Michele Medori (foto U24)

«Riduzione delle tasse, non aumentare l’Iva, modifiche al sistema pensionistico». E in più «il quadro macro economico in cui si muove l’Italia necessita della clausola europea di flessibilità che permette di derogare dal rispetto degli impegni economico-finanziari previsti dai parametri Ue». Ne è convinto il direttore di Confartigianato Imprese Terni Michele Medori, che in una nota fa il punto sui possibili scenari economici del territorio legati soprattutto alla legge di Stabilità su cui il governo sta lavorando.

Il futuro economico Per Medori il punto di partenza per analizzare le future dinamiche è proprio la legge ex Finanziaria. «La legge di Stabilità che il consiglio dei ministri dovrà licenziare entro settembre – spiega Medori – assume una valenza significativa non solo in termini finanziari, ma anche rispetto all’evoluzione delle strategie economiche dell’Unione Europea. La cornice prevista dal Governo è fondata principalmente su diversi fattori: una forte riduzione delle tasse per circa 45 miliardi di euro nel triennio 2016-2018, iniziando dai 5 miliardi che il Fisco incassa dalla Tasi e dall’Imu, che gravano sulla casa; sul disinnescare le clausole di salvaguardia per il rispetto dei vincoli europei per un valore di 16,2 miliardi di euro da trovare per non aumentare l’Iva al 24% e le accise; sulle modifiche al sistema pensionistico per favorire l’anticipo di uscita dal lavoro, stabilizzare i fondi per la decontribuzione in entrata nel mercato del lavoro».

Cresce il Pil Secondo Medori questi provvedimenti dovrebbero spingere il governo ad arrivare al raggiungimento di una crescita, per il 2016, superiore all’1% del Pil. «Questo quadro macro economico in cui si muove l’Italia necessita, per avere le risorse necessarie ai provvedimenti che saranno previsti nella legge di Stabilità, della clausola europea di flessibilità che permette di derogare dal rispetto degli impegni economico-finanziari previsti dai parametri Ue in caso di congiuntura negativa o di attuazione di riforme in essere».

Passaggio stretto Il tutto anche se l’Italia ha già beneficiato della stessa clausola nel 2015. «Per il 2016 il governo dovrebbe chiedere una correzione del rapporto deficit/Pil dello 0,7%, dal previsto 1,8% slittare al 2,5%, sempre sotto al 3%, limite posto per evitare la procedura per eccesso di deficit. Inoltre c’è il tema del debito pubblico che proprio nel 2016 dovrebbe scendere, secondo gli impegni italiani, dal 132,5% al 130,9% del Pil. Riuscire a convincere gli uffici di Bruxelles della validità della manovra 2016, con le deroghe, significa aprire una breccia a favore delle politiche di crescita e sviluppo nel Vecchio Continente».

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