di M. Alessia Manti
I baffi li aveva tagliati ma sono già ricresciuti. E aveva tolto anche gli occhiali. Rieccoli. Un rapido cambio di look per un musicista in rapida ascesa. Dario Brunori in arte Brunori Sas è senza alcun dubbio uno dei maggiori esponenti della nuova scena cantautorale italiana. Un artista con l’occhio furbo e quell’aria da cugino simpatico di cui si sentirà parlare ancora per molto. E’ nata una star? Parrebbe quanto mai emblematica la domanda che è anche il titolo del film di Lucio Pellegrini -con Luciana Littizzetto e Rocco Papaleo- per cui Brunori ha composto la colonna sonora.
Cambiamento senza strappi «Mentre Ivano Fossati lascia il palco e Lucio Dalla lascia la terra assistiamo ad una fase di cambiamento che avviene senza strappi generazionali, c’è una nuova leva cantautorale di cui Brunori fa parte e di cui il pubblico de “Gli Incantevoli” è testimone». Parola di Gianluca Liberali, direttore artistico della rassegna che introduce con queste parole il concerto del musicista cosentino in un teatro Pavone gremito di gente e generoso di applausi, anche per il gruppo spalla, i Kyle, calabresi anche loro. Un progetto di Michele Alessi (già Captain Quentin), pop folk dalle ballate calde, chitarre pizzicate e sapore americano.
Ironia mordace Con un’ironia mordace made in Calabria -la buona Calabria, che c’è, esiste!- ha saputo rapire nel giro di tre dischi (Vol.1, Vol.2 – Poveri Cristi e E’ nata una star?) i palati più fini. Lontano dallo snobismo che contraddistingue a volte chi racconta le emozioni in musica ha preferito fin da subito parlare di provincia, cantando prima dei Supersantos, dell’estate con i falò e le chitarre (quale meridionale non si è riconosciuto in Guardia ’82?), dei Mondiali di Pertini e Bearzot, degli amori adolescenziali; poi di poveri cristi, uomini che fanno i conti con se stessi e con le difficoltà ai tempi di una crisi economica ed emotiva, che abbandonano il paesello per far fortuna «in alt’Italia», come fece il mai abbastanza compianto Rino Gaetano in epoca diversa. Con semplicità melodica e raffinatezza insieme.
Entusiasmo e affetto Le luci sul palco scandiscono i tempi dello spettacolo e le melodie. Il pubblico in sala partecipa a gran voce, anche agli immancabili siparietti improvvisati, come se si volesse gridare al mondo intero quell’umana condizione di precariato che oggi più che mai accomuna e fa sentire vicine molte persone. C’è entusiasmo e affetto, sembra quasi che Brunori a Perugia si senta a casa. C’è l’orgoglio di chi nobilita con l’arte le difficoltà e gioisce delle piccole cose quotidiane. Ringrazia spesso e si percepisce la sincerità nel farlo. In un clima goliardico una preziosa cover di Dalla, «E non andare più via», ci accarezza di malinconia, ad occhi chiusi. Brunori, con i baffi o senza, non importa.