Francesco Agnello

di Marco Torricelli

Lui non molla e, anzi, rilancia. Francesco Agnello, l’imprenditore campano che si propone come alternativa alla ‘opzione Norda’ per l’acquisto di Sangemini, ha fatto un nuovo blitz in città.

In prefettura Alle 10 di mattina era dal prefetto, al quale ha chiesto udienza e poi ha convocato i giornalisti: «Al prefetto, che ringrazio per avermi ricevuto, ho mostrato tutti i documenti, alcuni dei quali non glieli avevano fatti vedere, che dimostrano le mie reali intenzioni e, soprattutto, mettono in evidenza che l’intera operazione in corso (per martedì è prevista una riunione in Confindustria; ndr) è viziata da informazioni parziali e non veritiere».

FRANCESCO AGNELLO IN CONFERENZA STAMPA

Le banche A Gianfelice Bellesini (che non ha commentato ufficialmente l’incontro) l’imprenditore campano ha mostrato la lettera della banca Ge Capital, uno dei creditori di Sangemini, «che smentisce di aver mai dato il proprio assenso all’operazione Norda» e che, dice ancora Agnello, «al prefetto non era mai stata mostrata». Ma lui va oltre: «Al dottor Bellesini ho anche fatto notare che la preferenza accordata a Norda si basa su presunte e solo verbali; mai confermate ufficialmente, men che meno con documenti ufficiali; concessioni di linee fiduciarie dell’intero sistema bancario creditore».

La fideiussione Agnello, poi, torna sulla fideiussione da 18 milioni, della UnionCoopFidi, da lui presentata: «Addirittura ho sentito dire che non fosse un documento affidabile – dice – ma non ho ancora sentito nessuno parlare del fatto che, per esempio, Norda non ha presentato nulla del genere». E insiste: «La mia proposta, che ho illustrato dettagliatamente al prefetto, prevede più investimenti di quelli promessi da Norda, maggiore occupazione e una diversificazione produttiva che garantisce uno sviluppo certo».

Condindustria Ma gli altri, Sangemini e Norda, intanto vanno avanti per la loro strada: martedì mattina, nella sede di Confindustria, si svolgerà il primo degli incontri per la verifica del piano industriale e per l’avvio della trattativa che dovrà portare, entro il 3 marzo, data fissata dal tribunale per l’adunanza dei creditori (in origine era il 6, ma è stata anticipata), ad un accordo anche con i sindacati. I lavoratori daranno vita ad un presidio.

Tione Si mette decisamente male anche per l’azienda orvietana delle acque minerali: nell’altra riunione che si è svolta lunedì mattina in prefettura (con molti più partecipanti, insieme alla proprietà ed ai sindacati, l’Assessore regionale Silvano Rometti, il Sindaco Antonio Concina, il direttore di Confindustria Terni, Mauro Meucci ed il direttore generale di Cassa di risparmio di Orvieto, Luigi Mastrapasqua), la proprietà aziendale non ha solo ribadito l’intenzione di smontare la ‘linea 3’, della quale non riesce a pagare le rate del leasing, ma ha anche annunciato di voler a sua volta fare istanza per essere ammessa al concordato preventivo.

I debiti Il concordato preventivo viene considerato necessario dalla proprietà attuale «per fronteggiare una situazione debitoria che risale alla precedente gestione della società e che non si riesce più a sostenere con la liquidità corrente»: sei milioni di euro, per dire, la Tione li deve alla Cassa di risparmio di Orvieto e poi ci sono i circa 4 relativi alla ‘linea 3’, più altri debiti vari.

La Regione Mercoledì in Regione si ritroveranno di fronte azienda e sindacati: in quella sede, fa sapere il prefetto, Tione si è impegnata a far sapere se intende riprendere da subito la produzione con le linee ‘uno’ e ‘due’: «Ritengo prioritaria l’esigenza di stabilire tra le parti in causa relazioni chiare, corrette e trasparenti su posizioni ed obiettivi – dice Bellesini – e confido nella buona volontà di tutti per ricreare condizioni di serenità a beneficio dell’azienda e quindi dei lavoratori».

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