di Marta Rosati

L’arte come ragione di vita, ossigeno, ricordi d’infanzia, il tuffo dentro emozioni uniche, l’intimo brivido dell’interpretazione con un bagaglio di educazione all’immagine che sin da bambina ha segnato la sua esistenza. A tracciare il suo percorso, pilastri, fari, guide, buoni consiglieri: uomini e donne; familiari, professori, galleristi. Tutti, a vario tittolo, hanno contribuito a formare la Chiara Ronchini di oggi, the woman of the Caos.

Centro arti opificio Siri di Terni Caos, proprio così si chiama il polo museale di Terni, il centro culturale per eccellenza. Non è altro che l’acronimo di Centro arti opificio Siri, una denominazione che non esprime certo la solennità di certi musei permanenti, talvolta anche noiosi e poco stimolanti; e se c’è una cosa della quale Ronchini è certa, è che quel nome non andrebbe mai cambiato: «È la sintesi migliore di una dinamicità positiva, esprime la forza dirompente dell’arte. È perfetto. E poi io, nel caos, mi ritrovo benissimo».

Caos La cittadella della cultura, nella città dell’acciaio, dell’acqua e dell’amore, è sorta sullo spazio un tempo dedicato alla produzione di ammoniaca, oggi è una fabbrica di idee, gestita dalla cooperativa bolognese Le Macchine Celibi; ma Chiara è un punto di riferimento di quel centro già da 14 anni. A Terni, dopo aver respirato città del mondo cariche di arte, l’ha convinta a restare la proposta della passata gestione del Caos, Indisciplinarte. E sulla base di una voce quasi di coscienza, quella di un gallerista londinese incontrato attorno ai 29 anni, Max Wigram, oggi Chiara sa di aver seminato cultura dell’arte in una città da questo punto di vista quasi del tutto incolta, proprio come le era stato suggerito di fare.

Una vita per l’arte Chiara, sulla scorta anche di esperienze familiari, è arrivata al punto di aprire una galleria tutta sua. Un posto di nicchia sì, per appassionati e collezionisti facoltosi, ma non a caso lei è perlopiù fiera di tutto il resto. L’attività in via Braccini infatti ultimamente procede senza troppo impegno. Le energie della 43enne sono concentrate sul Caos e sui murales. Dal sub di Lungonera, al cuore pulsante di piazza della Pace, passando per altre numerose opere urbane nate per larga parte dall’intuizione di Alessio Crisantemi con Gemellarte, tanti angoli della città di Terni parlano ‘a colori’; tutti progetti che portano firma di Chiara Ronchini.

La famiglia Ronchini Mai stata brava a disegnare, tantomeno a dipingere, è cresciuta assieme al suo bisogno di stare con gli artisti: «A 10 anni nonna Lina mi portò alla mostra di Andy Warhol a Palazzo Grassi, a Venezia. Lì ho deciso che avrei fatto parte di quel mondo e che mai lo avrei lasciato. Straordinaria poi l’influenza di zio Adriano; collezionista, mecenate, talent scout e gallerista, è stato una delle figure più importanti della mia vita, insieme alla sua casa e la galleria aperta a Terni, insieme a mio padre negli anni ’90. La casa di zio Adriano era come un museo; nonno Eutimio addriittura apriva casa sua agli artisti per vere e proprie residenze pittoriche. Mio Padre ha contribuito al mio temperamento irrazionale spingendomi sempre a vivere dalla parte meno scontata della vita cercando di trovare risposte nell’arte, nei film nella musica. A zio Lorenzo devo invece preziosi consigli e supporto, lui ha una galleria a Londra».

La formazione scolastica «Ma come dimenticare inoltre prof Viscione, ex preside dell’Istituto d’arte (al quale mi iscrissi dopo tre anni di Liceo Classico, in cui faticavo a trovare la mia dimensione). Mi disse che avevo fatto bene a cambiare scuola perché l’arte era la mia strada; come prof Antinori che, nonostante non disegnassi bene, mi ha sempre detto che quella era la via giusta per me, fu lui ad appassionarmi a studiare l’arte».

I tempi dell’Università Che svolta poi quel circolo Arci ‘Sesto senso’ a Bologna, dove studiavo al Dams, piccolo grande centro culturale che, neppure ventenne, mi vide responsabile di galleria: «Ero la tuttofare delle mostre, lì ho costruito davvero la mia professione da curatrice e quello che mi ha sempre accompagnato e stimolato è stata la voglia di trasmettere agli altri il mio emozionarmi. Oggi però so che non basta un’unica contaminazione e se c’è un tempo per essere educati all’arte è senza dubbio l’infanzia. Quelle immagini forti con le quali ho preso confidenza da bambina sono impresse nitidamente nella mia memoria e hanno segnato l’intera mia esistenza».

Chiara Ronchini Da viale Campofregoso, il messaggio è chiaro: «Famiglie ternane, venite al Caos coi vostri bambini e troverete sempre qualcosa di cui innamorarvi. Io lo sono tanto di Caravaggio quanto di Martin Creed. Di quest’ultimo, che per me racchiude l’essenza dell’arte, a scuola purtroppo non se ne parla. Eppure l’arte, dopo Burri, per fortuna, non si è fermata». E di sicuro non si ferma il Caos che anzi registra presenze sempre crescenti e offre intrattenimento e cultura per tutte le età. Aperta ad esempio ai bambini l’iniziativa del 28 aprile, nell’ambito dell’esposizione ‘Le ragazze del Bauhaus’.

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