di Francesca Marruco
«Ogni pagina di questo processo dimostra l’assenza di qualsiasi rapporto che non sia di amicizia. Non c’è nessuna condivisione di un programma criminoso teso ad attentare a qualcosa, con l’aggravante di terrorismo». A parlare, ai giudici della Corte d’Assise del tribunale di Perugia presieduta dal giudice Luca Semeraro, è l’avvocato Caterina Calia che insieme alla collega Maria Luisa D’Addabbo ha chiesto l’assoluzione per i loro assistiti nell’ambito del processo ai giovani anarchici che, secondo l’accusa, avrebbero voluto mettere dei ganci sulla linea ferroviaria Orte – Ancona.
Dove sono i ganci? In aula i due imputati principali, Alessandro Settepani e Sergio Maria Stefani. Tra il pubblico molti amici, venuti ad ascoltare gli interventi delle difese. L’avvocato D’Addabbo, che assiste Settepani, ha messo in dubbio la stessa esistenza dei ganci. Quei ganci che invece sarebbero stati trovati nell’auto in cui viaggiavano Stefani e Settepani, lungo la ferrovia nei pressi di Orte. «Durante tutto il processo – ha detto l’avvocato – abbiamo sentito dei riferimenti a dei ganci che erano nell’auto. Noi come difesa non li abbiamo mai potuti vedere, toccare, e neanche voi. Fin da subito abbiamo sollevato la questione che non vennero sequestrati. E comunque questi ganci non sono mai stati restituiti, c’è un verbale di restituzione ma non sono mai stati dati indietro. E adesso, non c’è modo per poter verificare, al di là di ogni ragionevole dubbio, cosa cera in machina».
Non c’è il 432 «Il pm – ha detto ancora la D’Addabbo – ha fatto richiesta di condanna anche per l’articolo 432 del codice penale,( attentato a sicurezza trasporti, ndr). In realtà che succede ad Orte? Niente. Perché il controllo, dando per buono quello che dice il pm, ha bloccato quello che stavano per fare. Posto che il controllo è avvenuto prima che i due iniziassero a mettere ganci, tutto quello che è accaduto fino a quel momento può essere sufficiente per integrare il reato 432? Questo reato viene punito anche se non si è compiuto, ma devono esserci degli elementi fattuali, dice la Cassazione, per condannare qualcuno».
Non ci sarebbe stato alcun pericolo E per il legale, questi elementi non ci sono. Ma l’avvocato ipotizza anche altri scenari: «Che effetto potrebbero avere avuto comunque questi ganci se fossero stati messi sulla linea ferroviaria? Avrebbero potuto interrompere la corrente elettrica e avrebbero potuto creare dei rallentamenti. In questo processo è stato usato il termine ‘attentato’ con un uso eccessivo e improprio di questa parola. Perché questa condotta, anche se fosse stata portata a termine, non avrebbero mai potuto mettere in pericolo la sicurezza dei viaggiatori». Secondo la difesa, l’azione di Stefani e Settepani manca di univocità. «Non era ancora iniziata l’azione volta a collocare i ganci di ferro sulla linea elettrica e la non punibilità degli atti preparatori è una colonna della nostra costituzione».
Nessun vincolo E’ invece l’avvocato Caterina Calia ad argomentare che per loro non esiste neanche alcuna associazione a delinquere finalizzata al terrorismo, come invece sostenuto dal sostituto procuratore Manuela Comodi che ha spedito Stefani e Settpani in carcere in due diverse operazioni( Shadow e Ardire): «Non c’è niente che ci fa pensare che volessero fare un attentato alla linea ferroviaria. C’ e solo un volantino e i precedenti giurisprudenziali non ci dicono che la Fai è un’associazione. Non si può arrivare ad un’affermazione di sussistenza in sé dell’associazione. Ci devono essere degli elementi. Se troviamo un covo se ne può parlare, ma finché si tratta di uno scritto. Tra gli imputati non c’è vincolo alcuno e non c’è un documento attribuito a questa entità».
Nessuna associazione «La realtà associativa di cui parla il pm – ha detto ancora Calia – è inesistente e il capo d’imputazione fumoso. il manifesto kno3 è solo un volantone e non un programma associativo. Io l’ho letto e si richiamano idee anarchiche anche dell’800, ma siamo solo nel campo delle idee, molto lontani invece dal programma di un’associazione o dall’accusa di istigazione. Istigazione a fare che? Quali delitti ? In questo processo siamo fuori sia dall’articolo 270 che dal 302, perché il dibattito tra gli imputati è solo di tipo teorico. Certamente una critica aspra, ma che ognuno ha condiviso per se stesso, non certo come associazione. Siamo lontani anche dal ragionevole dubbio perché basta il buon senso. E’ vero sono anarchici, ma non esiste nessuna associazione». La sentenza, dopo le repliche delle parti, arriverà martedì.