Niente pannelli solari sui versanti collinari e montani e nei territori agricoli di pregio. Per l’ubicazione degli impianti di produzione di energie rinnovabili dovranno essere privilegiate le aree produttive e quelle maggiormente compromesse dal punto di vista territoriale e paesaggistico. Energia verde sì, insomma, ma senza deturpare il paesaggio. Lo stabilisce la Disciplina per l’installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, preadottata dalla giunta regionale.
Stop deregulation L’atto definisce i criteri per un corretto inserimento paesaggistico e ambientale degli impianti che utilizzano le fonti energetiche rinnovabili, solare e fotovoltaica, eolica, da biomasse e idroelettrica. Con questi atti in pratica, si vuole conciliare la tutela dell’ambiente e del paesaggio e lo sviluppo dell’energia da fonti rinnovabili, definendo sostanzialmente i criteri di localizzazione degli impianti stessi. Stop, quindi alla deregulation con ciascun comune a decidere autonomamente sul suo territorio, ma una serie di paletti ben precisi posti a livello regionale.
No al decreto Intanto da Palazzo Donini viene ribadito il no al decreto Romani sulle rinnovabili, di cui si discuterà giovedì nella Conferenza Stato-Regioni. «Ribadiremo la nostra contrarietà al decreto legge del governo che ha tagliato gli incentivi per gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e chiederemo che sia modificato», affermano la presidente della Regione Catiuscia Marini e l’assessore Silvano Rometti. Quest’ultimo parteciperà nel pomeriggio alla Commissione tecnica della Conferenza delle Regioni italiane, che deve proporre la posizione che sarà formalmente assunta nella riunione di domani della Conferenza Stato-Regioni.
Evitare speculazioni «L’Umbria, assieme alla Regione Emilia Romagna – affermano presidente e assessore – è stata tra le prime Regioni a manifestare la netta contrarietà al decreto del governo che, sebbene indirizzato ad evitare alcune speculazioni, se non modificato così come abbiamo indicato, rischia di ‘affondare’ completamente il comparto rendendo, di fatto, molto difficile anche il perseguimento degli obiettivi europei entro il 2020. Tutto ciò rischia di paralizzare un settore che in Italia e in Umbria soprattutto, conta una significativa presenza di imprese e occupati».
Posti di lavoro a rischio «Il decreto, nel testo approvato dal governo – affermano ancora gli amministratori umbri – ha creato sconcerto e contrarietà non solo tra le Regioni, ma anche tra gli operatori delle energie rinnovabili che temono, oltre ad una drastica riduzione di posti di lavoro, anche una difficoltà di accesso al credito. Inoltre dietro questa proposta del governo – concludono Marini e Rometti – che disattende quanto già evidenziato ed indicato dalle Regioni nel corso di precedenti incontri con i ministri Fitto, Romani e Prestigiacomo, si intravede il rischio di rendere sempre più problematici gli interventi in questo settore».