Giorgio Bartolini

«Non ho altre mire politiche. Non sono un professionista della politica né voglio diventarlo. Non amo sterili fantasie. Mi attengo alla realtà. Sono contrario alle chiacchiere inutili, alle promesse non mantenute. Per me la parola data è importante». Invece Ricci, «cacciandomi ha usato il potere per un interesse personale, mortificando le istituzioni e i cittadini che mi hanno concesso i consensi». E’ un Giorgio Bartolini durissimo con il sindaco Claudio Ricci, quello che ha presentato stamattina la sua candidatura alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli.

L’impegno personale Bartolini ha ricordato le tappe del suo impegno per Assisi, a partire dalla tragedia del terremoto del 1997. «Abbiamo operato con impegno, coerenza, decisioni rapide, senza tentennamenti – ha detto – soprattutto nel momento del terribile terremoto, delle conseguente emergenza e ricostruzione. In fede, crediamo di aver vinto la sfida che ci eravamo prefissi, di aver cambiato in meglio il volto dell’intero territorio. Alcuni, forse con un pizzico di bontà, hanno parlato di nuovo rinascimento. Spesso abbiamo detto anche dei No: crediamo nei valori della correttezza, della lealtà e della credibilità. I cittadini vanno rispettati: essi ci giudicano e raramente si sbagliano nel giudicare chi li amministra».

La mia estromissione dal Comune «Come sapete, sono stato estromesso dall’amministrazione da Ricci, attuale sindaco». Questa la parte più spinosa dell’intervento. «Quando nel 2005 egli propose la sua candidatura a sindaco era fortemente osteggiato, e persino deriso, da elementi di An di Perugia e Assisi. Poiché sotto il mio indirizzo aveva operato diligentemente, appoggiai con forza la sua candidatura e non volli sottomettermi alle indebite pressioni di queste persone che, per vendicarsi, fecero “cadere” la mia amministrazione. Devo ammettere, alla luce del suo attuale comportamento, di aver purtroppo sbagliato a fidarmi di lui». Poi un paragone legato alla storia romana. «Con la vicinanza di tanti amici – ha spiegato Bartolini – ho subito superato questo triste fatto che avvicina la persona di Ricci a quel Bruto di romana memoria. Sono convinto che chi ha conosciuto il suo modo di fare da sindaco, anche per altre vicende di questi anni, saprà giudicarlo al momento delle elezioni».

Ancora su Ricci «Quello che posso dire con certezza – ha aggiunto – ed il fatto è noto a tutti, è che al momento delle ultime elezioni regionali era pronto ad abbandonare quasi 2 anni prima il Comune di Assisi per candidarsi alla regione. Scrisse agli organi del partito di Roma e Perugia e comunicò alla stampa, che il 15 novembre 2009 pubblicò quanto da lui affermato, “che la sua esperienza di Sindaco di Assisi era terminata”. C’è da chiedersi se Ricci, nell’improbabile ipotesi che venga nominato sindaco, rimarrà in Assisi per cinque anni. Allo scopo riporto un fatto.

L’ambasciatore «Solo pochi giorni prima che, senza alcun motivo valido sotto il profilo amministrativo, mi togliesse le deleghe, un “ambasciatore” di Ricci è venuto nel mio ufficio – ha detto Bartolini -. Dico questo in quanto ciò che mi è stato proposto, successivamente Ricci lo ha reso noto ad alcuni del Pdl,  prima ancora che io ne parlassi. Mi è stata proposta, in cambio della rinuncia alla candidatura di sindaco, la delega di vicesindaco per la prossima legislatura, facendomi assicurare che, dopo due anni, lui se ne sarebbe andato, non avrebbe dato le dimissioni ed io sarei subentrato di fatto a sindaco. Naturalmente ho risposto che non mi fidavo di niente anche se, quanto proposto, mi fosse stato messo per iscritto».

Ricci bis «Bocciata la sua candidatura alla regione dagli esponenti del Pdl di Perugia e di Roma del suo stesso partito – ha insistito Bartolini -, lo scorso mese, non ricordando quanto proclamato a mezzo stampa soltanto un anno fa, smemorato, ha riproposto la sua candidatura a sindaco di Assisi, imposta proprio, dal responsabile regionale folignate Rossi e dal bastiolo Mantovani, gli stessi che lo avevano osteggiato per la regione».

Senza deleghe «La revoca delle deleghe, imposta da esponenti del Pdl, alcuni dei quali da ricercare nel nostro territorio, può essere lecita se un amministratore agisce in difformità rispetto agli indirizzi amministrativi, ma diventa un abuso quando Ricci argomenta, in modo anche ingenuo, con l’unico obiettivo di punire e far fuori chi ha osato candidarsi contro. In coscienza – ha aggiunto -, per ciò che riguarda il mio incarico, posso dire che tutti i lavori pubblici sono stati impostati sotto la mia guida, anche quelli che avranno esecuzione nei prossimi mesi. Ciò di cui non mi sono mai interessato sono state le inaugurazioni».

La cacciata «Cacciandomi, Ricci ha usato il potere per un interesse personale, mortificando le istituzioni e i cittadini che mi hanno concesso i consensi – ha picchiato duro Bartolini -. Certo, il gesto di cacciarmi dall’amministrazione sotto l’aspetto morale è inqualificabile, anche in considerazione di quanto avevo fatto per lui negli anni precedenti, ma quello che sconcerta ancora di più è che due consiglieri dell’Udc, sconfitti alle ultime elezioni, dopo 4 anni e mezzo di opposizione, pur diffidati dai responsabili regionali del partito e, addirittura un consigliere della mia lista, o più precisamente, una consigliera, tradendo i colleghi della lista stessa, sono andati a fare da stampelle a Ricci nel preciso momento in cui mi ha cacciato».

Basse manovre «Senza queste basse manovre ordite in totale disprezzo della volontà degli elettori emersa nel 2006, Ricci non avrebbe potuto togliermi le deleghe, in quanto non avrebbe avuto la maggioranza a sostegno dell’amministrazione. Per me è difficile attualmente comprendere cosa veramente abbia spinto queste persone a simili atteggiamenti, inspiegabili – ha concluso Bartolini – anche sotto il proprio posizionamento politico».

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