proposte come il potenziamento dei servizi per l’infanzia, più soldi per le borse di studio universitarie e per i servizi e un piano dell’offerta formativa che, tra i cardini, ha razionalizzazioni e accorpamenti delle scuole (ma anche dei corsi di laurea, «non sempre congrui e spesso dispersivi e costosi») da decidere insieme a chi vive nel mondo della scuola. Misure poi sono pensate anche per la valorizzazione dei centri storici e per l’immigrazione, come la ridefinizione della legge regionale (che ormai risale al 1990) e una regolazione rigorosa dell’affidamento e della gestione dei centri di accoglienza.
Twitter @DanieleBovi