Saracinesche abbassate, lucchetti a chiudere porte e messaggi di svendita per prossima chiusura. Terni assiste ormai sempre più spesso a scene di questo genere, quando solo da poco è stata integrata la stesura del piano del commercio. I numeri delle attività cessate nei centri storici delle due città capoluogo dell’Umbria sono tutt’altro che trascurabili e gli auìiuti che la regione ha annunciato non sono però troppo apprezzati a quanto pare:
«Pioggia di spiccioli sui negozianti dell’Umbria. Seicentomila euro circa da distribuire, non si sa ancora in quale modo e con quale criterio a favore del commercio umbro. Si parla dei negozi storici dei centri cittadini, soprattutto del settore calzature, abbigliamento e articoli in pelle particolarmente colpiti dalla pandemia e dalla crisi in corso. Mi astengo dal dare un giudizio di merito in attesa di vedere quali siano appunto le modalità e i criteri di erogazione, ma l’aver già individuato solo tra gli appartenenti a tre settori merceologici le vittime della crisi e tra questi peraltro solo i negozianti storici dei centri storici sembra
solo propaganda. Dall’assessore Michele Fioroni, che nel proprio sito web si autodichiara, ‘raffinato pensatore di management e uno dei massimi esperti italiani di branding, mi sarei aspettata una politica per il commercio regionale un pochino più articolata, strutturata e lungimirante. E se proprio deve essere un aiutino ai commercianti, che almeno sia per tutti, senza distinzioni, un sostegno una tantum, ancorché minimo, per pagare almeno una o due bollette. Auspichiamo che non si tratti di rimborsi a fondo perduto a fronte di un investimento, perché altrimenti sarebbero solo i più forti e strutturati a poterne usufruire». A parlare è Ioan Cosmina, responsabile Commercio per il circolo Pd Ferriera di Terni.
La chiusura di Benetton e Stefanel «Un altro importante marchio lascia il centro storico di Terni – prosegue la Dem – ma non prendiamocela con l’assessore se, nel frattempo che pensava a come organizzare il commercio cittadino nel prossimo futuro tramite il Documento unico di programmazione, in questi 5 anni abbiamo perso decine e decine di attività commerciali e molti più posti di lavoro. Se non possiamo dargli alcun merito per la sua assenza politica non possiamo neanche accusarlo di spingere i negozi lontano dal centro. D’altronde la Giunta Latini nulla o quasi ha fatto per il commercio, il decoro urbano e la sicurezza. La scusa la conosciamo già. La Giunta Latini ha iniziato a governare un Comune commissariato con i bilanci in rosso. Ma se l’unica politica per il commercio è stata quella di organizzare eventi e distribuirli per benino nell’arco dell’anno, possiamo ritenerci soddisfatti che almeno sia stato riconosciuto il ruolo fondamentale del negozio di vicinato nel tessuto cittadino, da un punto di vista economico, di cura del decoro urbano e di
maggiore sicurezza per le vie. Peccato che questo elementare principio noi commercianti lo ripetiamo come un mantra da sempre ed è stato, per esempio, il vero motivo per cui nel 2017 in via Roma è stata creata l’Associazione dei commercianti, così come per altri comitati di via, proprio per cercare di difendere il ruolo del negozio di vicinato. Da sempre ripetiamo che la vera urgenza è non far spegnere le vetrine perché altrimenti muore la città».