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di Cristiana Mapelli

Una vera e propria fuga dall’agricoltura. A dirlo l’indagine dell’Inps che fotografa una decrescenza importante del Paese, anche in Umbria, del numero di aziende agricole, lavoratori dipendenti e autonomi.

I numeri Guardando i numeri delle aziende che occupano operai agricoli dipendenti, in Umbria nel 2017 erano 2.527, passati poi nel 2020 a 2.623 e nel 2022 a 2.534. Un trend che segue quello nazionale dove il numero di aziende è passato dalle 180.167 del 2021 a 174.636 nel 2022, con un decremento del -3,1%; nel periodo 2017-2022 il numero di aziende con dipendenti è diminuito complessivamente del -7,1%.

La mappa La distribuzione territoriale degli operai agricoli dipendenti, in base al luogo di lavoro, nell’anno 2022 evidenzia che il Sud è l’area geografica che con il 25,9 % presenta il maggior numero di lavoratori, seguita da Nord – est con il 23.5 %, le isole con il 16%, dal centro con il 13,4 % e dal Nord ovest con l’11,2%. In Umbria gli operai dipendenti agricoli passano da 14.496 del 2021 ai 14.478 del 2022, con un -0,1 per cento. La classe d’età più numerosa in tutto il Paese nel 2022 risulta essere quella ‘50-54 anni’, in cui si trova il 12,1% dei lavoratori. Nelle classi d’età da 50 anni in poi si concentra più di un terzo (35,6%) dei lavoratori, mentre il 21,6% ha meno di 30 anni.

Donne e uomini Dal 2017 al 2021 la composizione per genere fa registrare un decremento della percentuale di donne sul totale dei lavoratori, dal 33,5% al 31,5%, mentre nel 2022 si registra un lieve incremento al 31,9%. I lavoratori uomini in Umbria sono 4.338 mentre le donne sono 2.874.

Aziende in calo Il numero di aziende agricole autonome è passato da 6.377 del 2021 ai 6.245 del 2022. Si sottolinea che nel periodo 2017 le aziende agricole regionali erano 6.725. L’Umbria, quindi, in un anno ha perso 132 aziende agricole. Ma quelli dell’Umbria non sono i dati peggiori. Nell’ultimo anno, infatti, il maggior decremento in percentuale si registra in Molise (-3,7%), Liguria (-2,4%) e Abruzzo (-2,3%) mentre quelle in cui si registra il maggior incremento sono Puglia (+2,5%) e Lombardia (+0,3%).

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