Sull’autonomia differenziata arriva il primo via libera da parte delle Regioni, riunite giovedì prima nella Conferenza delle Regioni e poi in quella unificata. «Un ulteriore passo avanti positivo nel percorso della riforma. Contiamo ora di presentare il testo – ha commentato il ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli – al prossimo Consiglio dei Ministri, per la definitiva approvazione».
PODCAST – AUTONOMIA DIFFERENZIATA, I RISCHI PER L’UMBRIA
I contrari In tutto sono stati quattro (Campania, Puglia, Emilia Romagna e Toscana) i voti contrari: «Regioni che comunque – ha assicurato il presidente del Veneto Luca Zaia – non hanno disconosciuto il percorso di autonomia ma hanno avuto da ridire sulle sulle modalità». «Mi auguro che con il prosieguo del processo che vedrà l’attuazione dell’autonomia differenziata – ha aggiunto poi quello del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga – si possa trovare una ricomposizione con le regioni che oggi hanno espresso parere contrario».
L’Umbria Per Donatella Tesei si tratta di «un primo passo, stiamo costruendo un percorso e bisogna andare avanti per poi costruirlo nei vari dettagli, naturalmente dopo il passaggio al parlamento». «Come Conferenza delle Regioni – ha aggiunto – continuiamo a lavorare sui Lep, perché è essenziale anche sulla revisione di quelli che sono i livelli che devono essere garantiti in ogni parte del territorio».
I Comuni Sul ddl Calderoli giovedì il presidente dell’anca Antonio Decaro ha presentato un documento contenente le osservazioni dei Comuni: «Ci sono questioni che devono essere chiarite e ci sono punti che per i rappresentanti delle autonomie locali – spiegano i sindaci – devono essere totalmente rivisti. Il documento presentato raccoglie le preoccupazioni dei Comuni sull’individuazione e finanziamento dei Livelli essenziali di prestazione (Lep) e su un processo che prevede la devoluzione alle Regioni di funzioni non solo legislative ma anche amministrative e gestionali, senza tenere conto del ruolo e del contributo che in tutti questi anni i Comuni italiani hanno offerto in termini di servizi ai territori e alle comunità e soprattutto sul meccanismo di solidarietà e perequazione, già realizzati su scala comunale». Tutte valutazione che Calderoli ha promesso di portare nel pre Consiglio dei ministri.
Province Giovedì si è parlato poi anche di Province. Dopo la riforma Delrio, rimasta nei fatti a metà, i presidenti si sono trovati d’accordo nel chiedere il ritorno dell’elezione diretta. La Conferenza delle Regioni si è detta infatti favorevole all’avvio del percorso di riforma parlamentare. Per meglio definire le funzioni di Province e Città metropolitane in modo organico e coerente, senza sovrapposizioni, potrebbe essere istituito un tavolo di lavoro tra Stato, Regioni e Autonomie». «Le Province – ha detto Fedriga – sono indispensabili alla nostra democrazia e al buon governo dei territori, quindi devono essere un’istituzione a elezione diretta, alla pari delle altre istituzioni territoriali». Tesei sul punto ha ribadito che tutti i presidenti si sono detti d’accordo per il ripristino sulla formula elettiva, aggiungendo che «un’altra cosa importante è quella della riforma che dovrebbe dotare le Regioni più piccole di un numero di assessori adeguato». L’Umbria, al momento, compreso il presidente dopo il taglio voluto dal governo Monti è passata da otto a cinque assessori.