Il titolo era certamente evocativo: ‘Dall’Umbria alla Cina, sulla nuova via della seta’. Ed era stata organizzata «capire quali possono essere le nuove opportunità per Terni, per l’Umbria e per l’Italia». Opportunità che, ovviamente, dovrebbero essere cercate proprio in Cina.
Il gigante cinese Alla conferenza ha preso parte Bi Jiang Shan, capo ufficio stampa dell’ambasciata della Repubblica Popolare della Cina in Italia, che ha ricordato che «negli ultimi dieci anni l’Italia ha conquistato un ruolo di partner strategico per la Cina», che nel nostro Paese «ha investito circa sette miliardi di euro», visto che è stato sede di 35 dei 400 interventi operati in Europa». Ma soprattutto «la Cina non vuole acquisire aziende per poi chiuderle, ma per concorrere alla loro crescita».
L’esperto Elemento sul quale ha insistito anche Andrea Fais, direttore della rivista ‘Scenari Internazionali’: «Capitali cinesi – ha spiegato – hanno contribuito al salvataggio di Ansaldo Energia e di Terna, che ormai è cinese al 35%, mentre l’interscambio commerciale tra i due Paesi ha raggiunto i 3,4 miliardi di dollari».
Ceccotti «Vogliamo ribadire con forza – ha spiegato Giovanni Ceccotti, presidente della lista civica ‘Progetto Terni’ che ha organizzato l’evento – che, in un momento particolarmente delicato del sistema economico ternano, umbro ed italiano, caratterizzato da una profonda e consolidata crisi delle aziende e delle attività produttive, laddove le multinazionali si accingono ad abbandonare il territorio e non ci sono singoli imprenditori che possono subentrare nella gestione delle aziende strategiche quali l’acciaieria di Terni, il comitato dei promotori ha sviluppato una ambiziosa idea imprenditoriale ed operativa».
La public company L’idea, prosegue Ceccotti, che ha approfittato dell’occasione per rilanciare il progetto di public company per l’Ast, «è quella di sfruttare le potenzialità dell’acciaieria per continuare e sviluppare a Terni la produzione di acciaio inossidabile e fucinati, organizzando e razionalizzando la volontà di una città intera che vuole contribuire direttamente nell’intervento che si richiede allo Stato italiano, tramite la Cassa depositi e prestiti, il Fondo strategico italiano ed eventualmente ad altri selezionati imprenditori, di procedere con la gestione della delicata vicenda che vede coinvolta la grande acciaieria alla luce di un evidente programma di dismissione e ristrutturazione da parte dell’attuale proprietà».
La polemica Alla conferenza hanno partecipato, oltre al presidente del consiglio comunale, Giuseppe Mascio,da i rappresentanti del movimento ‘Cittaperta-Terni Dinamica’, dell’associazione ‘Terni Città Futura’, di ‘Socialismo Patriottico’ e dei dottori commercialisti, mentre, ha attaccato Ceccotti, «risulta sempre più incomprensibile la totale assenza dei rappresentanti del Pd e soprattutto dell’assessore al marketing territoriale, turismo e commercio, che ha perso l’occasione di approfondire alcune opportunità di sviluppo per il territorio ternano».