Sindacalisti della Novelli

di Chia. Fa.

«Lavoratori Novelli in ostaggio, la famiglia deve firmare per la vendita sennò sarà fallimento». È un appello accorato dai toni molto duri quello che arriva dalle segreterie nazionali di Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil che mercoledì mattina dopo giorni di silenzi e attese hanno rotto gli indugi: «Venerdì scorso al ministero dello Sviluppo economico (Mise) siamo stati informati di un’offerta depositata per l’acquisto dell’intero Gruppo, la proposta è stata definita solida dai funzionari ministeriali che l’hanno verifica sia dal punto di vista finanziario che industriale, per cui dopo anni di sacrifici intravediamo uno spiraglio ma alcuni soci della famiglia Novelli hanno ritrattato la propria disponibilità alla cessione delle quote». In un comunicato congiunto Mise e Regioni Lazio e Umbria hanno reso noto che la famiglia non si è presentata all’appuntamento per la cessione delle quote e in questo senso hanno espresso «grande preoccupazione». Nel primo pomeriggio a Spoleto è stata indetto un presidio a cui hanno partecipato anche delegazioni dei lavoratori di Amelia e Terni, qui per giovedì è in programma un picchetto di fronte alla sede legale del Gruppo a cui seguirà un incontro in prefettura con la formula dell’assemblea straordinaria e retribuita, per ora dunque nessuno sciopero.

Battuta d’arresto sulla vendita L’operazione da 135 milioni che la holding calabrese sarebbe pronta a compiere ha quindi registrato una battuta d’arresto. Sabato erano emersi i primi tentennamenti tra i componenti della famiglia fondatrice dell’azienda alimentare che conta 300 lavoratori in Umbria e altri 200 tra Lazio e Lombardia. La frenata si è consumata nelle ultime ore, a ridosso della firma per la cessione delle quote all’investitore meridionale, programmata proprio per mercoledì in uno studio notarile. Di fronte al sito di pastorizzazione di Spoleto i sindacati confermano quanto comunicato dalle istituzioni: «Nessuno è andato dal notaio, i legali di alcuni dei soci Novelli hanno invece raggiunto il ministero per avviare una serie di verifiche sulla vendita» messa in cantiere. Il dito di molti è puntato contro la famiglia anche se sono gli stessi sindacati a riconoscere chei 120 milioni di debiti maturati dalla Novelli circa 80 risalgono alle vecchia gestione, mentre gli altri 40 sarebbero stati maturati negli ultimi quattro anni di amministrazione straordinaria del presidente Alessandro Musaio, tuttora alla guida del Consiglio di amministrazione tecnico del Gruppo. Peraltro nelle pieghe dell’intricata vicenda è spuntato anche un contenzioso aperto da alcuni soci di minoranza della famiglia nei confronti proprio del presidente Musaio, a cui viene contestato il conferimento delle aziende agricolo nel Gruppo con relativa richiesta economica a sei zeri.

Lavoratori stanchi e provati L’impressione è quindi che la questione sia particolarmente complessa, di certo comunque è drammatica per i lavoratori: «Io e mia moglie siamo dipendenti della Novelli – racconta Alfredo – quindi la nostra famiglia è legata alle sorti dell’azienda, ma non siamo gli unici. Gli ultimi anni sono stati terribili – aggiunge – può immaginare con un mutuo di 700 euro sulle spalle e due figli da crescere». I lavoratori a metà novembre hanno percepito 1.600 euro ciascuno, erogati dal Cda tecnico dopo il rimborso di un finanziamento europeo nell’ambito del Programma di sviluppo rurale (Psr), ma arretrata c’è ancora l’intera mensilità di ottobre e un residuo di 14esima dello scorso anno e crediti fiscali segnati in busta paga ma non versati: «Io sono di Terni e lavoro a Spoleto da venti anni – racconta Paolo – inizio ad avere difficoltà anche a fare benzina, noi qui di sacrifici negli anni ne abbiamo fatti tanti, viviamo ormai stabilmente nella precarietà e siamo stanchi e provati».

