di Chiara Fabrizi
Un buco da un milione di euro, che equivale al passivo della gestione annuale. E la necessità di tagliare i costi, salvando l’Opera Santa Rita di Roccaporena e l’occupazione. Questo il perimetro entro il quale sta cercando di muoversi l’arcivescovo Renato Boccardo, presidente del Consiglio di amministrazione dell’ente nato nel 1939 come orfanotrofio, oggi centro educativo in cui vivono dodici minori, ma che gestisce come patrimonio proprio anche il santuario, la casa natale e quella maritale della santa e altri lasciti immobiliari.
Monsignor Boccardo: «Obiettivo salvare Opera e occupazione»Per la verità a curare la delicata fase il presule ha chiamato un avvocato giuslavorista che sta seguendo la crisi dell’Opera con 22 lavoratori in organico, da luglio preoccupati per il proprio futuro e attualmente alle prese con ritardi nei pagamenti degli stipendi. Si tratta di formatori, addetti a manutenzioni, pulizie e cucina che mercoledì attraverso le organizzazioni sindacali hanno manifestato fortissima apprensione per le trattative in stallo. Timori analoghi si registrano anche in Curia: «Innanzitutto chiarisco che nessuno ha mai minacciato licenziamenti e anzi c’è impegno massimo per salvare Opera e occupazione – ha affermato l’arcivescovo – tanto che ai lavoratori abbiamo presentato un’ipotesi di esternalizzazione dei servizi in favore di una coop pronta a riassumerli, ci è stato risposto che una coop avrebbero potuto costituirla gli stessi lavoratori, soluzione da noi condivisa ma tramontata poco dopo».
Prepensionamenti e taglio 20% ore Secondo l’esperto che segue la crisi dell’ente la proposta sindacale di individuare nei contratti di solidarietà una soluzione temporanea non è praticabile, semplicemente perché sotto il profilo normativo non c’è possibilità di procedere in questo senso. Per ora, quindi, l’ipotesi su cui l’Opera è pronta a ragionare, anche alla luce delle aperture inizialmente registrate tra i lavoratori, prevede il prepensionamento e contestuale taglio a tempo indeterminato del 20% delle ore e quindi del salario delle restanti unità: «Sulla riduzione i sindacati hanno chiuso la porta – ha spiegato monsignor Boccardo – e siamo ancora in attesa di avere riscontri dalle organizzazioni già sollecitate più volte a indicare il numero di operatori compatibili col prepensionamento perché abbiamo esigenza di fare verifiche e valutazioni, ma è evidente che se non arriveremo a un accordo l’Opera dovrà chiudere».
Partita da chiudere entro 2015 L’orizzonte temporale non è stato definito, ma c’è la necessità di chiudere la partita e arrivare a una soluzione al massimo entro la fine. Il presule, infine, replica a sindacati e lavoratori che lo hanno accusato di non averli mai voluto incontrare: «Sono sorpreso della lettera in sé perché – ha affermato – arriva nel pieno di una trattativa, non ho alcun problema a incontrarli ma considerate le materie al centro del tavolo non sarei di grande aiuto, ma sono pronti a incontrarli».