L'aula del consiglio regionale (foto F.Troccoli)

Via libera a maggioranza per la concessione alla società Asja ambiente del terreno su cui verrà realizzato il biodigestore Casone (Foligno). Il consiglio regionale ha approvato la pratica con 12 voti favorevoli (Pd e Socialisti), quattro no (M5s e Lega) e un’astensione (Ricci) dopo una lunga discussione in cui si è registrato anche l’intervento della presidente Catiuscia Marini: «Non possiamo escludere di avere in Umbria sia gli impianti di chiusura del ciclo che quelli di pre-trattamento, stiamo perseguendo interessi di natura pubblica per garantire il massimo di autosufficienza all’area di Spoleto e Foligno».

Carbonari Il documento era stato illustrato e dibattuto nella precedente seduta dell’assemblea legislativa senza però giungere concludere l’iter per mancanza del numero legale e martedì l’aula ha respinto a maggioranza (11 no, 7 sì, 2 astenuti) la proposta di Maria Grazia Carbonari (M5s) di rinviare l’atto in prima commissione per ulteriori approfondimenti. Proprio la consigliera d’opposizione nella discussione ha evidenziato: «Non condividiamo questo progetto perché l’impianto che sarà una pentola a pressione dove i rifiuti riscaldati a 50 gradi produrranno una miscela di gas in un’area – ha detto la Carbonari – già ambientalmente compromessa dalla presenza di un depuratore, di un impianto di selezione rifiuti, di una discarica dismessa, di una discarica di rifiuti tossici in corso di bonifica e di un mattatoio. Il comitato che si è costituito ha raccolto oltre 2.500 firme contro questo impianto anche per la mancata partecipazione intorno al progetto  su cui vorremmo sapere chi ha elaborato il rapporto sui rischi ambientali. Pochi giorni fa ci sono state sentenze del Tar sulla discarica di Sant’Orsola che hanno chiarito come per escludere l’esigenza della Via (valutazione impatto ambientale, ndr) è necessaria la certezza dell’assenza di impatto negativo sul territorio. Vorrei evitare che la Regione ignori la sentenza del Tar della scorsa settimana autorizzando questo impianto».

Fiorini, Ricci e Rometti A rincarare la dose Emanuele Fiorni (Lega nord): «La letteratura scientifica ha prodotto una corposa documentazione sui rischi di questi impianti che non vengono ritenuti sicuri – ha detto – per incidenti, fughe di gas, incendi ed esplosioni, mentre eventuali dispersione di liquidi contaminati finirebbero nei fossi della zona». Diverso il tiro del consigliere Claudio Ricci (lista civica): «Il tema di cui stiamo parlando è stato proposto dall’Ati 3 e quindi dai sindaci dei 22 Comuni che sicuramente avranno ben valutato la necessità dell’impianto di biodigestione anaerobica, una struttura delicata ma che oggi dispone di tutte le condizioni tecniche di controllo. Capisco la preoccupazione dei cittadini – ha detto – ma mi preme sottolineare che tra gli impianti complessi e insalubri non rientra il biodigestore». A chiudere gli interventi in aula anche il consigliere Silvano Rometti: «Questo è un impianto che fa parte della pianificazione regionale che con risorse comunitarie ha previsto circa 9 milioni di euro per tre impianti di questa tipologia che vanno realizzati entro il 2017. Pieno rispetto per il Comitato, ma va tenuto conto del pronunciamento di 22 Comuni e questo deve rappresentare un punto fermo, anche se cià non toglie che vanno previste tutte le precauzioni possibili e i controlli per le garantire ogni cautela verso i cittadini».

Marini A chiudere la discussione la presidente Marini: «Questo atto riguarda il diritto di superficie su un’area, che genera un canone di 192 mila euro, e che ci è stata richiesta dai Comuni e dalla società pubblica (Vus) che ha in gestione il ciclo dei rifiuti. L’atto è stato istruito dagli uffici che si occupano di patrimonio ed è corredato da tutti i pareri tecnici necessari, mentre le valutazioni sulla Via possono essere fatte dopo che è stato predisposto un progetto, per il quale serve la disponibilità dell’area, che ad oggi non c’è». E poi: «Vus, essendo società pubblica, potrà affidare l’impianto solo dopo una selezione a carattere europeo, in cui i requisiti vengono verificati dalla Prefettura. Sarà mia cura accertarmi se queste procedure sono state seguite in modo corretto perché – ha detto – nel mio ufficio comunque non entrano persone che hanno interessi privati nel settore dei rifiuti, come invece è avvenuto in altre città, tipo Roma. La Regione seguirà la parte tecnica, la Via, che non attiene alla politica e non si fa in Commissione consiliare. Il piano regionale dei rifiuti delinea una situazione di debolezza per l’Ati 3, dove non è presente una impiantistica di chiusura del ciclo, ad eccezione di Sant’Orsola, che ha le problematiche note. L’impiantistica intermedia è un’altra cosa e se vogliamo seguire le buone pratiche essa è indispensabile per ridurre il più possibile i rifiuti che poi finiscono in discarica o vengono inceneriti. Oggi le tecnologie e la ricerca ci mettono a disposizione la possibilità di realizzare una impiantistica industriale che si inserisce nella fase della raccolta differenziata e della separazione. L’alternativa è il ‘modello Roma’, con treni carichi di rifiuti che finiscono in Germania, con spese maggiorate a carico dei cittadini».

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