Sindacati: «Così si rischia il fallimento» E ora la vertenza Novelli si fa ancor più delicata: «Già lo scorso venerdì – scrivono le segreterie nazionali – abbiamo chiesto con nota scritta al prefetto di Terni e alle istituzioni competenti di monitorare questa fase per scongiurare il fallimento definitivo del Gruppo che potrebbe avvenire da qui a pochi giorni se non subentrerà un nuovo progetto industriale, nuova liquidità e nuovi investimenti». Da qui la decisione di «indire una serie di iniziative sindacali su tutti i territori in cui il Gruppo opera al fine di chiarire che il fallimento va scongiurato e che chi ha prodotto debiti mettendo a repentaglio centinaia di famiglie deve farsi da parte quanto prima, mettendo il gruppo nelle condizioni di rilanciarsi attraverso un nuovo progetto industriale». A Spoleto nel sito di pastorizzazione nel primo pomeriggio di mercoledì è stato organizzato un presidio, giovedì si replica a Terni e venerdì si vedrà.

Mise e Regioni: «Famiglia non ostacoli cessione» Poi dai sindacati arriva l’appello alle istituzioni invitate «a richiamare chi ha detenuto in questi anni le quote a un atteggiamento di responsabilità e pronta risoluzione della vicenda che tiene sulle spine centinaia di famiglie». La reazione del Mise e della Regione Umbria, oltreché del Lazio, arriva poco dopo: Esprimiamo grande preoccupazione per il futuro del Gruppo, importante realtà imprenditoriale dell’agroalimentare italiano proprietaria dei marchi Ovito (uova), Interpan, Pan Famiglia (pane) e Cantina Novelli (vino), presente in Umbria, Lazio e Lombardia con 500 addetti. La famiglia Novelli, proprietaria del capitale azionario, non presentandosi mercoledì all’appuntamento con il notaio per la cessione delle quote, sta mettendo a rischio in queste ore una importante operazione di cessione che garantirebbe il rilancio di tutte le linee di attività aziendale mettendo in sicurezza la salvaguardia dei posti di lavoro. Le istituzioni richiamano i soci Novelli alle loro responsabilità affinché non ostacolino la conclusione delle operazioni di cessione nel più breve tempo possibile».

Panfili: «Proprietà faccia passo indietro» Martedì sulla vicenda era già intervenuto il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, chiamando la famiglia fondatrice a un gesto di responsabilità. A fare eco nelle ultime ore è stata l’amministrazione comunale di Spoleto. Di fronte allo stabilimento il presidente del consiglio comunale, Giampiero Panfili, e il consigliere comunale Enrico Armadoro, dipendente tra l’altro della Novelli: «Ripeto quanto già detto venerdì al Mise – dice Panfili dopo alcuni contatti col sindaco Fabrizio Cardarelli – nessuno si può permettere di tenere sotto scacco 500 lavoratori soprattutto perché il ministero si è assunto la responsabilità della vendita, ritengono che sia arrivato il momento – ha concluso – che la proprietà faccia un passo indietro».

@chilodice

One reply on “Novelli, battuta d’arresto sulla vendita e i sindacati: «Così si rischia il fallimento»”

  1. Bisognerebbe sentire tutte le campane sulla vicenda, troppo facile dare addosso ai proprietari che fino a restaurazione del regime comunista dovrebbero poter disporre delle azioni come e quando vogliono.
    Inoltre mi pare chiaro che questa amministrazione straordinaria, che straordinaria non è, non ha ottenuto grandi risultati, aumentando il debito del 50% e riportando l’azienda di nuovo sull’orlo del fallimento.
    ….come dire…Ce credo che i Novelli non vogliono firmare=regalare l’azienda, saranno litigiosi ma mica so tutti scemi!!!
    Sindacati, ma voi in questi 4 anni dove stavate?
    Ma se non ce n’è uno che sa leggere un bilancio, ma come fate a contrattare le ristrutturazioni aziendali?
    Stessa fine della BPS….dateme retta
    tutto già scritto dall’inizio

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