di Daniele Bovi

Niente anticipo dell’udienza, ma intanto la nomina è stata “scongelata”. Mercoledì con un decreto il presidente del Tar dell’Umbria Raffaele Potenza ha revocato il provvedimento con cui, nei giorni scorsi, aveva sospeso l’efficacia degli atti relativi alla nomina del nuovo direttore generale dell’Università per stranieri, Giuliano De Stefani.

AL TAR BATTAGLIA SUL NUOVO DIRETTORE GENERALE

La battaglia Nomina intorno alla quale, da settimane, si è scatenata una vera e propria battaglia all’interno di Palazzo Gallenga. La revoca chiesta dalla Stranieri si basa sul fatto che il contratto con De Stefani è stato già stipulato, «circostanza di cui questo giudice – è scritto nel decreto – è stato informato solo successivamente alla emissione della misura cautelare monocratica di accoglimento». Con il contratto ormai firmato, viene meno la necessità di evitare quel «pregiudizio imminente e irreparabile» che è stato alla base della sospensione dell’efficacia degli atti.

CHI È IL NUOVO DG GIULIANO DE STEFANI

La data Nessuna marcia indietro però per quanto riguarda la data dell’udienza, che la Stranieri avrebbe voluto anticipare: la discussione nel merito si terrà quindi il 21 marzo. A portare il caso davanti alla magistratura amministrativa è stato il professor Daniele Piccini, dimessosi dal consiglio di amministrazione dell’Ateneo proprio per l’avvicendamento alla direzione generale, dove fino a pochi giorni fa c’era Simone Olivieri.

MAIL, DIFFIDE E DIMISSIONI: LA BATTAGLIA SUL NUOVO DG

La lettera Dimettendosi dal consiglio di amministrazione l’ex direttore del Dipartimento unico dell’Ateneo aveva usato toni molto duri: in una lettera inviata al rettore e ad altri docenti aveva parlato di «fatto molto grave» e di «atto di violenza», sostenendo che le dimissioni erano state ignorate. Oltre a ciò secondo Piccini alla Stranieri si sta vivendo una fase caratterizzata da «continue forzature», «svuotamento e svilimento degli organi collegiali», «sopraffazione, supponenza e arroganza del potere». Piccini ha poi puntato il dito contro il fatto che all’ordine del giorno non c’era la verifica – prevista annualmente dallo statuto – dell’operato di Olivieri. Ora la palla passa al Tar per la decisione nel merito.

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