Il vescovo di Assisi Domenico Sorrentino

Riceviamo e pubblichiamo il messaggio del vescovo Domenico Sorrentino per la Città di Assisi in occasione delle prossime elezioni comunali:

La Città di Assisi vive il tipico fervore dei momenti elettorali. Le elezioni sono un importante passaggio della democrazia, e vanno sentite da tutti con grande senso di responsabilità. Come cittadini e come cristiani ci sentiamo profondamente interessati al bene comune e pertanto non possiamo esimerci dall’offrire il nostro contributo. A scanso di equivoci, va chiarito che la Chiesa come tale, nei suoi ministri e nelle sue espressioni rappresentative, non ha propri candidati e non fa campagna elettorale.

Incoraggia tuttavia i cristiani a esprimere il proprio impegno facendo scelte che possono essere anche legittimamente diversificate, ma sempre nella coerenza con i valori professati secondo i principi della retta ragione e del messaggio evangelico. Come Pastore della comunità cristiana, con la quale in questo tempo di visita pastorale sto avendo un contatto particolarmente intenso, propongo alcune brevi riflessioni, nella speranza che possano essere di aiuto ad affrontare con maggiore consapevolezza la circostanza elettorale. La prima riguarda proprio la responsabilità di esercitare il nostro diritto-dovere di elettori. Non abbiamo il diritto di lamentarci di eventuali problemi della Città, se non facciamo la nostra parte per assicurarle una classe politica adeguata.

E’ importante, da questo punto di vista, che le scelte siano operate tenendo conto delle qualità personali dei candidati, dei programmi e dei valori espressi dalle rispettive liste ed alleanze, guardando non a interessi particolari, ma al bene comune. La politica richiede un grande impegno morale. Se a tutti è richiesta coerenza di vita, a maggior ragione si deve chiederla a chi si candida alla guida della comunità. Nella competizione elettorale, poi, si auspica quel garbo e quel rispetto delle persone e della verità che mai fanno degenerare i rapporti tra i concorrenti e i loro sostenitori. Non indugio sugli aspetti programmatici che costituiscono motivo di confronto tra i candidati, rinviando per questo al documento elaborato dal Vicariato episcopale per la Cultura, che va inteso come uno strumento dialogico, senza pretese di completezza, a servizio di un dibattito sereno e costruttivo.

Desidero tuttavia sottolineare alcune esigenze più significative, alle quali il mio ruolo di Pastore mi rende particolarmente sensibile. Non possiamo dimenticare che viviamo nella Città dei santi Francesco e Chiara. E’ un dato storico, ma anche una vocazione e una missione. La Chiesa e il mondo ci guardano. Il prossimo pellegrinaggio ad Assisi di Benedetto XVI con i capi di altre confessioni cristiane e di altre religioni, in continuità con tutta una storia di speciale attenzione dei Papi per Assisi, ci impegna a tenere alto il tono spirituale della nostra Città. La definizione di Assisi come “città della pace” –ovviamente della pace evangelica testimoniata da Francesco e Chiara – è esigente. Implica scelte coerenti sul piano morale e su quello della programmazione culturale e sociale. In questo quadro, il tema del dialogo è qualificante. Esso non può tuttavia svigorire i lineamenti cristiani e francescani della Città: se, da un lato, occorre fare di essa un luogo di cultura e di confronto, dall’altra bisogna perseguire il giusto equilibrio tra la vocazione storica della Città e la democratica apertura a presenze di diverso segno, perché il loro proliferare indiscriminato non rischi di ridurre Assisi a semplice palcoscenico o a terra di nessuno.

Nella mia visita pastorale ho incontrato esponenti della vita economica della Città che mi hanno reso sensibile all’urgenza di una politica a sostegno della produzione e del lavoro, specie per una più adeguata valorizzazione del turismo e dell’artigianato, come anche di una politica a sostegno della famiglia, per contrastare, specie nel centro storico, la tendenza allo spopolamento e, in ogni caso, per sostenere i valori fondamentali dell’unità dei nuclei familiari e dell’accoglienza generosa della vita. Faccio per questo un caldo appello a quanti prenderanno prossimamente in mano le sorti della cosa pubblica assisana.

In particolare mi faccio voce dei più deboli, di quanti sono quotidianamente alle porte delle nostre strutture caritative alla ricerca di accoglienza, di ascolto, di un aiuto che non si limiti al sostegno immediato, ma offra soluzioni permanenti. La Città di Francesco deve spiccare per il suo senso di accoglienza e di solidarietà. Se occorre dare grande attenzione all’ambiente, ancor più la si deve alle persone. Gli anziani crescono nel numero e nelle esigenze: è segno di civiltà una speciale premura verso di loro. Agli immigrati, spesso tra noi presenti nel ruolo di badanti, occorre far sentire il calore di una piena accoglienza. Tra le persone mi si consenta di additare anche i giovani, alla cui condizione occorre dare, da parte ecclesiale come da parte civile, la massima attenzione. Auspico che la competizione elettorale non divida e non inasprisca gli animi, ma porti ad un confronto sereno, che lasci spazio ad ogni possibile collaborazione per il bene comune. Su tutti invoco la benedizione di Dio e a tutti porgo i più cordiali auguri per le prossime feste pasquali.

+ Domenico, Vescovo

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